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Che senso ha?

di Pirkko Peltonen, presidente PD Orvieto Vuota la Sala del Carmine, nel limbo il Laboratorio Teatro. E domani che si fa?

foto di copertina

Che senso ha?

Vuota la Sala del Carmine, nel limbo il Laboratorio Teatro.

E domani che si fa?

 

Domenica sera 18 dicembre è andato in scena "The Last Show" del "Laboratorio Teatro Orvieto" nella Sala del Carmine. L'ultimo spettacolo, un bello e coraggioso adattamento di "Visita della vecchia Signora" - uno dei testi classici di Friedrich Dürrenmatt - ha chiuso un cammino durato per quasi 25 anni. Sala stracolma, tanti applausi. Un cammino fatto anche con gente che al teatro si è affacciata da quando aveva quattro anni e con chi oggi ne ha più di sessanta. Un cammino che oggi è bel che finito. A meno che non vi siano novità - spesso annunciate, mai arrivate ad idee concrete - da parte di chi oggi governa la città. Parrebbe in via di "rifinitura" il bando per un nuovo "Laboratorio Teatro Orvieto". Parrebbe, appunto. Chissà quando, chissà con quali modalità.

 

E' da più di un mese che alla Sala del Carmine si sta lavorando per impacchettare il tutto: le attrezzature audio, video, gli schermi, i microfoni, le luci, le quinte, i fondali - tutto ciò che fa l'attrezzatura di un teatro. Il tutto è proprietà dell'Associazione "Collettivo Teatro Animazione" che per tutti questi anni ha gestito il "Laboratorio Teatro Orvieto" in virtù di una convenzione con il Comune di Orvieto. L'invito per sgomberare i luoghi era arrivato fine estate; così come la decisione del Comune di non rinnovare più la convenzione con il "Collettivo".

 

Tutto ciò, che senso ha?

 

Il "Laboratorio Teatro Orvieto" nacque nel 1987 nella Sala del Carmine, con il proposito di rendere lo spettacolo e la sperimentazione teatrale alla portata di tutti. Soprattutto dei giovani, per far sì che la cultura diventasse parte integrante della vita di ciascuno. Che, cioè, anche l'esperienza teatrale non si limitasse soltanto all'applauso passivo dalla platea, ma fosse, invece, un elemento formativo nella crescita individuale. Era una delle idee portanti del "Progetto Orvieto", ad opera soprattutto dell'ex-sindaco Adriano Casasole, per far crescere cittadini più colti, più consapevoli. La gestione del "Laboratorio Teatro Orvieto" fu affidata all'Associazione "Collettivo Teatro Animazione", e come sede fu designata la Sala del Carmine.

 

Il 2 gennaio, finito Umbria Jazz Winter (la cui parte "Contaminazioni del jazz" sarà, come sempre, ideata e curata da Massimo Achilli, direttore del "Collettivo Teatro Animazione"), la Sala del Carmine sarà spenta. E, privata dalle sue luci, quinte, fondali, si rivelerà in tutta la sua nudità: uno dei tanti antichi spazi della città che senza l'intervento di chi lo può far vivere, sarà abitato soltanto da fantasmi.

 

Eppure, era piena di vita. Non era la sede soltanto del "Laboratorio Teatro Orvieto", ma anche il luogo di molte altre iniziative. Nella Sala del Carmine abbiamo potuto assaporare il teatro d'avanguardia (Ascanio Celestini, Emma Dante, tanto per citare alcuni nomi grandi ma non frequenti nella programmazione al di fuori delle grandi città) nel cartellone dei "Venti ascensionali" del "Collettivo" (in collaborazione con il Mancinelli e con l'ufficio cultura del Comune); vi sono state iniziative/spettacoli notevoli in collaborazione con associazioni culturali della città. E' stata il luogo "per eccellenza" per gli incontri dell'Associazione "Il Filo di Eloisa", e per la conservazione del suo patrimonio di oltre 1.500 libri tutti dedicati allo studio e alla riflessione delle tematiche del "genere". E, soprattutto, è stata il luogo dove si è potuto sperimentare il "teatro integrato", quel progetto di "Amleto in viaggio" che unisce attori professionisti, attori dilettanti e attori con disabilità. Progetto pluripremiato, in Italia e all'estero.

 

Mettere fine a tutto questo, che senso ha?

 

Ci si dice che la Sala del Carmine (una volta svuotata) sarà ripopolata  (auspicio dell'assessore Marco Marini del 29.09) da "tutti gli operatori culturali presenti nella nostra città o provenienti dal territorio, anche su scala nazionale". Tutto ciò per venire incontro al "nuovo, palpabile fermento culturale nella città dovuto alla rottura di vecchi schemi che, seppur validi, risentono dell'usura del tempo".

 

Sempre, nella mente dell'assessore alla Cultura, vi è il bando per il nuovo "Laboratorio Teatro Orvieto". E la nuova sede: non più la Sala del Carmine bensì il Palazzo dei Sette. Ora, si da il caso che il Palazzo dei Sette non è affatto attrezzato per l'attività di un laboratorio teatrale. Tutt'altro: è l'unico luogo della città per le esposizioni d'arte.

 

Che senso ha, ma davvero, immaginare l'attività teatrale in un luogo adatto a ben altri usi?

 

Il bando per un nuovo "Laboratorio Teatro Orvieto" arriverà, chissà quando, chissà come. Intanto, il "Collettivo Teatro Animazione" continuerà con i suoi corsi nel luoghi che troverà. Per la stagione primaverile dei "Venti ascensionali", il luogo l'ha già trovato: gli spettacoli saranno ospitati da privati.

 

Rimane la questione delle associazioni culturali che nella Sala del Carmine avevano trovato riparo. Si chiude tutto, e ognuno per conto suo? Non vi è, tra i molti palazzi della città, uno che possa accogliere le molte associazioni culturali nate spontaneamente, e che un'amministrazione, se fosse oculata,  terrebbe di gran conto perché sono il sale della terra?        

 

Certo, si può ragionare anche in un altro modo. Intanto chiudere - in nome del "nuovo" -, per poi promettere di riaprire, chissà quando chissà come chissà cosa.

 

Ma che senso ha?

 

Certo che ce l'ha, il senso, se prendiamo alla lettera ciò che disse il consigliere Olimpieri il 16.09.2005, quando - già allora - si dichiarò contrario al rinnovo della convenzione con il "Collettivo Teatro Animazione". Contrario perché "contrario a una cultura a senso unico che non riflette il pluralismo della città".

 

Ora, chiuso il Laboratorio Teatro e spalancate le cigolanti porte della Sala del Carmine vuota "agli operatori culturali nazionali", avremo finalmente realizzato il "pluralismo della città"?

 

Pubblicato il: 21/12/2011

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