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NOTIZIE CORSIVI

Gli anziani possono essere una risorsa per il futuro. Ma se essi stessi non hanno futuro, come possono essere una risorsa?

Ping pong #10 "Perciò le politiche per gli anziani, come quelle per i giovani, possono trovare senso e spazio solo all'interno di una rinnovata visione sociale dello sviluppo, nella quale conta anche la destinazione degli immobili, che non hanno valore in sé ma per ciò che ci si fa"

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"Nell'Orvietano gli ultrasessantacinquenni sono oltre il 26% ed in alcuni paesi superano il 30. E' la popolazione che ha la pensione, che arricchisce la rete di sostegno alla famiglia perché aiuta figli e nipoti, risparmia, consente una maggiore capacità di acquisto dell'intero nucleo famigliare. Gli anziani sono una risorsa straordinaria ma anche un problema che non può essere ignorato nell'immaginare il "futuro", così come tutti sembrano fare".

(Da un articolo di Dante Freddi su OrvietoSi.it del 16.11.2011)

Mentre mi accingevo a colpire la pallina passataci dal nostro direttore per la partita di questa settimana, mi sono imbattuto nella brutale notizia che la Corte dei Conti dice finalmente al Comune di Orvieto basta alienazioni. E mi sono chiesto: "E ora che farà il Comune?", perché, parliamoci chiaro, il richiamo della Corte (in realtà, come è ben detto nell'articolo, un ultimatum) costringe l'Amministrazione ad un cambiamento significativo delle impostazioni finora seguite, che sono sì confuse, ma non tanto da non far intuire la loro logica di fondo. Che è appunto il risanamento del bilancio prevalentemente con le alienazioni dei beni. Nessuno l'ha ancora spiegato chiaramente, ma si capisce che nel disegno c'è sia la caserma Piave o parte di essa, sia forse anche l'ex ospedale, ammesso che si riesca a risolvere la questione nient'affatto secondaria della proprietà.

Che c'entra tutto questo con la questione che Dante Freddi ci propone di discutere? C'entra, perché essa viene impostata proprio in rapporto all'uso che si dovrebbe fare dell'ex ospedale, che Freddi auspica venga destinato a favore di iniziative rivolte a giovani e anziani, visti anche questi giustamente non solo come un problema da risolvere ma anche come una risorsa per organizzare il futuro. Infatti, se l'ex ospedale verrà alienato, l'idea di Freddi non avrà più storia. Allora il richiamo della Corte dei Conti ne rappresenta la salvezza? No, non credo. E mi spiego.

Il tema delle politiche sociali dirette ai giovani e agli anziani è certamente centrale. In particolare, in una realtà come la nostra, dove la popolazione anziana rappresenta una percentuale così elevata, peraltro in crescita, esso non può non avere una natura strategica, nel senso che oggettivamente è sostanza di una visione complessiva del modo di essere della società e di conseguenza deve dar luogo a scelte specifiche dentro un'attività di programmazione, oltre che di breve, soprattutto di medio-lungo periodo.

Ma è tema parimenti centrale, e necessità impellente sia di breve che di medio e lungo periodo, anche quello del risanamento del bilancio e della crescita, due aspetti talmente intercongiunti che, se non trattati con una simile ottica integrata, sono destinati a produrre inevitabilmente una condizione di default.

Questo secondo esclude il primo? No, al contrario, lo include. Ma ad una condizione: che si generi un processo positivo complessivo, pensato, contestualizzato (con le politiche generali di riforma e di risanamento del Paese e con le politiche generali regionali), e che abbia, a livello locale, lo spessore di un progetto per un verso di società, e per l'altro di territorio.

Troppo difficile? Non realizzabile perché troppo generale e complesso? No, è il contrario: oggi è il presunto semplice che nei fatti diventa semplicistico e irrealistico. La controprova? Il governo Monti. C'era chi pensava che le cose si aggiustassero da sole, con l'attesa o al massimo con qualche marchingegno di finanza creativa. Invece la realtà ad un certo punto ha costretto tutti a prendere atto che l'Italia è al culmine di una crisi strutturale che mette in discussione qualità delle classi dirigenti, consolidate pratiche di governo e di amministrazione, organizzazione istituzionale, e costringe ad azzerare comportamenti di lungo periodo. Per cui se ne esce non solo ponendo termine da una parte alla politica arrogante delle menti vuote e dei cuori aridi, e dall'altra alla logica schiacciante di caste piccole e grandi, ma rinnovando, facendo sacrifici (auspicabilmente equi) e guardando avanti con lo sguardo aperto al mondo, che non è solo mercato e speculazione, ma soprattutto creatività, opportunità, relazione umana, ricevere e dare. Insomma siamo dentro la logiche conseguenze di una crisi di sistema, e pertanto l'azione di risanamento del governo Monti riuscirà solo se insieme sarà anche azione per la crescita. Ancora, con altre parole: la sua azione non può essere parziale, ma solo generale e per di più prolungata nel tempo, dentro un mondo che non aspetta i nostri comodi e all'interno di un'Europa che non va e che perciò deve rapidamente cambiare anche con l'iniziativa dell'Italia.

E' quanto non può non avvenire anche qui da noi, sia perché siamo chiamati a compartecipare all'operazione complessiva di risanamento, direi di rigenerazione, del nostro Paese, sia perché dobbiamo mettere ordine in casa nostra per non depauperare ulteriormente ciò che abbiamo ricevuto in eredità e per consentire ai nostri figli e nipoti di guardare con serenità al loro futuro.

Perciò le politiche per gli anziani, come quelle per i giovani, possono trovare senso e spazio solo all'interno di una rinnovata visione sociale dello sviluppo, nella quale conta anche la destinazione degli immobili, che non hanno valore in sé ma per ciò che ci si fa. Ad esempio, se servono per fare cassa, stanno all'interno non di un progetto, ma di quella politica del nascondere i problemi, del rinviare le scelte di modernizzazione e del tirare a campare, che è stata la nostra tragedia di italiani e che paghiamo oggi a caro prezzo, tutti, anche quelli che non ne hanno colpa. Se, al contrario, servono per generare investimenti ed entrate sulla base di una visione e di un progetto dichiarato e condiviso, allora si conciliano anche con le politiche sociali perché indicano lo sforzo complessivo che la società vuol fare per parare i colpi e garantirsi il domani.

E con ciò la palla a Pier Luigi.

Franco Raimondo Barbabella
 

Questa volta la palla è particolarmente difficile perché ha un effetto che la fa rimbalzare in modo strano, ma cerco di non farmela sfuggire.

Franco evidentemente non è dell'opinione che la destinazione del vecchio ospedale a centro di servizi per gli anziani e per i giovani sia congruente con una visione strategica della crescita della nostra città. Non posso e non voglio nascondere che l'idea che Dante cerca di riportare all'attenzione pubblica è da molto anni una mia "fissazione".

Ci sarà modo di sviscerare questo specifico  argomento. Per il momento, sia il tema degli anziani come risorsa, introdotto da Dante, sia le argomentazioni di Franco mi costringono ad assumere un terzo punto di vista che non è di contestazione, ma semplicemente di messa a fuoco dei valori. Quei valori che Dante e Franco senz'altro sottintendono, lasciando a me il compito dei lumeggiarli, ma col rischio di andare oltre le loro intenzioni. Ebbene, gli anziani sono senz'altro una risorsa, ma solo fino a un certo punto. Sono una risorsa i nonni che badano ai nipotini, sono una risorsa gli anziani che, con le loro pensioni, contribuiscono al tenore di vita dei figli e dei nipoti. Sono un po' meno risorsa quando dispensano la loro saggezza, acquisita in epoca ormai più vicina alla preistoria che alla modernità. In una bella canzone, Claudio Baglioni parla, con tenerezza, de "i vecchi, vecchie canaglie / sempre pieni di sputi e consigli". Sono tutt'altro che una risorsa quando devono essere badati,  e le badanti si mangiano le loro pensioni. E diventano tragedia quando perdono il senno e sopravvivono senza essere più consapevoli di essere vivi, tanto da rendere sempre più vicini i tempi della legalizzazione dell'eutanasia. Perché sopportiamo i vecchi quando diventano un peso? Un po' per rispetto umano, cioè per non essere considerati dei mascalzoni, un po' per tenerezza, anche se preferiremmo la loro morte a quella del nostro cagnolino, un po' per paura della legge, anche se, nonostante la legge, qualche vecchio viene "incoraggiato" a morire. Una società che spende i soldi per far sopravvivere i vecchi dementi e non spende un euro per incoraggiare le donne a non abortire (magari con una piccola rendita tipo adozione a distanza) non può non accorgersi della contraddizione. Avremo, come in altri Paesi d'Europa (e non solo d'Europa) ospedali coi reparti per l'aborto procurato (pardon: per l'interruzione volontaria della gravidanza) e quelli per l'eliminazione dei vecchi e degli ammalati che si sono stufati di campare o hanno stufato gli altri (pardon: per la dolce morte, alias eutanasia).

Se questo è l'andazzo (ho tutta l'impressione che lo sia) il centro per anziani in piazza del Duomo non si farà. Non saranno decisive né le fissazioni mie, di Dante e di qualche altro, né le esigenze della crescita della nostra città. Sarà decisivo il fatto che in piazza del Duomo non si vogliono carrozzelle che ci ricordino il nostro destino, ma si vuole che vi ancheggino le escort di un bell'albergo di lusso.

Quanto alla crisi orvietana, influenzata dalla crisi italiana, a sua volta influenzata da quella europea, e così via, non vorrei che ci si cullasse sulla favola delle crisi cicliche e sul detto che, una volta toccato il fondo, non resta che risalire.

A parte il fatto che, se pensiamo di aver toccato il fondo, è solo perché abbiamo paura della verità, l'idea meccanicistica di ciclo economico non tiene conto della malizia umana, che non voglio chiamare presenza demoniaca per non urtare orecchie delicate. Orvieto si è cacciata in questa situazione per aver sperperato il denaro pubblico con l'incoscienza del ragazzo viziato e con la presunzione dello stupido che spera in qualche modo di cavarsela. Quando è arrivata la crisi nazionale, ci ha trovato col sedere per terra, costretti a vendere pure la sedia. Qualcosa di simile è successa all'Italia. E 945 politicanti, bene o male eletti dal popolo, non sono riusciti a cavare un ragno dal buco, terrorizzati da un popolo viziato; e si sono fatti commissariare da un signore che parla fino e se l'è sempre passata molto bene, scelto dal dott. Napolitano e  dal card. Bagnasco.

Credo che l'intelligenza e la buona volontà degli amministratori orvietani e dei governanti nazionali non basterà, né spunterà fuori dal pantano una classe dirigente che metta le cose a posto. Credo che amministratori e governanti debbano dire come stanno le cose, cioè che i costumi loro e quelli del popolo non sono sani e devono cambiare. Serve un esame di coscienza e una conseguente crisi di coscienza. Magari  può aiutare qualche esempio, come l'osservazione della serietà con la quale i cinesi cuciono le nostre camicie e gli africani raccolgono i nostri pomodori.

L'Italia è vicina alla bancarotta e restano sugli alberi le olive.

Pier Luigi Leoni


Ping Pong è la nuova rubrica di Orvietosì curata da Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni. Un appuntamento del lunedì in cui i due nostri "amici" raccontano la loro su una frase apparsa sul nostro giornale durante la settimana, una palla che io lancio ad uno dei due e che loro si rimpallano. Ci auguriamo che questo gioco vi piaccia e si ripeta il successo di "A Destra e a Manca". Naturalmente tutti i lettori sono invitati la tavolo di Ping Pong. Basta inviare una e-mail a dantefreddi@orvietosi.it

Questa è la puntata 10.


 

Pubblicato il: 30/11/2011

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