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Orvieto. Natale 2011. Io speriamo che me la cavo

Ping pong #14 "Tre assessori partiti e uno in partenza non sono pochi e manifestano la criticità di una situazione che è stata, alla sua radice, determinata dall'elettorato e da una magagna della legge elettorale. A mio modo di vedere, il coincidere di un equilibrio amministrativo fasullo con una gravissima crisi finanziaria imponeva una via d'uscita coraggiosa"

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Alla spinta che Orvieto libera tenta di imprimere ormai da tempo all'amministrazione Còncina si sarebbero aggiunti anche questioni di ruolo all'interno della Giunta e l'appuntamento della presentazione di linee programmatiche del sindaco, di cui è rimandata la presentazione di consiglio in consiglio, costituisce un ulteriore argomento di "discussioni familiari". (Da un articolo di OrvietoSi del 13/12/2911)

Il Direttore mi affida una palla che potrebbe sembrare una provocazione, dato che sono un consigliere comunale di maggioranza. Ma il Direttore mi conosce troppo bene per illudersi di provocarmi. Le mie nozioni su quello che sta succedendo nella giunta comunale sono analoghe a quelle di qualsiasi cittadino che segua con attenzione la stampa e abbia buone orecchie per captare il suono del tam tam che proviene dal palazzo comunale. Non sono in possesso di notizie riservate e credo che non esistano. Se esistessero e le conoscessi, le terrei per me. Quindi posso soltanto fare delle considerazioni su quello che si sa, ripartendole in tre paragrafi: a) considerazioni sulla natura umana, b) considerazioni sulla legge, c) considerazioni sulla situazione orvietana.

A) Sia i grandi che i piccoli i gruppi umani, per quel che so di sociologia, entrano in crisi e poi si disperdono se manca un leader in grado di ottenere obbedienza. Il leader ottiene obbedienza per carisma (capacità di trascinare gli altri membri del gruppo con la forza delle sue idee e della sua personalità) o per tradizione, o per forza di legge, o per una combinazione di questi elementi. Nel caso della giunta comunale, che è un gruppo umano istituito dalla legge, l'aspetto legale è ovviamente predominante.

B) In base alle legge vigente il sindaco nomina gli assessori, che hanno il dovere di collaborare con lui attenendosi alle sue direttive. Quando l'assessore non accetta le direttive del sindaco, se ne va o il sindaco lo manda via. Così succede spesso nei comuni e così è successo a Orvieto ad almeno due assessori (un terzo, per quel che mi ricordo, non ha  motivato le dimissioni col dissenso dal sindaco, ma con problemi personali) e così si prevede che accada con l'assessore che ricopre la carica di vice sindaco.

C) Conosco il dottor Massimo Rosmini da molti anni, la mia famiglia ha beneficiato della sua professionalità di chirurgo e ciò ha generato una ovvia riconoscenza. Ho avuto sempre col dottor Rosmini una affinità di idee, tanto che anni fa partecipai con lui a una lista civica dalla quale risultarono eletti il mai troppo compianto e rimpianto Luca Coscioni e il dottor Rosmini. Ma il dottore rinunciò e lasciò il seggio a me, che ero il primo dei non eletti. Cominciò così il mio impegno nel consiglio comunale di Orvieto. Se a ciò si aggiunge che il dottor Rosmini è persona molto affabile e signorile, non mi legano a lui solo  stima e riconoscenza, ma anche un sincero affetto. Per questo le sue dimissioni mi addolorano, e soprattutto mi amareggia il disaccordo col sindaco, altra persona alla quale per altri giusti motivi, sono affezionato. Posto che la legge sta dalla parte del sindaco, va compreso se le ragioni politiche, che sono importanti, e quelle umane, che sono ancora più importanti, stanno dalla parte del vice sindaco. La mia valutazione personale la tengo per me, per opportunità politica che è anche dovere morale.

Resta il fatto che l'episodio indebolisce l'amministrazione comunale, anche per il riflesso sui rapporti del sindaco col movimento di "Orvieto Libera", cui Rosmini fa riferimento.

Tre assessori partiti e uno in partenza non sono pochi e manifestano la criticità di una situazione che è stata, alla sua radice, determinata dall'elettorato e da una magagna della legge elettorale. A mio modo di vedere, il coincidere di un equilibrio amministrativo fasullo con una gravissima crisi finanziaria imponeva una via d'uscita coraggiosa. Ritenevo che la via d'uscita consistesse in un accordo almeno tra i maggiori gruppi consiliari fino al risanamento finanziario e a nuove elezioni anticipate. La soluzione non è stata possibile e non mi interessa addebitarne le responsabilità. In democrazia, come diceva Ciriaco De Mita, non vi sono soluzioni ottimali, ma soltanto soluzioni possibili, che sono quelle che ottengono il "conzenzo".  Il "conzenzo" fu ottenuto da una soluzione diversa: quella del ribaltamento della maggioranza col passaggio di tre consiglieri dalla maggioranza alla minoranza, che così diventò maggioranza. È stata una soluzione felice? Obiettivamente ha evitato il commissariamento e ha garantito un periodo di relativa tranquillità per prendere di petto i problemi e cominciare a risolverli. Ma la composizione della maggioranza, a causa di quel vizio d'origine denominato "anatra zoppa", rimane eccentrica rispetto alla logica democratica. Così il movimento di "Orvieto Libera", che aveva proposto il sindaco vincente e aveva imposto tre assessori, ne ha persi due e sta perdendo il terzo. Dei due già persi uno l'ha sostituito, se perderà il terzo lo sostituirà o si ritirerà dalla maggioranza? Ciascuna delle due soluzioni sarà molto imbarazzante per il movimento. Il consigliere comunista Tonelli dà segni comprensibili di nervosismo poiché non riesce a ricavare dalla maggioranza segni tangibili di novità introdotte dal suo apporto.

Semplificando il linguaggio e adoperando solo le definizioni di destra e sinistra, abbiamo: un sindaco di destra eletto coi voti determinanti della sinistra, una maggioranza per tre quarti di destra e per un quarto di sinistra, una giunta di destra e una opposizione di sinistra. Ma anche affinando il linguaggio con definizioni più sfumate, come centro, centrodestra e centrosinistra, la situazione rimane complicata.

La mia impressione è che la maggioranza terrà se si scioglierà entro l'anno il nodo della vendita della farmacia e quindi non scatteranno le sanzioni per la violazione del patto di stabilità.

Ma la situazione rimarrà complicata. Con la consolazione, per chi sta in maggioranza, che l'opposizione sta ancora peggio e, con lo svuotamento della provincia e la penuria dei fondi regionali, non può promettere niente.

Pier Luigi Leoni 

Debbo confessare che l'argomento scelto questa volta dal Direttore non mi entusiasma, sia perché io molto meno di Pier Luigi sono a conoscenza di notizie riservate sulle dinamiche (sic!) del palazzo municipale o su quelle che eufemisticamente sono state definite "discussioni familiari" tra assessori e sindaco e tra componenti o esponenti della maggioranza, sia perché penso che tutto ciò in ogni caso ha ben poco a che vedere con i drammatici scenari che ormai abbiamo dinanzi. Tuttavia certo non mi sottrarrò al dovere di una riflessione e all'esposizione di un punto di vista, che però, dopo la dotta dissertazione di Pier Luigi, so che non potrà risultare parimenti interessante. Peggio, forse sarò noioso e ripetitivo.

Per cominciare, debbo rilevare che le dimissioni di Massimo Rosmini, anche per me amico carissimo, aggiungono necessariamente un altro problema (credo di un certo peso) ad una compagine che da tempo non riesce a trovare un assetto stabile. E mi domando che senso trovi ancora "Orvieto libera" in un'Amministrazione che appare sempre più lontana non solo dalle iniziali promesse di rinnovamento politico e programmatico, ma dagli obiettivi essenziali che ne hanno giustificato la nascita e poi ne hanno prolungato l'esistenza.

Naturalmente c'è ben di più: che cosa oggettivamente rimane oggi dell'atto (allora coraggioso) con cui Frizza, Meffi e Tonelli, permisero nell'ottobre scorso il superamento dell'"anatra zoppa", e che senso essi danno, separatamente o tutti insieme, al loro essere componente spuria (in quanto originariamente eletti in contrapposizione) di una maggioranza che non riesce ad esprimere né un assetto di governo né linee programmatiche chiare che ne giustifichino l'esistenza?

Anzi, c'è ancora dell'altro: al sindaco Concina va certamente riconosciuto di aver svolto un ruolo positivo di rottura di una situazione che così com'era non si poteva più reggere, ma va anche detto che la spinta propulsiva, che all'inizio sembrava essere incontenibile, si è presto esaurita per poi diventare, con il passare dei mesi e degli anni, pura ricerca delle modalità di sopravvivenza. Perciò non posso non chiedermi, anche per la simpatia umana che nutro nei suoi confronti, che senso lui stesso ormai può dare al difficilissimo compito che si era assunto all'atto della sua importante vittoria elettorale.

E poi c'è che non solo non si vede una strada risolutiva della grave crisi finanziaria del comune, ma, mentre essa permane, arrivano le conseguenze della crisi generale. Per questo francamente mi sento di dire che la discussione sulle dimissioni di Massimo Rosmini, per come ad oggi si è sviluppata, non mi pare indichi qualcosa di veramente utile. Infatti, come ho detto altra volta, il vero tema di oggi non è come sostituire il vice sindaco, ma come guardare avanti per governare la città con un'impostazione e una compagine che siano all'altezza dei compiti straordinari che sono oggettivamente richiesti alla sua classe dirigente.

A suo tempo non si è voluta fare l'unica cosa seria per ottenere questo risultato, che era l'alleanza trasversale temporanea. Oggi evidentemente non è più il tempo. Non so quale direzione prenderà la difficile contingenza che viviamo, sia a livello generale che locale, ma certo non mi parrebbe utile continuare a ragionare in termini di destra e sinistra o di centrodestra e centrosinistra. Forse è meglio passare a qualcosa di meno consueto e di più coraggioso. Ne riparleremo di sicuro di qui a pochissimo tempo.

Franco Raimondo Barbabella

Pubblicato il: 19/12/2011

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