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Combattere il marciume con la pulizia, la menzogna con la verità, la stupidità con l'esercizio del pensiero, l'attendismo con la capacità di iniziativa

Ping pong #7 "Vogliamo soprattutto deciderci a chiedere che ci venga comunicato se c'è e quale è la cornice, se non il disegno, dell'opera per la quale ci si chiede (se ci si chiede) di essere cittadini consapevoli, responsabili, socialmente impegnati?". Insomma, "E' venuto il tempo di una svolta, quella dell'appello alle migliori energie e alle appropriate iniziative per la loro organizzazione con l'obiettivo di uscire dalle incertezze e guadagnarci di nuovo il futuro"

foto di copertina

"Ora però non c'è più spazio per dietrologie e la responsabilità e la coerenza del nostro ambiente politico, a destra e a manca, deve esercitarsi su azioni serie e su quelle dovrà essere giudicato. Ricordo che c'è da seguire con vigile impegno e continuità la vicenda della ex Piave e dell'ex ospedale, che non sono nell'agenda da mesi, del casello nord e della complanare, dell'uso del centro storico, della qualità dei servizi e della ricerca di risorse ed idee per promuovere lo sviluppo del territorio, non solo cittadino".

(Da un intervento di Dante Freddi su OrvietoSi del 3.11.2011)

La frase che commentiamo questa settimana è tratta da un intervento con cui Dante Freddi qualche giorno fa, partendo dal tema del nostro precedente Ping Pong, sottolinea la pericolosità e l'improduttività del clima degradante generato dall'uso sistematico di calunnia e delazione, e conseguentemente sostiene la necessità di abbandonare quel terreno per concentrarsi sui problemi stringenti e sulle azioni che ne possono determinare una soluzione. Come dire: combattere il marciume con la pulizia, la menzogna con la verità, la stupidità con l'esercizio del pensiero, l'attendismo con la capacità di iniziativa. Perciò, in definitiva, la realtà vera, rispettata perché tale e perciò anche governata, al posto della realtà inventata da alcuni a proprio piacimento (magari, ma non sempre, per qualche miserevole vantaggio) e perciò necessariamente paludosa e marcescente. Mi sembra che tutto questo potrebbe essere tradotto in un potente grido: ora basta!!!

Sì, ora basta, perché siamo arrivati tutti sull'orlo del precipizio, verso un basso sempre più indefinibile sia in termini di quantità che di qualità, e non può essere consentito più a nessuno di giocare con la pelle degli altri, che si tratti di villaggio, paesello, città o nazione. Abbiamo un Paese che, nonostante i fondamentali siano tutt'altro che disprezzabili, di fatto è posto ormai sotto tutela internazionale perché l'insieme di crisi finanziaria e politica  produce il rischio di un suo fallimento e di un conseguente processo di fallimenti a catena. In queste condizioni, non solo sono insensati i giochi tradizionali, ma sono da considerare atti di vera e propria criminalità tutte le azioni devianti rispetto ai problemi reali, perché ci sono di mezzo le sofferenze delle persone, le insicurezze e le paure, spesso il dramma della mancanza di una qualche speranza. C'è di mezzo il diritto al futuro, di tutti.

Dobbiamo ricostruire una nazione: il problema appunto riguarda tutti, proprio tutti. E io ritengo che non bisogna essere passivi rispetto alle disposizioni o alle indicazioni di iniziativa dei livelli nazionali, di governo, di partito, di organizzazione sociale. Dobbiamo invece essere attori propositivi in ogni realtà, piccola o grande che sia, e fare ciò che è necessario, in termini di crescita e sviluppo non meno che di risanamento. Il timbro delle appartenenze viene dopo, non prima.

Il nostro direttore mette in fila un elenco di problemi aperti. Se ne possono aggiungere altri (ad esempio: la pianificazione delle iniziative e dei provvedimenti per la tutela e la sicurezza del territorio in relazione ai mutamenti climatici e all'estremizzazione dei fenomeni atmosferici, o le questioni relative alla revisione e riorganizzazione istituzionale), ma quelli già bastano a far tremare i polsi ad amministratori di ogni colore. Vogliamo deciderci a chiedere di fare su ognuno il punto e delineare strategie di soluzione, procedure e tempi? Non per contraddire il sindaco Concina (che ripete in ogni occasione: "continuiamo ad operare con serietà, riservatezza e senza strepiti"), ma vogliamo soprattutto deciderci a chiedere che ci venga comunicato se c'è e quale è la cornice, se non il disegno, dell'opera per la quale ci si chiede (se ci si chiede) di essere cittadini consapevoli, responsabili, socialmente impegnati? Vogliamo vedere in concreto chi c'è e chi non c'è mentre fa finta di esserci? Vogliamo farla finita con il dare spazio e spago a gente che non meriterebbe nemmeno di essere presa in considerazione per consumare un caffè?

Io penso in sostanza non solo che bisogna liberarsi di chi passa il proprio tempo a ordire trame e di chi non sa far altro che inventare stratagemmi per sfruttare a proprio vantaggio le debolezze altrui, ma che sia venuto il tempo di una svolta, quella dell'appello alle migliori energie e alle appropriate iniziative per la loro organizzazione con l'obiettivo di uscire dalle incertezze e guadagnarci di nuovo il futuro. Come? Lo vedremo a tempo debito, ma secondo me questo ormai è il tema. Colpisco al volo e passo la palla a Pier.

Franco Raimondo Barbabella

Ricevo la palla, ma non schiaccio, perché su questi temi la partita deve continuare. Ai temi elencati da Dante, e alle integrazioni di Franco, aggiungerei un'altra questione che senz'altro essi danno per sottintesa, ma che urge e che quindi mi trovo costretto a mettere in evidenza: la crisi economica specifica di Orvieto e la conseguente disoccupazione.

Per quanto riguarda la carenza di notizie sulla sorte di Vigna Grande e dell'ex ospedale, come consigliere comunale dovrei saperne di più. Mi dispiace confessare che ne so quanto un cittadino qualsiasi. Non perché io non faccia domande, ma semplicemente perché le notizie non ci sono. Tutto ciò non mi piace. È vero che gli uccelli che covano non cantano, ma le uova dovevano essersi schiuse da un pezzo.

Per il nuovo casello dell'autostrada e per la complanare i ritardi non sono dovuti all'amministrazione comunale, ma, nel primo caso, a decisioni che devono maturare altrove e, nel secondo caso, a pasticci nelle procedure di espropriazione.

Quanto alla riforma degli enti locali, che prevede la collaborazione obbligatoria tra i comuni e che diventerà operativa con una legge regionale ancora in gestazione, non posso che denunciare una impressionante carenza d'interesse a livello istituzionale. Anche se posso testimoniare che il sindaco Concina fa eccezione.

Quanto alla crisi economica orvietana, è impressionate la mancanza di dati e la carenza di iniziative. È vero che ancora non sono stati varati i provvedimenti nazionali per lo sviluppo, ma è anche vero che la crisi orvietana ha caratteristiche particolari e deve essere affrontata con idee particolari. In altri termini, deve essere individuata la strada della ripresa al di fuori dell'edilizia (per saturazione del mercato) e senza poter contare troppo sull'agricoltura (nonostante il buon andamento del vino) e sulle manifatture (per ben collaudata mancanza di vocazione). Non restano che il turismo e il commercio.

Complessivamente si può dire che predomina un clima di indolenza. Certamente l'indolenza non può essere né toccata né misurata, ma per essere certi che essa esiste basta leggerne i segni. Cito Luigi Giussani : "Si dice segno una cosa il cui senso è un'altra cosa. Segno è dunque una realtà che non avrebbe spiegazioni se non implicando l'esistenza di un'altra realtà; senza quest'altra realtà non sarebbe uno sguardo integralmente umano quello portato sulla prima, o non si esaurirebbe  la considerazione della prima realtà senza l'ammissione della seconda."

Cito alcuni segni. L'automobilista che imbocca per la prima volta il parcheggio sotterraneo del Foro Boario si trova di fronte a un bivio. Se imbocca la rampa di sinistra tutto bene; se imbocca la rampa di destra, appena arriva di fronte alla sbarra e alla colonnetta del ticket, trova un cartello con scritto col pennarello e in solo italiano "SOLO ABBONATI". Se comprende l'italiano, fa marcia indietro bestemmiando in lingua straniera, se non lo comprende, entra nel parcheggio riservato agli abbonati, dove troverà solo cartelli in italiano che distinguono i posti liberi da quelli riservati. Preso dal dubbio, chiederà a qualcuno spiegazioni e si sentirà dire, in orvietano moderno: "Stia tranquillo, che intanto è uguale".  Altro esempio. Il forestiero che entra in un parcheggio riservato ai residenti, se non comprende l'italiano, non ci capisce niente, ma intuisce che qualcosa non va. Se chiederà spiegazioni si sentirà dire, in orvietano moderno: "Stia tranquillo, che intanto non controllano quasi mai". Ultimo esempio. Chi percorre le vie del centro storico può ammirare una quantità sterminata di divieti di sosta, ma anche un mare tranquillo di automobili che sostano nonostante i divieti. Se andrà in piazza della Repubblica e chiederà spiegazioni, gli esporranno, con flemma orvietana, varie teorie. Prima teoria: "Le macchine sono tante, da qualche parte bisogna metterle". Seconda teoria: "O si chiude un occhio o si chiudono i negozi". Terza teoria: "I vigili urbani sono pochi e hanno altro da fare che perseguitare gli automobilisti".

Tante altre situazioni che sono segni dell'indolenza si potrebbero citare, ma resterebbe comunque la domanda: "perché tanta indolenza?"

Ho paura che la ricerca della risposta sia troppo faticosa.

Pier Luigi Leoni


Ping Pong è la nuova rubrica di Orvietosì curata da Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni. Un appuntamento del lunedì in cui i due nostri "amici" raccontano la loro su una frase apparsa sul nostro giornale durante la settimana, una palla che io lancio ad uno dei due e che loro si rimpallano. Ci auguriamo che questo gioco vi piaccia e si ripeta il successo di "A Destra e a Manca". Naturalmente tutti i lettori sono invitati la tavolo di Ping Pong. Basta inviare una e-mail a dantefreddi@orvietosi.it 
Questa è la puntata 07.



 

Pubblicato il: 07/11/2011

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