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AL MANCINELLI GRANDE PROVA D'ATTORE PER ELIO GERMANO IN THOM PAIN


Grazie alla preziosa collaborazione con il Tuscia Film Fest, che ha consolidato il successo del connubio culturale tra Viterbo ed Orvieto

Grazie alla preziosa collaborazione con il Tuscia Film Fest, che ha consolidato il successo del connubio culturale tra Viterbo ed Orvieto, dopo Toni Servillo il Mancinelli ha ospitato un altro grande attore cinematografico molto apprezzato nel panorama teatrale italiano.
Premiato con la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2010 come miglior attore (ex aequo con Javier Bardem) per il film "La nostra vita" di Daniele Luchetti, ELIO GERMANO sabato 3 dicembre è salito sul palcoscenico per mettere in scena THOM PAIN (basato sul niente), primo allestimento italiano del monologo del brillante drammaturgo americano Will Eno, che si è guadagnato un Fringe Award all'Edinburgh International Festival del 2005 e, nello stesso anno, un posto da finalista alla sezione teatro del Premio Pulitzer.

Lo spettacolo, che vede Germano nel doppio ruolo di protagonista e regista (in collaborazione con Silvio Peroni), si apre con il buio. Thom Pain cerca di accendersi una sigaretta, ma senza successo. Il pubblico sente solo la sua voce, che tenta di definire la parola paura. Inizia a giocare con le parole, a interloquire con gli spettatori, senza lasciare troppo spazio per le risposte. Poi la luce si accende sul palco e sulla sala. Siamo tutti visibili, noi di fronte a lui, che ci guarda. A fargli compagnia sulla scena c'è solo una sedia. Desideroso di instaurare un contatto con chi si trova di fronte a lui, comincia a raccontare storie che sembrano non iniziare mai e che appena si sviluppano si ingarbugliano, tornano indietro.
Thom Pain ci parla della sua infanzia, del suo cane morto per una scarica elettrica e di un bambino vestito da Tex Willer che ha provato troppo presto l'amarezza della vita. Intanto si fa strada il racconto di una storia d'amore continuamente interrotta da Tom che, negli intervalli del suo fare brillante e ammiccante, apparentemente svagato, rivela la voglia di distrarsi continuamente dalla maledizione che porta nel cognome (Pain, dolore). Lo fa con un flusso irrefrenabile di parole, come se avesse paura di dire troppo, o forse di dire poco, di essere tutti e di essere nessuno. Thom incarna la contraddizione che è dentro ogni essere umano. Scava, con il suo fare divagante, nell'uomo e nelle relazioni sociali. Ma lo fa facendo finta di niente, passando da un frammento di storia ad una barzelletta prontamente interrotta, da un gioco di prestigio annunciato ad una battuta al pubblico, ad un ricordo. Elio Germano ci restituisce così un personaggio complesso, che ha innumerevoli sfaccettature. La sua interpretazione lascia spazio all'improvvisazione, in un continuo dialogo con il pubblico continuamente stimolato e per questo attento.
Vestire i panni di Thom Pain è l'ennesima prova della bravura attoriale del camaleontico e carismatico Elio Germano, che stupisce per la presenza scenica e l'innegabile capacità di entrare nella parte.


Le foto di scena in allegato sono di Massimo Achilli

Pubblicato il: 06/12/2011

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