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PERCHE' IL TURISTA NON CADE NELLA 'RETE' ORVIETANA?

"La miopia che vede l'uno contro l'altro in una crudele lotta intestina non porta a nulla. Nessuno ne uscirà vincitore. Il modello vincente ad oggi è il consorzio, che esiste ad Orvieto"

foto di copertina

di Gabriele Vagnucci

Umbria jazz ormai è alle porte. Dolci note, contrabbassi, sassofoni e pianoforti animeranno la città per buona parte delle feste, come ormai da anni è consuetudine sulla rupe.

Se però la manifestazione è un momento di evasione e di leggiadria per i più, per gli albergatori e company è un momento fondamentale nel quale testare la salute del malato turismo orvietano. E per fornire qualche spunto di riflessione.

Sono di qualche mese fa le notizie rese note dall'Osservatorio regionale per il turismo che ponevano la zona dell'orvietano in una condizione di forte imbarazzo rispetto al trend positivo fatto segnare da tutte le altre località umbre. 

Perché una delle città d'arte più importanti dell'intero panorama nazionale, conosciuta in tutto il mondo per le sue bellezze e per il suo patrimonio unico, non riesce ad essere attrattiva? Perché non si riesce (ed il dibattito va purtroppo avanti da anni) a mettere in  moto un modello di sviluppo distintivo e vincente che in altre località del Paese sono stati capaci di fare?

Facendo partire la discussione da lontano, l'OCSE ha stimato come nel settore della ristorazione e dell'alberghiero le imprese italiane con meno di 10 dipendenti sono ben il 69,3%, valore molto al dì sopra della media degli altri paesi europei.

Uno dei problemi delle micro imprese ricettive italiane (e quindi anche orvietane) è inizialmente la ricerca e poi la gestione di quei modelli di business innovativi che troppo spesso sono a carico di chi introduce l'innovazione stessa. E queste strutture non sono di certo in condizione di ottenere vantaggi competitivi basati su economie di scala e scopo né di avere margini di profitto così elevati da garantire spesso la copertura di certi investimenti importanti che rientrerebbero nell'ambito del marketing o della riorganizzazione dei processi.

In pratica non sono in grado di farcela da soli. Le insidie della diversificazione e dell'innovazione sono molteplici: ma il bilancio potrebbe essere sicuramente positivo se le scelte venissero fatte in maniera oculata. E soprattutto insieme, insieme alle istituzioni locali e fra tutte le aziende di settore.

La miopia che vede l'uno contro l'altro in una crudele lotta intestina non porta a nulla. Nessuno ne uscirà vincitore.

Il modello vincente ad oggi è il consorzio, che esiste ad Orvieto.

L'obiettivo numero uno da anni è unire le forze per far restare il turista sulla rupe per più di qualche misero giorno. Purché però gli si offra una vasta gamma di cose da poter fare. Perché il passo per la stazione ferroviaria o l'autosole direzione Roma o Firenze è breve.

Oggi il turismo ed i modelli ricettivi sono cambiati, come sono cambiate le abitudini delle persone.

Internet ormai è una tappa obbligata per chi vuole proporsi a livello globale e una cartolina dalle potenzialità enormi. La gente vuole scegliere in fretta, in modo semplice, economico ed efficace. Possibilmente su un unico portale, che racchiuda tutte le strutture ricettive, tutti i ristoranti, tutte le manifestazioni, tutti gli eventi.

Orvieto ha un sito che definire malconcio è riduttivo: già lì la città si presenta male agli occhi di chi non né conosce le bellezze.

E' inutile organizzare manifestazioni di qualità (che ci sono),  elogiarle in sale semi deserte e non pubblicizzarle in modo efficace sulla rete. La gente non saprà mai nulla di quello che la città può offrire loro.

Le fiere di settore e gli appuntamenti all'estero, come fatto in passato, ben vengano. Ma serve altro. Serve creare un connubio tra imprese del settore che permetta al turista di passare da un operatore all'altro in modo pianificato. Nulla deve essere lasciato al caso.

Il turista non deve essere lasciato solo e di perdersi nel nulla. Perché se si annoia scappa via e purtroppo è quello che succede nella maggior parte dell'anno in città, quando il calo delle presenze è fisiologico.

Tutto questo aspettando Umbria Jazz, le sue note...e i suoi turisti.

Pubblicato il: 05/12/2011

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