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Lo strano caso dell'acquisto della c.d. collezione di Pericle Perali

di Lucio Riccetti, presidente della sezione orvietana di Italia Nostra "Nel caso specifico pesano non poco le due relazioni dell'esperto, la scelta dell'assessore di allontanarsi nel momento della discussione circa l'acquisto, la costrizione dell'approssimarsi della scadenza del finanziamento. Tutti elementi che hanno poco a che fare con la necessaria avvedutezza quando si maneggiano denari pubblici"

Lo strano caso dell'acquisto della c.d. collezione di Pericle Perali

Era intenzione della scrivente Associazione non entrare troppo in profondità nel merito del recente acquisto da parte del Comune di Orvieto di una collezione di ceramiche degli Anni Venti, limitandosi a segnalare perplessità circa l'iter seguito. Le precisazioni dell'assessore Marino, pubblicate su www.orvietonews.it il 27 dicembre 2011, rendono necessario quell'approfondimento, basato sulla lettura degli atti ufficiali conservati in Comune, sorvolato in prima battuta.

Il previdente assessore allo Sviluppo economico Pier Paolo Vincenzi il 17 dicembre 2008, chiedeva alla Regione Umbria per l'anno 2009, forte della legge regionale N. 5/1990, un finanziamento di 39.000 euro da destinare al "programma di attività del Comune di Orvieto relativamente all'artigianato artistico per l'anno 2009", che prevedeva "l'acquisto di ceramiche realizzate negli anni '20 del XX secolo e di ceramiche realizzate da produttori contemporanei, che verranno utilizzate dal centro di documentazione, ricerca e sperimentazione della ceramica di Orvieto". Centro, allora, come oggi, inesistente.

Circa un anno dopo, il 26 novembre 2010, Paolo Maria Sponzilli, "figlio di Giuseppe e Giuseppina Perali, nipote di Pericle Perali", con lettera autografa scritta da Bolsena, certificava che "le ceramiche Vascellari in possesso di Fabrizio Fioravanti, delegato da me a venderle, sono di mia proprietà e provengono dalla collezione privata di mio nonno Pericle Perali". Per "ceramiche Vascellari" si dovrà intendere opere prodotte dalla fabbrica dell'"Arte dei Vascellari di Orvieto", nota manifattura attiva nei primi Anni Venti messa in piedi dallo stesso Pericle Perali. La Regione, nemmeno un mese dopo (22 dicembre 2010), metteva a disposizione la somma di 18.100 euro, forse adottando la formula non scritta Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione del "chiedi il doppio per avere la metà". Il finanziamento sarebbe rimasto nel cassetto per circa due anni fino a quando, il 23 agosto 2011, Fabrizio Fioravanti propone al comune di Orvieto (sindaco e assessore del settore attività produttive e promozione economica e turistica) l'acquisto di quella che indica essere la collezione privata del Perali. Per 18.000 euro, Fioravanti avrebbe ceduto al comune di Orvieto, come egli stesso scrive, "oltre 70 oggetti in ceramica dipinta sotto vetrina e alcuni pezzi in maiolica, fino a oggi inediti e provenienti dalla casa romana del Perali stesso" (particolare questo, da tenere a mente) e 24 documenti vari e oggetti personali appartenuti allo studioso orvietano.

La messa a disposizione di tale inaspettata raccolta è un fatto di una certa importanza. Da tempo, ormai, le collezioni del Perali sono state smembrate e vendute o donate. La biblioteca e ciò che restava delle collezioni di ceramiche degli Anni Venti e di quelle medievali, dopo la donazione fatta dallo stesso Pericle Perali al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, sono state disperse sul mercato antiquario fra il 1985 e il 2000 circa. L' archivio è stato donato dalla figlia Giuseppina all'Archivio di Stato di Orvieto nel 1988, tranne la raccolta di lastre fotografiche, donata all'ISAO negli stessi anni, che giace in misere condizioni in un magazzino dell'Istituto. Il ritrovamento di pezzi inediti - 73 per la precisione - è, quindi, un'insperata fortuna, ma il Comune non sembra dare molta attenzione alla proposta. Tutto, però, è destinato a cambiare con l'avvicinarsi della scadenza del contributo (ottobre 2011) e il paventato pericolo di una possibile restituzione dello stesso all'Ente erogante. Soltanto allora il Comune si sveglia e, su legittima richiesta dell'assessore Marino, nel frattempo messo a conoscenza della proposta di vendita (settembre 2011), inizia a chiedere pareri a degli esperti, individuati nell'antiquario Carlo Bianchini e nell'architetto Alberto Satolli. Per inciso, della richiesta dell'assessore Marino e delle modalità circa la scelta degli esperti non c'è traccia nella documentazione comunale, almeno in quella fornita ad Italia Nostra Onlus, sez. di Orvieto su richiesta di accesso agli atti del 9 novembre 2011.

Comunque sia, gli esperti, ognuno per le proprie competenze, rispondono nello stesso giorno 22 settembre 2011. Il primo, dopo aver esaminato le ceramiche e i documenti, ritiene congruo il prezzo, "tenendo conto anche delle diverse misure e forme delle ceramiche e dell'interesse dei documenti", scrive testualmente su carta intestata "Carlo e Cesare Bianchini antiquari". Più complesso il parere del secondo esperto, anche perché, fatto del tutto inusuale, ne rilascia due, a due settimane di distanza l'uno dall'altro. Il primo, come detto, il 22 settembre 2011, e il secondo, adducendo una "richiesta di ulteriori precisazioni", non agli atti, il 5 ottobre 2011, "secondo le ultime informazioni raccolte". In realtà, da un confronto fra le due lettere, su carta intestata "alberto satolli architetto", si evince che nella seconda, l'esperto rivede e corregge quanto affermato nella prima. La lettura è illuminante, quindi, la cosa più semplice è trascrivere la seconda relazione, datata 5 ottobre 2011, integrandola con le parti presenti nella prima relazione del 22 settembre 2011 in seguito soppresse o corrette. Per evitare confusione, le integrazioni sono state messe fra parentesi quadre e scritte in grassetto. La lettera dell'arch. Satolli:

Orvieto, 05.10.2011

Al Sindaco del Comune di Orvieto

e, p.c. all'Assessore alla Cultura, ecc

Alla richiesta di ulteriori precisazioni, invio di nuovo la lettera già spedita in data 22.09.2011 secondo le ultime informazioni raccolte.

Ho avuto occasione, per me rara, di essere informato per primo della vendita di ceramiche e documenti provenienti dalla casa di Pericle Perali ed ho seguito con apprensione l'iter relativo delle trattative, che ho cercato di orientare - secondo coscienza - in modo che i materiali non fossero dispersi tra antiquari e collezionisti, ma rimanessero indivisi possibilmente presso un ente pubblico.

Devo aggiungere che su questa scelta di principio mi sono trovato fortunatamente in perfetta sintonia con Fabrizio Fioravanti, che aveva la delega per vendere tutti i materiali, rilasciatagli dal proprietario Paolo Sponzilli, nipote di Pericle Perali.

Di Fabrizio conosco bene anche il padre, l'Ing. Alessandro Fioravanti, noto archeologo subacqueo studioso della Bolsena sub-lacustre, il quale più volte mi ha mostrato libri e studi che Pericle Perali gli aveva regalato quand'era in vita e si frequentavano.

Ho visionato con attenzione, oltre che con interesse da studioso, sia le ceramiche che i documenti e non ho mai avuto dubbi sulla loro provenienza e sulla loro autenticità.

Essendo giunta l'offerta per l'acquisto al Comune di Orvieto ed essendomi stata richiesta una dichiarazione in merito anche come Direttore del "Centro di Documentazione, Ricerca e Sperimentazione della Ceramica di Orvieto", ho approfondito la storia della 'Collezione Perali' raggiungendo per e mail il nipote che conobbi a suo tempo, che da molti anni vive in India e viene in Italia solo saltuariamente.

Dalla sua testimonianza posso riferire che [tutti i materiali di Pericle Perali, ceramiche e documenti, sono rimasti sempre nella sua casa orvietana in via Ippolito Scalza;] una parte delle ceramiche fu venduta dalla figlia [Giovanna]Giuseppina nell'anno 2000 circa ad antiquari e collezionisti e la parte rimanente, [quella in questione, fu depositata,] insieme agli ultimi documenti rimasti [, in un magazzino a Bolsena quando la casa fu venduta qualche anno dopo] è quella di cui si propone la vendita.

Quanto all'autenticità delle ceramiche, anche indipendentemente dalla loro permanenza presso [in casa] Perali ed i suoi eredi, che sono [è] già una garanzia, avendole analizzate una per una posso dichiarare, in base alla mia esperienza di studioso della ceramica orvietana degli Anni Venti, che provengono tutte dalla fabbrica dell'"Arte dei Vascellari di Orvieto".

In fede

Alberto Satolli

La comparazione fra i due expertise permette qualche considerazione; a) scontata la prima, che l'esperto ha cercato di orientare la vendita verso un Ente pubblico; senz'altro, tale orientamento è motivato da indubbio senso civico ma, a quanto si apprende dalle due lettere, l'esperto, l'arch. Satolli, oltre che ideatore, progettista, consulente, promotore, è anche il Direttore del fantomatico "Centro di Documentazione, Ricerca e Sperimentazione della Ceramica di Orvieto", lo stesso luogo dove sarebbero state collocate le ceramiche, se acquistate dal Comune di Orvieto. b) Dalle due lettere è evidente che l'esperto non era a conoscenza della provenienza della collezione, che colloca nel posto sbagliato, la casa orvietana del Perali, e non in quella romana, come specificato nella proposta di vendita, c) che ha anche qualche problema con i nomi degli stessi familiari dello studioso: chiama, infatti, la figlia Giovanna quando in realtà si chiamava Giuseppina, come indicato sia nella lettera di Sponzilli, sia in quella di Fioravanti; d) che, più in generale, al momento della stesura della prima lettera, il 22 settembre 2011, non disponeva di tutte le informazioni necessarie, visto che, circa due settimane dopo, scrive una nuova lettera "secondo le ultime informazioni raccolte". Se ne deduce che l'arch. Satolli, probabilmente ha visionato, "con attenzione", come scrive, le ceramiche soltanto quando erano state depositiate in un magazzino di Bolsena e non nella loro sede storica e che, quindi, la loro provenienza dalla casa del Perali è attestata, almeno negli atti del Comune, soltanto nella proposta di vendita, perché lo stesso nipote, Paolo Sponzilli, si limita a certificare che provengono dalla "collezione privata" del nonno.

La Giunta Comunale, come scrive l'assessore Marino, ha almeno formalmente preso atto della documentazione, presentata dallo stesso assessore ai suoi colleghi, ma non sembra dare troppa importanza ai contenuti discordanti delle due lettere dell'arch. Satolli e, con "atto d'indirizzo politico" N.241 del 24 ottobre 2011, formula parere favorevole all'acquisto. Lo fa, in assenza dell'assessore Marino, titolare dell'Ufficio proponente, giacché anche assessore al Turismo, che, pur noto esperto in materia, si assenta durante la discussione e lo fa annotare sullo stesso "atto d'indirizzo"; Si assenta come egli stesso scrive, per evitare possibili, non chiare, accuse di conflitti d'interesse. Con l'urgenza di dover spendere la somma erogata dalla Regione, il Comune procede comunque all'acquisto; il 25 ottobre, comunica al Fioravanti l'esito positivo e il 2 novembre si liquidano i 18.000 euro.

E i 100 euro rimasti? Nessun problema; gli atti devono essere formalmente corretti quindi si acquista un piatto dalla ceramista Anna Spallaccia: 97 euro più IVA. In fin dei conti, l'assessore Vincenzi nella richiesta di finanziamento del 2008 lo aveva specificato; la somma sarebbe stata destinata anche all'acquisto di "ceramiche realizzate da produttori contemporanei".

Da tutto ciò, le non poche perplessità, cui si accennava nel precedente comunicato, sulla giustezza dell'intera operazione. Da tutto ciò, la conclusione che probabilmente sarebbe stato meglio non acquistare la c.d. collezione Perali o meglio, procrastinare l'acquisto dopo una presa visione e un'analisi più particolareggiate della stessa e della documentazione prodotta.

Come già scritto, l'acquisto di raccolte, storicamente importanti più per essere appartenute a personaggi famosi o studiosi, piuttosto che per il loro valore intrinseco, è sempre un'operazione delicata che dovrebbe essere fatta con estrema cautela, specialmente quando gli oggetti acquistati sono destinati ad un museo inesistente. Nel caso specifico pesano non poco le due relazioni dell'esperto, la scelta dell'assessore di allontanarsi nel momento della discussione circa l'acquisto, la costrizione dell'approssimarsi della scadenza del finanziamento. Tutti elementi che hanno poco a che fare con la necessaria avvedutezza quando si maneggiano denari pubblici.

Il presidente

(Lucio Riccetti)

Pubblicato il: 29/12/2011

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