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'Orvieto Libera' cerca la 'verifica', Rosmini si dimette, Còncina va avanti. Ma verso dove?

Ping pong #15 ..."provo una serissima difficoltà a capire il senso delle posizioni dell'associazione Orvieto Libera proprio per come le presenta il suo presidente Angelo Ranchino. Mi spiego...". "L'amministrazione Concina è sottoposta a un fuoco incrociato di critiche da parte dell'opposizione che sta in consiglio e da parte di quella che sta fuori."

foto di copertina

"Alla luce di una relativa stabilità finanziaria, e nella necessità di connotare il periodo residuo della consiliatura con l'attuazione rapida ed efficace del suo programma, Orvieto Libera intende operare una doverosa verifica, richiedendo l'inserimento nelle linee programmatiche in corso di definitiva elaborazione da parte del Sindaco di alcuni punti ritenuti essenziali, con le correlative strette tempistiche di esecuzione, ai quali subordinare la permanenza dell'Associazione nella coalizione di maggioranza". (Da una nota di Angelo Ranchino su OrvietoSi del 17.12.2011) 

 

Scrivo a ridosso del Natale e, mentre colgo l'occasione per augurare al nostro Direttore e ai nostri lettori (sempre 25?) i migliori auguri di buone feste, assicuro tutti, a partire ovviamente da Pier Luigi (anche se credo che non ve ne sarebbe necessità), che mi dispongo a commentare la frase di questa settimana con animo particolarmente aperto e disponibile alla comprensione. E' in questa condizione però che provo una serissima difficoltà a capire il senso delle posizioni dell'associazione Orvieto Libera proprio per come le presenta il suo presidente Angelo Ranchino. Mi spiego.

Se si considera la nota di Ranchino nella sua interezza, mi sembra che egli proponga la seguente sequenza concettuale: Massimo Rosmini non poteva non dare le dimissioni per "l'impossibilità più volte riscontrata di svolgere la propria attività nel perseguimento delle finalità e del programma" di Orvieto Libera; è ben vero che per questo l'Associazione "soffre più di altri la frustrazione di non vedere attuati con la dovuta determinazione gli obiettivi di rinnovamento e di cambiamento", ma, nonostante ciò, "Orvieto Libera intende operare una doverosa verifica, richiedendo l'inserimento nelle linee programmatiche in corso di definitiva elaborazione da parte del Sindaco di alcuni punti ritenuti essenziali"; ne vale la pena in quanto, essendoci oggi "una relativa stabilità finanziaria", si deve "connotare il periodo residuo della consiliatura con l'attuazione rapida ed efficace del suo programma"; dalla verifica naturalmente dipenderà "la permanenza dell'Associazione nella coalizione di maggioranza".

Si rimane innanzitutto spiazzati, non tanto per quel, direi sorprendente, riferimento ad "una relativa stabilità finanziaria", quanto per il linguaggio, che ha quell'antico sapore di doroteismo che si pensava ormai custodito gelosamente solo negli archivi della politica democristiana e destinato a restare lì. Per carità, niente di male, ma da un'associazione che si era proposta di cambiare alla radice finalità, contenuti e metodi della politica, sinceramente ci si sarebbe aspettati ben altro processo mentale e ben diverso stile comunicativo. Un aspetto interessante per questo verso comunque c'è: lo stile tradisce il carattere intrinsecamente contraddittorio del contenuto politico. Infatti, se da una parte si ammette candidamente che fino ad oggi (si badi, non si tratta di due mesi, ma di due anni e mezzo) non vi è stato rinnovamento e cambiamento, dall'altra si dice di voler fare una verifica per inserire "alcuni punti essenziali nelle linee programmatiche in corso di definitiva elaborazione da parte del Sindaco".

A questo punto però più che spiazzati si è stupiti: ma come, il Sindaco dopo due anni e mezzo sta ancora elaborando le linee programmatiche, c'è un evidente tradimento di ciò che aveva determinato la nascita di Orvieto Libera, e l'unica conseguenza che se ne trae è una richiesta di verifica dalla quale far derivare una scelta drastica del tipo o snì o snà? No, non è credibile, non si può evitare di pensare che in realtà si tratta di un malcelato tentativo di alzare il prezzo di un sostegno pensato tuttavia come inevitabile. In fondo, questa è la netta sensazione, si tratta di un'altra mossa nella ormai lunga strategia della pura sopravvivenza. Appunto, che cosa c'è di più doroteo di questo? E però che peccato veder sprecate così energie preziose! Che peccato constatare che chi si presenta come rinnovatore si accontenta solo di aver sostituito chi c'era prima accettandone nel contempo e nella sostanza mentalità e metodi!

Un gran peccato davvero, anche perché la drammatica condizione che già viviamo e che si sta aggravando di settimana in settimana richiederebbe un grande coraggio per determinare un salto di qualità nel dibattito politico e nell'azione amministrativa, per essere capaci di compattare la società e indirizzarla, sulla base di un ritrovato slancio ideale, ad un consapevole sforzo collettivo di risanamento finanziario, riorganizzazione funzionale, rilancio economico, ammodernamento infrastrutturale, riposizionamento istituzionale. Una svolta decisa e forte insomma, con un'idea di governo, un progetto, una visione.

Bisogna riconoscere che quella che è stata bollata come vecchia politica almeno uno spazio per conquistare ed affermare una visione di questo tipo lo consentiva. Chi era disposto a lottare per essa certo rischiava, poteva essere sconfitto (ce n'è qualche esempio, non è vero?), ma non rinunciava mai a priori quando riteneva buona un'idea e utile alla città la sua traduzione in pratica. Oggi non si vede nulla di tutto ciò, anzi, si vede il contrario, con il suo pesante fardello di fallimenti, che tra poco pareggeranno e supereranno quelli rimproverati agli avversari. Dispiace davvero vedere anche gli amici di Orvieto Libera imbrigliati negli stanchi e logori giochi della vecchia politica. Ma vi rendete conto?, parlate di verifica per vedere se continuare o no a stare in maggioranza. Tutto qui? Quanto vogliamo scommettere che il Sindaco accetterà sia la verifica che le richieste (ad oggi credo ignote ai più, comunque di sicuro a noi) di Orvieto Libera?

Vecchia e nuova politica, termini logori: il vecchio che diventa nuovo e il nuovo che diventa vecchio. Meglio andare al sodo e parlare di contenuti reali e di metodi vissuti e praticati, non vi pare? Meglio dimostrare con i fatti se si hanno idee e quali, e volontà di fare, di fare per chi e di fare come. Perché il problema vero è generale ed è stringente: è semplicemente come uscire dal tunnel. Ci si pronunci su questo, e basta menare il can per l'aia. E non consoli nessuno il fatto che non ci sono soluzioni pronte diverse dall'esistente, perché questo non autorizza ad accontentarsi di un esistente che consente solo il gioco della mosca cieca. Perciò, certo con il pessimismo dell'intelligenza, ma anche con l'ottimismo della volontà, voglio esprimere la speranza (non solo natalizia) che la consapevolezza dei doveri civici superi rapidamente ogni interesse particolare e voglio perciò essere fiducioso almeno fino al nuovo anno nell'avvento di tempi migliori. La palla a Pier Luigi.

Franco Raimondo Barbabella

Nei prossimi giorni sapremo se sarà stato stipulato il contratto di vendita della farmacia e  sarà stato quindi scongiurato lo sforamento del patto di stabilità, che comporterebbe un danno per il comune di oltre 600.000 euro. Sapremo anche se la maggioranza consiliare terrà, avviandosi all'approvazione delle linee programmatiche del sindaco per la seconda metà della consiliatura. Magari con qualche paragrafo imposto dai consiglieri Ranchino e Tonelli, come è naturale in una maggioranza composita. L'amministrazione Concina è sottoposta a un fuoco incrociato di critiche da parte dell'opposizione che sta in consiglio e da parte di quella che sta fuori. Molto meno strepito da parte degli organi pubblici preposti a tenere d'occhio l'amministrazione comunale. La corte dei conti fa qualche predicozzo, ma, tutto sommato, si rende conto che l'amministrazione cerca di fare il possibile. Il prefetto tace. Secondo me fa gli scongiuri perché non gli tocchi mandare un commissario prefettizio a Orvieto. Lo troverebbe un burocrate disposto a rischiare il sistema nervoso?

Così l'amministrazione Concina, piaccia o non piaccia, sembra destinata a durare. Certo, sarebbe meglio se dal fuoco incrociato arrivasse qualche proiettile utile, qualcosa di meglio della bagarre sullo spostamento della vera di un pozzo cinquecentesco che qualcuno dell'amministrazione voleva spostare da un posto che non è il suo a un altro che non sarebbe stato il suo.

In questa fase, mi sembra invece utile commentare le dimissioni del vicesindaco Rosmini che, dato il calibro del personaggio e il suo riferimento al movimento Orvieto Libera, mi sembrano un fatto molto pesante.

Tutto deriva da una differenza di vedute tra Rosmini e Ranchino, da una parte, e il sindaco, dall'altra, nella gestione dei rapporti con la burocrazia comunale. Rosmini era convinto della necessità di intervenire sulla distribuzione dei compiti e delle responsabilità    

nelle fasce alte della burocrazia alla ricerca di un assetto più armonico con gli obiettivi della nuova amministrazione. Concina propendeva per una linea morbida che non creasse conflitti, forse ritenendosi abbastanza navigato per ottenere da tutti un livello decente di collaborazione ricorrendo al savoir faire ed evitando troppe ferite all'amor proprio dei burocrati, che non sono una specie animale, ma degli esseri umani.

Il problema più serio, che Rosmini ha affrontato con pazienza e fatica, è stato quello delle posizioni organizzative. Trattasi di incarichi semidirigenziali a funzionari direttivi che comportano, finché durano, alcune centinaia di euro in più nello stipendio mensile e un effetto positivo sulla pensione. I titolari di posizioni organizzative erano diventati una pletora e quindi una potenza. Però i loro compensi gravavano pesantemente su un fondo la cui destinazione dovrebbe essere ogni anno oggetto di trattativa sindacale. In parole povere: tante posizioni organizzative, pochi denari da distribuire tra tutti gli altri col giochino degli incentivi. Rosmini si è andato a infilare tra due squadre tra loro ostili: da una parte i numerosi titolari di posizioni organizzative, sostenuti dai dirigenti (ai quali  fa comodo e dà prestigio avere dei funzionari che li possono sostituire), dall'altra parte gli altri dipendenti, sostenuti dai sindacati. Rosmini ha agito con signorile buonsenso in uno scontro che avrebbe richiesto pelo sullo stomaco e rapidità. Così ha finito col trovarsi solo. Cose che succedono, ma non dovrebbero succedere.

La vicenda è un episodio del classico dramma dei rapporti tra rappresentanti del popolo e burocrati.

I giuristi hanno un certo ritegno a riconoscere che la burocrazia è un potere vero e proprio. Vale a dire che non si limita ad eseguire gli indirizzi politici, ma li condiziona nella loro formazione (poiché possiede le informazioni e conosce le leggi e regolamenti) e li frena o li accelera nella loro attuazione. In poche parole, non sono solo i rappresentanti del popolo a comandare, ma devono vedersela con la burocrazia. Quindi, gli amministratori comunali che non hanno buoni rapporti con la burocrazia finiscono male. È per questo che gli amministratori scaltri adoperano il bastone  e la carota, e più la carota che il bastone.

Nel caso di Orvieto, una burocrazia generata e allevata dalla sinistra (rari e casuali i simpatizzanti della destra), si è trovata inaspettatamente ad avere a che fare con amministratori di altro genere, poco esperti di amministrazione e obbligati a dimostrare di saper fare qualcosa di nuovo. La reciproca mancanza di fiducia, al di là dei rapporti formali, era scontata, e certi ritardi e inconvenienti in alcuni importanti procedimenti amministrativi, non fanno pensare a niente di buono.

È per questo che ho sempre dato e continuo a dare al sindaco un consiglio non richiesto: ingaggiare almeno un dirigente, dopo averlo pescato nel mondo delle professioni, che sia in grado di imprimere dinamismo all'apparato burocratico senza umiliarlo e magari valorizzandolo. Così come stanno andando le cose, dopo l'episodio di Rosmini e dopo tante altre vicende negative, non credo si possa andare molto lontano.

Pier Luigi Leoni


Ping Pong è la nuova rubrica di Orvietosì curata da Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni. Un appuntamento del lunedì in cui i due nostri "amici" raccontano la loro su una frase apparsa sul nostro giornale durante la settimana, una palla che io lancio ad uno dei due e che loro si rimpallano. Ci auguriamo che questo gioco vi piaccia e si ripeta il successo di "A Destra e a Manca". Naturalmente tutti i lettori sono invitati la tavolo di Ping Pong. Basta inviare una e-mail a dantefreddi@orvietosi.it 

Questa è la puntata 15

Pubblicato il: 26/12/2011

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