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I trappoloni

di Dante Freddi Ora però non c'è più spazio per dietrologie e ricerche di responsabilità e la coerenza del nostro ambiente politico, a destra e a manca, deve esercitarsi su azioni serie e su quelle dovrà essere giudicato

foto di copertina

In città c'è una zona paludosa in cui sguazzano  i soliti abituati a muoversi nel pantano.  
E' utile fermarsi un attimo a ragionare su questo, perché se non si sventano i trappoloni e non si isola chi li innesca,  le idee, qualsiasi idea onesta, non compirà un passo innanzi.
La delazione ha preso il sopravvento sulla denuncia aperta e chiara e leale  ed è quindi necessario contrastare chi confeziona trappole, perché non trovi ossigeno per alimentare i suoi biechi progetti.

Così come stanno le cose, con le consuete modalità di informazione, gli inquinatori di pozzi hanno  vita facile. La lettera falsa di Frizza sulla presunta incompatibilità di Turreni e Ranchino è emblematica.  Chi ha subodorato  l'imbroglio ha raccontato soltanto l'azione del falsario, chi non ha sgamato ci ha costruito una notizia. I due pezzi insieme, due mezze verità,  erano comunque esplosive anche così e chi aveva interesse a mestare ha mestato.

 Tutti ci siamo resi più o meno complici, con articoli o con chiacchiere, di un ignoto che falsifica  la carta intestata del Comune e compie quindi un reato.  In Consiglio comunale c'è stato perfino qualche inconsapevole consigliere che ci voleva costruire sopra un dibattito, ad avvalorare ulteriormente, dentro le istituzioni, un atto sciagurato.

Non va bene, così la comunità perde ogni stimolo al ragionamento e si impoverisce.

Quando le situazioni non sono chiare si lascia spazio alle interpretazioni della realtà più diverse e fantasiose, o magari incredibilmente vere.  Ma se di ogni fatto e di ogni persona si cerca il dietro anziché l'evidente, forse si esercita l'ingegno e si scopre anche qualche altarino, ma senza compiere un passo avanti.

Massimo Gnagnarini, persona onesta ed intelligente, che usa il cervello, ha esagerato nelle deduzioni e la scorsa settimana ci ha raccontato in un corsivo una storia sull'anatra zoppa e sul motivo per cui ora non presenta più problemi motori che è certamente verosimile, quasi vera ma  forse totalmente falsa.
Per il "sodato semplice dell'Udc, come si definisce, ci sarebbe stato un "soccorso rosso" a Còncina che l'ha salvato e gli ha fornito una protesi, purché non facesse crescere insieme a sé una nuova classe dirigente. Da qui la scelta di assessori forestieri, senza ambizioni per domani, sostituibili facilmente con un grazie anche se bravi, storie d'amore senza strascichi sentimentali.
Ci sono circostanze che certificano la teoria gnagnariniana e la questione degli assessori non orvietani risultata almeno curiosa, al di là della validità delle persone, ed ha ovviamente alimentato teorie diverse.
Ora però non c'è più spazio per dietrologie e ricerche di responsabilità e la coerenza del nostro ambiente politico, a destra e a manca, deve esercitarsi su azioni serie e su quelle dovrà essere giudicato.
Ricordo che c'è da seguire con vigile impegno e continuità la vicenda della ex Piave e dell'ex ospedale, che non sono nell'agenda da mesi, del casello nord e della complanare, dell'uso del centro storico, della qualità dei servizi e della ricerca di risorse ed idee per promuovere lo sviluppo del territorio, non solo cittadino. Tanto per citare alcuni argomenti che certamente il sindaco sta affrontando "ventre a terra" e con la consueta "riservatezza", tanta da sembrare fermo.

Insomma, da domani Ranchino e Turreni non faranno più notizia e neppure la storia delle stampelle di Còncina e vorremmo invece raccontare  agli orvietani che qualcosa si muove per rendere migliore la nostra vita. E su questo il contributo del "soldato semplice dell'UDC" sarebbe utilissimo, forse più di quanto non lo sia stato finora quello dei generali di complemento.

Pubblicato il: 03/11/2011

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