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PD: che fare del Centro Studi? a che serve? lo liquidiamo?

"E buttiamo alle ortiche undici anni di sforzi e di professionalità?"  Nota del partito democratico sul traballante futuro del CSCO

Riceviamo dal PD di Orvieto e pubblichiamo

Che fare del Centro Studi? Lo liquidiamo? E buttiamo alle ortiche undici anni di sforzi e di professionalità? 

L'attuale amministrazione sta pericolosamente portando la qualità di vita della città di Orvieto sotto i livelli di guardia.

I sacrifici chiesti a tutti - a livello nazionale come a livello di Orvieto - sarebbero anche accettabili se ci fosse un'idea, un barlume di un futuro decente. Non c'è a livello nazionale. E non c'è a livello della nostra comunità. Come il governo Berlusconi, nel suo piccolo la giunta di Concina taglia, ma non presenta uno straccio di prospettiva.

Per ora, si naviga a vista, e le uniche iniziative ancora viventi sono - guarda il caso! - quelle nate nelle menti della famigerata sinistra.

Tra queste, il Centro Studi, molte volte dato per morto; oggi, molto vicino alla sepoltura definitiva.

Eppure, era partita alla grande la nuova gestione del CSCO, alla fine del 2009 appena insidiatosi il Consiglio d'amministrazione nominato dalla giunta Concina e presieduto dal prof. Roberto Pasca di Magliano. C'era da "organizzare un evento annuale di elevato profilo internazionale in settori scientifici-culturali o anche di attualità istituzionale o economico-sociale; da realizzare attività rivolte ai cittadini ed alle imprese dell'Orvietano e delle aree limitrofe, con l'intento di contribuire concretamente alla formazione di nuove competenze professionali, alla diffusione di tecnologie appropriate al territorio, alla promozione di nuove attività imprenditoriali ed allo sviluppo locale integrato, promuovendo la crescita del capitale umano e la valorizzazione delle risorse autoctone; da organizzare e gestire progetti formativi post-laurea da realizzarsi in collaborazione con Università ed altri organismi interessati alla formazione specialistica.

Nulla di ciò è stato realizzato, e non è nemmeno stato chiuso il bilancio del 2010; del previsionale 2011, neanche a parlarne. Si prospetta, quindi, la chiusura di un "ente inutile". Per capire di cosa stiamo parlando, vale la pena di fare una breve cronistoria.

La Fondazione per il Centro Studi 'Città di Orvieto' (dall'insediamento del nuovo consiglio d'amministrazione, novembre 2009, diventata "Orvieto Studi") è nata nel 2000 con l'intento di arricchire la città con l'offerta di formazione a livello universitario.

Era, allora, un'altra spinta ancora per riqualificare la città "della Rupe"; per "sprovincializzarla"; per aprire nuove opportunità ai giovani orvietani; e per far sì che la città "della Caserma" diventasse una città contemporanea, capace di offrire sedi e gestione di studi di alto livello, offrendosi anche ai committenti internazionali.

E' questa, la vera "mission" del nostro Centro Studi. Con particolare attenzione agli studi e ai corsi rivolti al nostro territorio. E, dalla riforma universitaria in poi, come sede privilegiato per corsi master post laurea.

Qualche dato può aiutare a capire gli undici anni percorsi. Gestione dei Centri di eccellenza, ciascuno con collaborazioni ad alto livello nazionale e internazionale:

            Scuola di perfezionamento in medicina veterinaria preventiva;

            Centro per la sicurezza alimentare (CERSAL);

            Scuola Librai;

            Laureati in ingegneria: 160 (dal 2002 in poi);

            Convenzioni con Università USA: c. 200 studenti all'anno;

            Introito per la città (presenza studenti e corsisti): € 2.500.000 all'anno.

Ma a che serve tutto questo? si dice oggi. Se i conti non tornano?

Certo che i conti non tornano se i soci fondatori - il Comune di Orvieto e la Fondazione della Cassa di Risparmio di Orvieto - non pagano le loro quote.

            La Fondazione Cassa di Risparmio non versa la quota societaria dal 2008;

Il Comune di Orvieto, nel 2010, ha erogato € 10.000;

Nel previsionale 2011, al Centro Studi, zero euro.

Eppure, il risanamento del Centro Studi sarebbe perfettamente fattibile. Così come è stato fatto e si continua a fare per il risanamento del Teatro Mancinelli. Per i debiti accumulatisi (pesa soprattutto la gestione di prima del 2007), la rinegoziazione con i creditori (in particolare con la cooperativa Carli) sarebbe a buon punto. Se non la si porta a termine, è perché non si vuole farla. A chi la risposta? Ai soci fondatori. Il Comune e la Fondazione Cassa di Risparmio.

Per il Sindaco "questa istituzione ha delle valenze e potenzialità straordinarie () Nel rilancio futuro, c'è un piano di sviluppo del centro che gli deve consentire di avere una vita serena e positiva dal punto di vista economica" (parole al consiglio comunale del 21.10.11).   

Ed ecco girare le tante idee per il "nuovo" futuro del Centro Studi. C'è chi dice che lo si potrebbe scindere in due (come fu per l'Alitalia!- sic): la "bad company" (che gestisce il deficit) e la "good company" (che inizia da capo, inserendovi magari anche qualche piccola "iniziativa formativa" già attiva in città, come corsi di lingua per stranieri). Con gestione affidata ai privati. Ma comunque, certamente, non più un "Centro Studi" di alto livello, con le sue certificazioni che oggi ne attestano il livello delle prestazioni:

            Certificazione di qualità a livello internazionale (IQNET);

            Certificazione regionale quale "Agenzia per la formazione superiore continua e    permanente".

E' ovvio che per l'ottenimento delle certificazioni vi sia stata anche una continua formazione del personale. Il Centro Studi, quindi, ha fatto a livello locale ciò che oggi si chiede a livello nazionale: formare, innovare, creare opportunità.

Ma c'è già chi dice: che c'importa delle certificazioni di qualità e del personale qualificato; facciamo una cosa più piccola, più turistica, più economica Più alla portata di Orvieto E con conti in ordine. Una roba "low cost", "low profile". Forse un'agenzia multiservizi?

In definitiva, a che serve la formazione, la cultura? A che serve offrire opportunità ai giovani? A niente, secondo alcuni, se i conti non sono in pareggio. E', invece, il futuro delle nostre società, ribattono altri, anche a costo di dover rinegoziare i debiti.

La liquidazione tout court del Centro Studi toglierebbe le castagne dal fuoco ai ragionieri; ma per Orvieto significherebbe un ulteriore abbassamento della qualità di vita di una città che una volta voleva essere orgogliosamente diversa da altri mille piccoli borghi del Centro Italia. 

Pubblicato il: 06/11/2011

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