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Mostra 'Citazioni archeologiche. Luciano Bonaparte archeologo. Nuove acquisizioni'

Orvieto, Museo "Claudio Faina", 3 dicembre 2011 / 15 aprile 2012

Una mostra dedicata alla figura di Luciano Bonaparte e alla sua attività di archeologo verrà inaugurata sabato 3 dicembre p.v., alle ore 11.00, presso il Museo "Claudio Faina" per iniziativa della Fondazione per il Museo "Claudio Faina" e del Comune di Orvieto. 
I due Enti avevano già organizzato la mostra "Citazioni archeologiche. Luciano Bonaparte archeologo" (10 settembre 2004 - 9 gennaio 2005) dedicata all'esame dell'attività archeologica portata avanti dal Principe durante i suoi lunghi soggiorni in Italia. 
Oggi - ad alcuni anni di distanza - si torna a proporre l'esposizione alla luce di una documentazione ulteriore, ottenuta eccezionalmente in prestito per il periodo dell'esposizione, che arricchisce notevolmente il quadro e la conoscenza del profilo intellettuale del fratello di Napoleone Bonaparte. 
Completamente nuovo risulta l'allestimento, che coinvolge il primo e il secondo piano del museo.

Ecco i nuovi documenti e oggetti esposti al pubblico:
- Frontespizio dell'Atlas Lithographie de Museum Etrusque de Lucien Bonaparte Prince de Canino, 1830 
- Ritratto di Zefferino Faina dipinto da Umberto Gualaccini, 1884
- Ritratto di Luciana Bonaparte dipinto da Umberto Gualaccini, 1885
- Taccuino autografo di Luciano Bonaparte con indicazione dei reperti da Lui ritrovati a Vulci ed esposti a Roma presso Palazzo Gabrielli (1830)
- Quaderno autografo di Luciano Bonaparte con parte dell'opera La Lucienne ou La Gloire Pöetique
- Secondo quaderno autografo di Luciano Bonaparte con parte dell'opera La Lucienne ou La Gloire Pöetique
- Quaderno autografo di Luciano Bonaparte con la tragedia Les Enfants de Clovis
- Quaderno di appunti appartenuto ad Alexandrine de Bleschamps
- Quaderno di appunti appartenuto a Maria Bonaparte Valentini
- Albero genealogico della Famiglia Bonaparte compilato dal conte Luigi Capello di Sanfranco
- Stampa con raffigurazione della famiglia imperiale Bonaparte
- Idria da riferire al Gruppo del Vaticano 424 (525-500 a.C.) e coppa ad occhioni da ricollegare al Gruppo di Courting (530-520 a.C.) facenti parte delle collezioni del Museo "Claudio Faina". I due reperti avrebbero figurato in una serie di vasi donati da Luciana Bonaparte Valentini a Mauro Faina nei primi mesi dei suoi interessi archeologici.
- Telescopio (Dollond, London) appartenuto a Luciano Bonaparte. Il Principe iniziò ad interessarsi di astronomia durante il suo soggiorno in Inghilterra (1810-1814)

Luciano Bonaparte - Il principe archeologo
Luciano Bonaparte (1775 - 1840), fratello di Napoleone, fu un uomo dagli interessi molteplici: coltivò infatti la ricerca storica, l'astronomia e l'archeologia. C'è da aggiungere che, nell'arco della sua vita, non abbandonò mai del tutto l'interesse per l'attività politica nel cui ambito aveva svolto un ruolo di primo piano contribuendo con successo all'ascesa dell'illustre fratello, col quale ruppe ogni rapporto nel 1804. Napoleone detestava Alexandrine de Bleschamps, la donna da lui profondamente amata, e sarebbe arrivato a dire: "tutto per Luciano non sposato, niente per Luciano sposato". I dissensi erano comunque soprattutto di carattere politico. 
Luciano fu costretto a lasciare la Francia e raggiunse l'Italia stabilendosi a Roma, dove fu accolto con grandi onori dal Pontefice. Nell'estate del 1810, a seguito dell'annessione dello Stato Pontificio all'Impero Francese, scelse di lasciare l'Europa e di trasferirsi in America, ma, durante la traversata, fu fatto prigioniero dagli Inglesi poco propensi a fidarsi di un Bonaparte anche se ribelle. Nel 1814 gli venne consentito di rientrare a Roma e il papa Pio VII lo nominò Principe di Canino, ma, dopo la fuga di Napoleone dall'isola d'Elba, lo raggiunse a Parigi tornando accanto al fratello. In seguito alla sconfitta francese di Waterloo, Luciano fece rientro in Italia, ma da "sorvegliato speciale". Inoltre alcuni investimenti finanziari sbagliati e la nuova situazione politica crearono seri problemi alle sue finanze. Per fronteggiare il momento difficile dette inizio nel 1828 a una serie di fortunatissime campagne di scavo che portarono alla luce le necropoli di Vulci, una delle maggiori città-stato del mondo etrusco.
I reperti rinvenuti, dopo essere stati restaurati e catalogati, entrarono quasi subito nel fiorente mercato antiquario del tempo portando alla dispersione di un patrimonio storico e artistico di eccezionale valore.

I Bonaparte e i Faina - L'incontro tra due famiglie
Le famiglie Bonaparte e Faina erano unite da rapporti di parentela: Zeffirino Faina sposò infatti nell'aprile del 1861 Luciana Bonaparte Valentini, figlia di Maria Bonaparte e di Vincenzo Valentini. Luciana era la nipote del Principe di Canino, mentre Zeffirino era il fratello del conte Mauro l'iniziatore della raccolta Faina nel 1864.
Rapporti di stima e di amicizia intercorsero anche tra quest'ultimo e Maria Bonaparte Valentini, di cui il conte fu spesso ospite nella villa di Laviano presso Chiusi e da cui prese la passione per l'archeologia. I primi scavi diretti da Mauro si svolsero proprio in terreni di proprietà della Principessa. Egli fu sicuramente attratto dalla figura di Luciano Bonaparte, del quale cercò di ripercorrere l'attività di archeologo anche se con risultati decisamente inferiori. Sempre Mauro deve avere avuto in dono (o acquistato) dalla Principessa i documenti relativi all'avventura vulcente di Luciano, vale a dire due taccuini autografi, una serie di litografie realizzate da Luigi Maria Valadier e un corpus di disegni dei vasi rinvenuti. Nel fondo ottocentesco della Biblioteca della Fondazione per il Museo "Claudio Faina" sono presenti anche opere a stampa di Luciano, in particolare il Catalogo di scelte antichità etrusche trovate negli scavi del Principe di Canino, Viterbo 1829; il Museum Etrusque, Viterbo 1829; l'Atlas Lithographiè du Museum Etrusque, un album di cinque tavole realizzato a corredo dell'opera in lingua francese.

I taccuini di Luciano Bonaparte - La cultura del Principe
Nell'archivio della Fondazione per il Museo "Claudio Faina" sono conservati due taccuini scritti da Luciano Bonaparte. Il primo è intitolato Citations archéologiques 1829-30, l'altro reca il titolo Caisse générale. Du mois de Mai 1838 au mois de, sul dritto, e Caisses - Palagi, Carini et Banquiers divers. Du mois de Mai 1839 au mois desul rovescio. Entrambi i quaderni furono riutilizzati in seguito dal conte Mauro Faina, che li aveva acquistati (o li aveva ricevuti in dono) dai legittimi eredi; vi annotò, nelle pagine restate in bianco, le spese sostenute per gli scavi da lui diretti e i dati intorno alla sua nascente raccolta di monete.  
Il primo taccuino è di particolare importanza dato che consente di conoscere le letture del Principe in vista della stesura della sua opera Museum Etrusque (Viterbo 1830): vi figurano autori classici, latini e greci, e numerosi studiosi del Settecento, quali, ad esempio, Thomas Dempster e Mario Guarnacci, che si erano occupati del mondo etrusco. In tali letture egli cercava sostegno per le sue teorie filoitaliche - che riconoscevano agli Etruschi ogni primato -  in corso di superamento nel dibattito scientifico a lui contemporaneo.
Il secondo taccuino è di contenuto ben diverso, in esso Luciano trascriveva meticolosamente le spese e i ricavi della tenuta di Canino, le spese personali e i guadagni ottenuti dalla vendita di reperti archeologici tra il maggio del 1839 e l'aprile del 1840, vale a dire negli ultimi mesi della sua vita. L'elenco dettagliato delle spese sostenute consente di ricostruire anche le tappe di un viaggio che toccò Monaco di Baviera, Rotterdam e l'Aia.
 
Le litografie - Luciano Bonaparte e Luigi Maria Valadier
La Fondazione per il Museo "Claudio Faina" possiede una serie di eleganti litografie realizzate da Luigi Maria Valadier su richiesta di Luciano Bonaparte. Esse furono acquistate (o ricevute in dono) da Mauro Faina negli anni Sessanta dell'Ottocento. 
Le tavole sono in folio, su carta apparentemente priva di filigrane, misurano mediamente mm. 560 x 780 e sono conservate a diversi stadi del processo di lavorazione. Alcune vanno interpretate come vere e proprie prove di stampa, altre completate recano l'indicazione del nominativo dell'autore: "L.M. Valadier dis." e dello stampatore: "Lith. De S.E. Le Prince de Canino, dirigèe par L. Mandolini à Rome". Queste ultime si presentano a quattro colori (nero, ocra, violetto e ritocchi a biacca), illustrano a grandezza naturale le scene presenti sul vaso e ne recano il profilo con l'indicazione della posizione occupata dalla scena riprodotta; inoltre in esse si tende a dare conto di eventuali fratture o lacune del vaso. Alcuni dei vasi riprodotti sono di eccezionale rilievo come la coppa di Exekias con Dioniso circondato dai pirati etruschi trasformati in delfini e oggi conservata a Monaco di Baviera.
Su alcuni fogli compare il timbro a secco della collezione Bonaparte. Sempre al Principe si devono, quando sono presenti, i titoli delle litografie che si riferiscono quasi sempre a sue interpretazioni errate delle scene. È assai probabile che le litografie portate a termine componessero, suddivise cinque per cinque, i fascicoli dell'Atlas Lithographiè, l'opera a corredo illustrativo del Museum Etrusque immaginata da Luciano Bonaparte, di cui uscirono con ogni probabilità soltanto i primi due anche se ne dovevano essere stati predisposti in numero maggiore.
Le litografie vennero realizzate per scopi commerciali, ma costituiscono documenti preziosi per la conoscenza della ceramografia greca e di un gusto ben preciso nei confronti dell'antichità nell'età della Restaurazione.

Maria Bonaparte Valentini - "Fu sempre in lei la bella voglia di redimere i popoli"
Maria Bonaparte nacque nel 1818, penultima dei dieci figli che Luciano Bonaparte ebbe da Alexandrine de Bleschamps.  Nel 1836 sposò il conte Vincenzo Valentini, di cui condivideva le idee repubblicane. Il marito, Ministro del Tesoro durante la Repubblica Romana, fu costretto all'esilio e lei lo seguì dopo avere agevolato la fuga di Giuseppe Mazzini da Roma. Dal matrimonio nacquero quattro figli, tra cui Luciana che, nel 1861, sposò Zeffirino Faina. 
Stabilitasi a Perugia e a Laviano, nei pressi di Chiusi, le sue residenze divennero luoghi d'incontro privilegiato per i liberali umbri, i politici e gli intellettuali favorevoli all'Unità d'Italia per la quale si batté mettendo in gioco le sue relazioni e la stretta parentela con Napoleone III. Dal padre Luciano aveva ereditato la passione per la poesia, per le scienze naturali e per la storia antica. Di lei resta una vasta produzione poetica dove gli accenni civili sono sempre presenti.
Non trascurò nemmeno l'interesse per l'archeologia ereditato anch'esso dai genitori: fece eseguire scavi nei suoi possedimenti e conservò a lungo una piccola collezione di reperti archeologici che, in un secondo momento, nel 1871, con l'interessamento dello storico Ariodante Fabretti, cedette al Reale Museo di Antichità di Torino. La vita di Maria Bonaparte Valentini si concluse a Perugia nel 1874.


 

 

Pubblicato il: 30/11/2011

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