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In Umbria il ciclo dei rifiuti soffre di inadempienze multiple. Orvieto è un anello debole e rischia. Dobbiamo invocare 'un giudice a Berlino'?

Ping pong #6 " Si parla di gestione dei rifiuti e discarica orvietana. "Il piano regionale per alcuni aspetti è inadeguato (il sistema del riciclo), per altri forse è troppo gradualista, ma c'è; gli ATI e i comuni sanno che la raccolta differenziata spinta si può e si deve fare, ma per larghissima parte sono inadempienti e non fanno né il necessario né il possibile; nella fase transitoria sono necessari due termovalorizzatori, uno a Terni e a Perugia, ma i soggetti che debbono deciderne l'ubicazione non si decidono a deciderla"

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È gravissimo che questa Regione di soli 800.000 abitanti sia ancora a livelli di raccolta differenziata bassissimi. Avrebbe dovuto raggiungere nel 2010 un obiettivo di raccolta differenziata del 50%, mentre registriamo valori intorno  al 30%, che la collocano tra le regioni poco virtuose in tema di gestione dei rifiuti. ( Da un comunicato di 'Coordinamento Orvietano Rifiuti Zero')

Vi sono gli eletti dal popolo, poi vi sono quelli che occupano un posto dirigenziale pubblico per grazia ricevuta, non sempre ben meritata, dagli eletti dal popolo. Tutti, più o meno, costano e tutti stanno inchiodati alle loro postazioni di potere. Mai nessuno che si vergogni e ritorni nell'ombra. Quando si trovano di fronte a un problema un po' difficile lo lasciano marcire. La magistratura non sa dove mettere le mani, sempre che abbia voglia di mettercele.

La politica della smaltimento dei rifiuti in Umbria è la palese dimostrazione dei concetti testé espressi. Si sa che la raccolta differenziata dei rifiuti è indispensabile per il loro corretto riuso, riciclo e smaltimento. Non perché lo dicono gli ambientalisti, che, come tutti gli "isti", sono molto affezionati ai loro punti di vista, ma perché lo dimostra l'esperienza e lo stabilisce la legge.

Non so se dipenda dall'indole del popolo umbro o dalla stagnazione politica o dalla congiunzione degli astri, ma ho l'impressione di una grande e generalizzata indolenza. La cosiddetta "raccolta differenziata spinta" è stata realizzata in molti comuni d'Italia anche partendo da situazioni più complicate di quella umbra. È sostenibile economicamente, incrementa l'occupazione, è ecologicamente corretta, è moralmente e legalmente giusta. Non riesco a capire  come un sindaco o un assessore possa dormire tranquillo la notte se nel suo comune la maggior parte dei rifiuti va a finire in una discarica o in un inceneritore. Non riesco a capire come abbia il coraggio di guardarsi nello specchio sapendo che migliaia di sindaci hanno affrontato e risolto ragionevolmente il problema. Altrettanto dicasi per amministratori regionali e provinciali. Quando, garbatamente o sgarbatamente (a seconda dell'umore della giornata, che non può essere sempre lo stesso) dico queste cose a lorsignori, essi si profondono nello snocciolare dubbi, nell'accampare difficoltà, nello scaricare la colpa sugli altri. La causa principale di questa situazione è una tragica mancanza di valori, che spesso s'accompagna alla stupidità, negli occupatori di poltrone pubbliche. Non si può e non si deve fare di ogni erba un fascio, ma distinguere l'erba buona è sempre più difficile.

Così si lascia maturare l'emergenza  e si parla del possibile conferimento a Orvieto dei rifiuti dell'ambito spoletino e folignate. I calanchi orvietani, nonostante le lotte degli ambientalisti, le prese di posizione ufficiali, i vincoli ambientali, l'incalzare delle scadenze di legge e la volontà popolare, non se li sono mai levati dalla mente.

Possiamo solo sperare in "un giudice a Berlino".

Pier Luigi Leoni
     

Raccolgo la palla che mi manda Pier Luigi e glie la rimando senza schiacciare, per la semplice ragione che non posso che sottoscrivere quanto lui ha scritto. In particolare quando rileva che, mentre in altre parti d'Italia "la cosiddetta 'raccolta differenziata spinta' è stata realizzata anche partendo da situazioni più complicate di quella umbra", qui si ha "l'impressione di una grande e generalizzata indolenza", per cui in termini di capacità amministrativa "distinguere l'erba buona è sempre più difficile".

Mi sembra però di avere qualche cosa da dire sul fatto che non si possano ormai distinguere ruoli e responsabilità e di conseguenza non ci resti che sperare in "un giudice a Berlino", come fece nel '700 quel mugnaio di Potsdam che, essendosi rivolto invano a tutte le corti per avere giustizia dei soprusi di un nobile, arrivò infine a Federico il Grande dal quale ottenne invece finalmente piena soddisfazione. La metafora appartiene ad una bella e nobile tradizione drammaturgica, secondo la quale "il miglior giudice è il re". In epoca di democrazia il re è il popolo sovrano, e dunque al popolo spetta ogni responsabilità e decisione, la prima e principale delle quali è ovviamente il giudizio sugli eletti e conseguentemente il loro mantenimento in caso di giudizio positivo o la loro sostituzione in caso contrario. Per un giudizio fondato è pertanto decisiva la distinzioni dei ruoli e delle responsabilità.

Il piano regionale prevede la "raccolta differenziata spinta" in direzione dei "rifiuti zero" (50-60% fino a 80%) e la Regione ha stanziato per questo degli incentivi, che se non ricordo male vanno oltre il milione di euro. Previsione troppo prudente e pochi soldi per incentivare sul serio? Può darsi. Soprattutto, direi che manca una spinta decisa verso un sistema integrato del riciclo. Ma ciò da cui in primo luogo non si può prescindere per un giudizio fondato è che sono gli ATI e i comuni che si debbono organizzare per ottenere i risultati auspicabili previsti dal piano. Lo fanno adeguatamente? Di sicuro no, e in alcune parti dell'Umbria siamo molto al di sotto dell'adeguatamente. Penso dunque che sia saggio affermare che, se la raccolta differenziata nel giro di due/tre anni passasse dall'attuale 30% a quel 60/80% previsto dal piano, saremmo sulla giusta strada di una moderna politica del trattamento dei rifiuti.

Il piano regionale prevede inoltre che il ciclo dei rifiuti si chiuda con la realizzazione di due termovalorizzatori, uno a Terni e uno a Perugia. Dove? Questo è un altro punctum dolens, il cui superamento spetta ancora una volta ad ATI e comuni. E, mentre per Terni la soluzione sembra scontata, per Perugia si è lungi dal sapere quale possa essere.

Un bel guaio, perché nella fase transitoria (che dovrebbe fare da ponte verso quella dell'effettiva raccolta differenziata spinta e del connesso sistema del riciclo) la mancanza degli impianti di termovalorizzazione vuol dire che le poche discariche umbre attualmente attive sono destinate ad esaurirsi presto, compresa quella di Orvieto.

Alcune cose allora mi sembrano chiare: il piano regionale per alcuni aspetti è inadeguato (il sistema del riciclo), per altri forse è troppo gradualista, ma c'è; gli ATI e i comuni sanno che la raccolta differenziata spinta si può e si deve fare, ma per larghissima parte sono inadempienti e non fanno né il necessario né il possibile; nella fase transitoria sono necessari due termovalorizzatori, uno a Terni e a Perugia, ma i soggetti che debbono deciderne l'ubicazione non si decidono a deciderla.

Conclusioni: 1. tutti facciano la loro parte; 2. Orvieto non può essere il capro espiatorio delle inadempienze altrui, però il Comune si muova, faccia ben più e meglio di quanto non fa per la raccolta differenziata e per il riciclo e dica chiaro e tondo che le decisioni su Le Crete vanno rispettate; 3. la Regione infine ponga un termine alla moral suasion e poi si decida ad usare i poteri sostitutivi.

In fondo mi sembra che per risolvere problemi come questi non basti invocare il pronunciamento del giudice di Berlino, cioè il ricambio degli eletti mediante decisione del corpo elettorale, nemmeno come ultima spiaggia. Va bene denunciare, invocare e spingere. Ma alla fine, finché la maggioranza del popolo non avrà capito, volente o nolente, che il destino è segnato e che i comportamenti vanno adeguati ai dettami di una moderna razionalità della convivenza e perciò della gestione dei beni comuni (che riguarda sia gli eletti che gli elettori) poco di serio succederà. Io, al contrario, vorrei continuare a sperare che succeda molto di serio, e che, certo, succeda anche presto.

Franco Raimondo Barbabella


Ping Pong è la nuova rubrica di Orvietosì curata da Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni. Un appuntamento del lunedì in cui i due nostri "amici" raccontano la loro su una frase apparsa sul nostro giornale durante la settimana, una palla che io lancio ad uno dei due e che loro si rimpallano. Ci auguriamo che questo gioco vi piaccia e si ripeta il successo di "A Destra e a Manca". Naturalmente tutti i lettori sono invitati la tavolo di Ping Pong. Basta inviare una e-mail a dantefreddi@orvietosi.it 
Questa è la puntata 05.
L'archivio di Pin pong è nella rubrica sotto la testata


 

Pubblicato il: 24/10/2011

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