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Il Centro Studi 'rischia' seriamente un luminoso futuro. Ma c'è qualcuno che è disposto a saperlo?

Ping pong #08 "Ritengo che il CSCO possa avere un futuro se si rinunci al miraggio dell'università e si ridisegni la sua funzione nell'ambito della formazione a vasto raggio, soprattutto per il personale degli enti locali..."

foto di copertina

"Centro studi: sì alla ristrutturazione, no alla liquidazione. Cgil e Cisl, all'indomani dell'incontro che si è svolto tra il consiglio d'amministrazione della scuola e i sindacati, prendono posizione per scongiurare la chiusura del CSCO e la successiva riapertura di un ente non meglio specificato, ma senza dubbio ridimensionato".

Fui, col prof. Barbabella e altri, nel primo consiglio di amministrazione del Centro Studi Città di Orvieto. Ero stato nominato, col consenso delle minoranze, dal sindaco dott. Stefano Cimicchi. Sulla capacità del CSCO di fondare una università orvietana ero stato scettico fin dall'origine, anche se non feci nulla per ostacolarla. Ritenevo infatti che il territorio orvietano fosse troppo povero di risorse demografiche ed economiche per dare alimento a una vera e propria università. Peraltro avevo assistito da vicino al lungo calvario di Viterbo per avere una sua università, nonostante un bacino demografico sei volte più grande di quello orvietano e nonostante la maggiore vicinanza alla metropoli romana, le cui università stavano scoppiando. Mi venivano ricordate le fortune universitarie delle cittadine di Urbino, Macerata e Camerino, ma quelle università avevano accumulato nei secoli un prestigio che attirava studenti da mezza Italia.

Concentrai il mio contributo d'idee sulla organizzazione di soggiorni di studio per studenti americani e australiani, dato che quelle nazioni sono di cultura europea e aspirano a risalire il loro cordone ombelicale per completare la formazione delle loro classi dirigenti. Fui ascoltato e l'iniziativa ebbe qualche successo. Se non altro non gravò sul bilancio del CSCO. Invece il tentativo universitario è abortito lasciando uno strascico di debiti.

Ma la proposta alla quale tenevo di più, e alla quale trovai sensibili sia il prof. Barbabella che il direttore Talamoni, era quella di fondare una scuola interregionale per la polizia municipale. Sapevo infatti che solo le grandi città hanno scuole del genere, mentre nella maggior parte dei comuni è molto sentita l'esigenza di elevare la qualità professionale degli addetti alla polizia municipale. Infatti il mestiere del vigile urbano richiede, oltre a una spiccata personalità, una preparazione giuridica molto accurata e l'addestramento ad affrontare situazioni estreme, come gli incidenti stradali e una infinità di illeciti di flagranza. Richiede anche l'addestramento alle armi, anche se personalmente ritengo che sarebbe bene non dotarli di armi di alcun genere.

La scuola della polizia municipale di Roma, alla quale feci visita con Barbabella e  Talamoni, ci garantì il pieno appoggio per l'avvio della scuola a pieno ritmo. Ma la copertura finanziaria, almeno nella fase di avvio era incompatibile col permanere dei corsi universitari, perciò non se ne fece nulla e, a mio avviso, si commise un grande errore.

Obiettivamente il CSCO, essendo visto come una creatura cimicchiana, non era svisceratamente amato dalle minoranze di allora. Ma devo dire che non fece granché per farsi amare e, al momento della sconfitta del candidato sindaco del centrosinistra, si fece trovare pieno di debiti e ancora insediato, utilizzandone solo una parte, nell'edifico dell'ex ospedale, che costava al comune come se fosse utilizzato per intero. Una vera tragedia dal punto di vista finanziario. Il nuovo consiglio di amministrazione, non potendo contare sulla cassa di un comune scassato, mi pare che non abbia combinato granché. A questo punto la fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto si è sfilata coraggiosamente dall'operazione. 

Per quanto riguarda le opinioni del sindaco e della giunta sto a quello che essi dicono e che tutti sanno. Per quanto mi riguarda, ritengo che il CSCO possa avere un futuro se si rinunci al miraggio dell'università e si ridisegni la sua funzione nell'ambito della formazione a vasto raggio, soprattutto per il personale degli enti locali. Le dimensioni della città, la sua posizione geografica, la sua dotazione di alberghi, la reperibilità di aule e, soprattutto la vocazione all'accoglienza, sono punti a vantaggio di un CSCO autosufficiente  e adeguato al momento storico.

Passo al palla al prof. Barbabella che credo non veda l'ora di ribattere.

Pier Luigi Leoni

Beh, non è che non veda l'ora di ribattere palla; diciamo che questa è una buona occasione per esprimere la mia opinione su un argomento - Orvieto città degli studi, quindi anche città con un suo "studium urbis" - che mi sta a cuore, essendomene occupato a più riprese, prima, durante e dopo la costituzione del CSCO. Prima, perché l'idea che Orvieto può essere una sede prestigiosa per attività di formazione superiore, universitaria e non, è presente nel dibattito cittadino da decenni e credo di aver avuto una responsabilità non secondaria perché si andasse in questa direzione anche nell'elaborazione programmatica delle amministrazioni. Durante, perché, come ha ricordato Pier Luigi Leoni, ho fatto parte, insieme a lui e ad altre persone perbene, del primo CdA del Centro Studi ed ho contribuito a delinearne le prospettive di sviluppo, che purtroppo non si sono realizzate, e non certo solo per difficoltà finanziarie. Dopo, perché ho seguito attentamente (con amarezza, e talvolta, lo confesso, con disgusto) le vicende che hanno portato alla scomparsa del corso di ingegneria, allo scontro impostato per perdere con il rettore dell'Università di Perugia, alla confluenza in un improvvido consorzio provinciale mai decollato, all'impoverimento progressivo delle attività, e infine, alla minaccia di chiusura del Centro per trasformarlo in qualcosa di privato nonsisachecosa.

Ed allora eccoci qua, ancora una volta a discutere non di come aprire e lanciare, ma di come chiudere un'iniziativa, cioè di come tornare indietro. Sappiamo bene che, tra le tante, anche questa non è cosa che nasce oggi: le precedenti amministrazioni di centrosinistra hanno dato fulgidi esempi di questa lungimirante cultura dello smantellamento, naturalmente non perché si fosse di fronte a iniziative risultate alla prova dei fatti palesemente fallimentari né perché così fosse utile fare nel quadro di un disegno lungimirante di proiezione verso il futuro, ma, al contrario, perché a qualcuno che aveva sostituito qualcun altro dava fastidio la sola esistenza di qualcosa creato da altri.

Basterebbe questa consapevolezza per farsi almeno due domande due. La prima: premesso che i sindacati oggi fanno bene a preoccuparsi e ad essere disponibili a discutere di come riorganizzare il Centro Studi, potrebbero anch'essi aiutarci a capire come mai quando era il tempo non è montata un'opposizione degna di questo nome alla cultura dello smantellamento che da anni liquida iniziative sicuramente serie, e altrettanto sicuramente valide purché più che aiutarle le si lasciasse decollare? La seconda: premesso che anch'io sto a quanto ufficialmente dichiara il sindaco Concina, ritengo sia lecito chiedere anche a lui di dirci se condivide le seguenti dichiarazioni del Presidente del CSCO da lui stesso nominato, Prof. Roberto Pasca di Magliano, rilasciate nello scorso mese di giugno: "Il Centro Studi può e deve diventare una sede dinamica di studi a livello nazionale ed internazionale; anche Università italiane ed aziende private stanno mostrando un interesse per Orvieto con la prospettiva di realizzare, con una indispensabile sinergia tra pubblico e privato, un numero crescente di master e corsi formativi per molti giovani. Il Centro Studi cerca collaborazioni anche con le aziende e le associazioni imprenditoriali, agricole, commerciali e turistiche di Orvieto. Portare studenti comporta evidenti vantaggi principalmente per gli orvietani e per le aziende locali. Programmi di studio significano: turismo, economia, marketing territoriale. Tutti fattori di sviluppo di cui la città di Orvieto ha forte bisogno per rilanciare la sua economia". Questa non è preistoria, è il passato che ha creato iniziative dense di potenzialità per il futuro. Soprattutto oggi, quando si tratta di uscire sia dall'ubriacatura della crescita facile sia dalla miopia del risanamento senza crescita. Per questo mi sento di chiedere ancora: è cambiato qualcosa da giugno ad oggi? Quali nuove analisi sono state fatte? Quali nuovi fatti sono emersi?

Se è concesso, colpisco la palla con un'altra domanda, quella delle cento pistole: quale è l'idea di governo che abbiamo di questa nostra città e di questo nostro territorio? Se non facciamo emergere questa come domanda ineludibile e non rispondiamo costruendo un quadro basilare di riferimento, non riusciremo (qualunque sia la nostra collocazione politico-amministrativa) a porre in una dimensione costruttiva e propositiva nessuna questione (il destino del CSCO e come si raggiunge la sua autonomia finanziaria, per quale motivo bisogna trasferirlo ad altra sede, quale destinazione diamo all'ex ospedale, quale legame c'è tra tale destinazione e quella dell'area di Vigna Grande, ecc. ecc.). Se con l'aria che tira non rischiassi l'accusa o di arroganza intellettuale o addirittura di blasfemia, ricorderei a tutti che, anche nelle cose che ad uno sguardo superficiale possono apparire minute, sarebbe utile attenersi alla lettera a quanto Immanuel Kant diceva a proposito della conoscenza: "I concetti senza le intuizioni sono vuoti, le intuizioni senza i concetti sono cieche".

Franco Raimondo Barbabella


Ping Pong è la nuova rubrica di Orvietosì curata da Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni. Un appuntamento del lunedì in cui i due nostri "amici" raccontano la loro su una frase apparsa sul nostro giornale durante la settimana, una palla che io lancio ad uno dei due e che loro si rimpallano. Ci auguriamo che questo gioco vi piaccia e si ripeta il successo di "A Destra e a Manca". Naturalmente tutti i lettori sono invitati la tavolo di Ping Pong. Basta inviare una e-mail a dantefreddi@orvietosi.it
Questa è la puntata 08.

 

Pubblicato il: 30/11/2011

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