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Ai cittadini orvietani. No al kitsch a piazza della Repubblica

di Alberto Satolli "Devo smentire pubblicamente qualsiasi 'voce' calunniosa che mi associa ad architetti che scambiano l'urbanistica con la scenografia inquinando la storia, mentre l'approccio -come studioso e come architetto- alla città in cui vivo è stato ed è del tutto diverso, direi opposto"

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Ai cittadini orvietani

e p.c.  Al dott.Toni Concina, Sindaco di Orvieto

Una ventina di giorni fa mi era giunta la voce -che ritenni lì per lì inverosimile- dell'intenzione di spostare il pozzo scalziano di Piazza dell'erba in Piazza della Repubblica per attuare un nuovo progetto di (improbabile) pedonalizzazione; con quella voce circolava anche l'altra, ancor più incredibile, che io avrei condiviso una simile idea. Erano solo voci e lasciai correre

In giorni più recenti, invece, la notizia di un fantomatico progetto che prevede il pozzo di fine '500 e addirittura due lampioni in stile primo '900 come nuovi elementi di arredo per Piazza della Repubblica si è letta sui giornali e successivamente mi si è riferito da più persone che in riunioni tenute sull'argomento nel palazzo comunale si è detto esplicitamente che io, interpellato, avevo dato il mio assenso al progetto.

Ebbene, devo smentire pubblicamente qualsiasi 'voce' calunniosa che mi associa ad architetti che scambiano l'urbanistica con la scenografia inquinando la storia, mentre l'approccio -come studioso e come architetto- alla città in cui vivo è stato ed è del tutto diverso, direi opposto.

Quando con il restauro e la rifunzionalizzazione del Palazzo del popolo realizzai anche una nuova sistemazione della piazza, lo feci ricollocando sia il busto di Adolfo Cozza che il pozzo di Clemente VII nella loro posizione originaria e sotto la vera del pozzo sangallesco di Piazza del popolo, per essere chiari, c'è la sua cisterna con l'acqua.

Il progetto di collocazione del pozzo scalziano in Piazza  della Repubblica, invece,  innesca una operazione doppiamente falsa, perché il pozzo in quella piazza non c'è mai stato e perché si dice di volerlo sistemare al posto della distrutta fontana medievale di Piazza Maggiore che è ignoto a tutti.

Il compianto professor Guidoni, che riservò particolare attenzione all'urbanistica delle piazze medievali, ha mandato a Orvieto decine di studenti di architettura a studiare il palazzo e la piazza del comune, ma ogni ricostruzione possibile che abbia inserito anche la fontana tracciando a piacimento assi geometrici e visuali, per quanto avvincente resta sempre e soltanto una ipotesi.

C'è stata una occasione, anni or sono, con il rifacimento della rete idrica e fognaria, in cui si sarebbe potuto individuare la posizione della fontana seguendo le tracce dell'acquedotto medievale, ma nessuno dei tecnici e degli amministratori responsabili di quei lavori ebbe curiosità del genere (che erano invece doverose).

In ogni caso, anche se fosse noto il punto esatto in cui si trovava la fontana fin quando non fu smantellata, non ha senso evocarla oggi sostituendola con un inutile pozzo d'altra epoca ed è anzi dannoso che ai cittadini e ai turisti giunga un messaggio confuso e antistorico.

Se all'inutilità e al danno del collocamento del pozzo scalziano -trattato come un sopramobile- in Piazza della Repubblica si aggiunge la ridicola installazione dei lampioni in stile, di un'altra epoca ancora, l'effetto kitsch è completo.

L'unicità di Piazza della Repubblica, come quella di ogni piazza storica, è caratterizzata dalla compresenza di edifici di diverse epoche storiche, di architetture riconoscibili nella loro sequenza temporale che sono lì a testimoniare lo "spessore della storia". Per questo motivo una piazza storica può accogliere, se necessario e con la dovuta sensibilità condivisa, anche un arredo urbano di gusto contemporaneo, ma non può sopportare l'intrusione di manufatti veri e falsi del passato che ne violentano la storia.

Infine, cercando di capire quali possano essere state le motivazioni di un progetto comunale tanto inaspettato quanto astruso, si arriva alla deprimente conclusione che può trattarsi soltanto di una eclatante messa in scena dei nostri amministratori che sperano così di far dimenticare agli orvietani il loro consolidato immobilismo.

C'è solo da auspicare che, in qualche modo, sia curabile e regredisca questa insania veramenteplateale 

Pubblicato il: 05/12/2011

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