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ASL. Il cambio turno è lavoro aggiuntivo

Il tribunale di Orvieto con sentenza numero 72 del 2 settembre scorso ha scritto un capitolo destinato a diventare un precedente importante nelle vertenze che da anni gli infermieri portano avanti contro le rispettive Asl. Il giudice del lavoro Gianluca Forlani ha accolto infatti il ricorso presentato da cinque infermieri ...

ORVIETO - "Il cambio turno è lavoro aggiuntivo". Il tribunale di Orvieto con sentenza numero 72 del 2 settembre scorso ha scritto un capitolo destinato a diventare un precedente importante nelle vertenze che da anni gli infermieri portano avanti contro le rispettive Asl. Il giudice del lavoro Gianluca Forlani ha accolto infatti il ricorso presentato da cinque infermieri nei confronti della Asl 4 di Terni per il riconoscimento del tempo del cambio abiti e passaggio delle consegne quantificandolo in un quarto d'ora prima dell'inizio del turno. Per ogni infermiere sarà quantificato un risarcimento che varia a seconda delle diverse richieste dei ricorrenti che avevano presentato documentazioni diverse. Si tratta comunque di cifre da capogiro, senza considerare che - benché le richieste siano state nel caso specifico inferiori al limite massimo previsto, la legge prevede una prescrizione quinquennale per questo tipo di rivendicazioni. Non a caso la Asl che è stata condannata anche la pagamento delle spese processuali, tramite il legale l'avvocato Maria Teresa Lavari si sta affrettando a presentare ricorso davanti alla Corte di Appello di Perugia. La battaglia per il riconoscimento del "cambio turno" viene portata avanti da anni dalla Uil che ne ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia dentro agli ospedali. In pratica quello che viene rivendicato dal sindacato, sostenuto nella causa dall'avvocato Maurizio Dammando, del foro di Terni e che ora il tribunale di Orvieto ha riconosciuto è che il quarto d'ora necessario al cambio della divisa e al passaggio delle consegne venga retribuito come tempo di lavoro. Notoriamente infatti gli infermieri (ma non solo loro) per senso di responsabilità e correttezza verso i propri colleghi giungono al lavoro mediamente dieci - quindici minuti prima dell'inizio del turno lavorativo proprio per indossare la divisa e raggiungere il reparto dove ricevere dai colleghi tutte le informazioni necessarie ad iniziare il turno. È vero: la cartella infermieristica registra già tutto quanto concerne le condizioni del paziente ma il passaparola di persona sui vari problemi psico-fisici dei pazienti resta un momento imprescindibile ad ogni inizio turno per migliorare l'assistenza. In busta paga però questo lavoro in più non viene riconosciuto. Si viene retribuiti in base all'ora di presa di servizio programmata, "regalando" alla Asl un quarto d'ora oggi un quarto d'ora domani per arrivare a diverse ore di tempo lavorativo alla fine del mese. Il giudice del tribunale di Orvieto Gianluca Forlani ha ritenuto adesso legittime le richieste dei primi cinque infermieri che hanno fatto ricorso. La sentenza del due settembre scorso, notificata alle parti il 20 settembre, apre di fatto la strada a quella che si prospetta già come una raffica di potenziali ricorsi. E non solo per gli infermieri, ma anche per altre categorie professionali. Per il momento, in ogni caso, la Asl provinciale è decisa a resistere con il ricorso in Appello per contrastare un pericoloso precedente che potrebbe procurare alla casse della Sanità un'emorragia da migliaia e migliaia di euro.

Pubblicato il: 02/11/2011

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