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I resti mortali del conte Cahen profanati. Ma non interessa nessuno

di Alessio Mancini  I risultati dell'indagine parlamentare sull'antisemitismo, e lo scenario che configurano ci inducono a seriamente riflettere se all'orgine di tale gesto ci sia una matrice antisemita

foto di copertina

Avevo pensato di scrivere su di un argomento di cui mi occupo ormai da qualche tempo, ovvero, della presenza ebraica nell'Orvietano in età contemporanea, e questo a seguito della mia monografia sulla famiglia Cahen, la prestigiosa dinastia di banchieri ebrei di origine belga che dalle loro residenze incantate di Allerona e Torre Alfina si fecero protagonisti della vita sociale, politica ed economica dell'Europa ottonovecentesca. Volume uscito nelle librerie nel febbraio dello scorso anno.  

Dalla pubblicazione del volume, ovviamente, le mie ricerche d'archivio sulla famiglia Cahen non si sono arrestate, allargandosi, anzi, fino a comprendere tracce di altre famiglie israelite fino ad oggi dimenticate ma tutt'altro che trascurabili per la storia socioeconomica e culturale dell'area Orvietana, dell'alto Lazio e della bassa Toscana. Rimandando, però, ad un'altra occasione un esaustivo aggiornamento sullo stato dell'arte della ricerca vorrei, invece, soffermarmi su un altro argomento. Proprio pochi minuti prima di accingermi a scrivere il presente intervento, scrutando le colonne di Repubblica.it, ho notato il seguente articolo a firma di Alberto Custodero: Il 44% degli italiani "ostile" agli ebrei. L'antisemitismo si diffonde sul web1.

Nel riportare i risultati di un'indagine parlamentare conoscitiva - eseguita dalle Commissioni Affari Costituzionali ed Esteri in collaborazione con la presidenza del Consiglio - l'autore rivela che quasi un italiano su due manifesta opinioni ostili agli ebrei e "nel 12 per cento dei casi questa l'ostilità si configura come antisemitismo vero e proprio. Ma l'antisemitismo, oggi, è online. Si diffonde sul web, in modo nuovo perché trasmette agli internauti messaggi razzisti di natura "subliminale" e per questo più pericolosi, il cui obiettivo non è convincere alla conversione all'antisemitismo, ma rendere l'antisemitismo "socialmente" accettabile nella comunità online, facendo venire meno l'equazione razzismo uguale antisemitismo. Lasciando ad altri, e ben più autorevoli autori, la triste analisi di questi dati, vorrei riportare qui le parole rilasciate, in occasione della pubblicazione dei risultati dell'indagine, da Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, che ha evidenziato "il pericolo del nuovo antisemitismo" recentemente concretizzatosi in "aggressioni alle comunità ebraiche, alle loro sinagoghe, scuole, cimiteri". Ora scusandomi con il lettore se mi concedo brusche capriole argomentative, vorrei tornare ad Allerona ed ai Cahen. Come alcuni probabilmente già sanno, all'indomani della presentazione della monografia, la tomba del marchese Edoardo Cahen - uno splendido mausoleo in stile gotico nascosto nel bosco del Sasseto ai piedi del Castello di Torre Alfina, sul confine con il Comune di Allerona - è stata profanata e il sarcofago di marmo bianco che custodiva le spoglie del nobiluomo spezzato, fino a portare alla luce un volto ormai trasfigurato.

Ovviamente non si conoscono le motivazioni di un simile gesto rimasto ad oggi opera di anonimi delinquenti e mai rivendicato, ma, trattandosi della terza profanazione in poco più di 50 anni, pare evidente che l'ipotesi dello sciacallaggio lasci rapidamente il terreno a spiegazioni sicuramente ben più torbide e cupe. A ciò si aggiunga la voce - alimentata peraltro da diversi articoli apparsi su alcuni giornali del Viterbese - di presunte foto circolanti su internet del corpo del marchese con un paletto piantato nel petto. Non si vuole qui forzare pregiudizialmente lo spettro dell'antisemitismo (e/o, men che meno, di uno scimmiottato e adolescenziale occultismo) ma è certo che al grottesco gesto, passato abbondantemente in sordina nell'opinione pubblica, non è ancora stata data una motivazione, ammesso che ce ne sia una oltre l'aberrazione umana. Di certo, i risultati dell'indagine parlamentare sull'antisemitismo, e lo scenario che configurano ci inducono a seriamente riflettere se all'origine di tale gesto ci sia una matrice antisemita. Come se non bastasse, oltre all'assurdità della profanazione in sé, vi è un secondo fatto, forse ancor più allarmante, perché - questo sì - possibile frutto di un razzismo strisciante e, quindi, più subdolo. La profanazione è avvenuta (o meglio è stata scoperta) il 13 aprile scorso. Oggi, a sei mesi di distanza (!!), incredibilmente, il corpo del marchese Edoardo Cahen è ancora colpevolmente lì, all'aria, esposto alle intemperie, agli appetiti animali e alla morbosa curiosità dei "turisti dell'orrore" (come si può vedere dalla foto scattata una settimana fa). Nessuno ha sentito il dovere, se non di richiudere il sarcofago con l'originale lastra di marmo, almeno di restituire alla salma una benché minima protezione e di sottrarla alla mercè della natura e dell'uomo. E' impossibile non pensare che, nelle concause di tale stato di cose, accanto a motivazioni economiche e burocratiche, abbia influito anche la diversa appartenenza religiosa di Edoardo Cahen. Avvertito, già in vita, come un personaggio straordinario, e pertanto estraneo alla comunità Alleronese e Torrese, oggi la sua tomba, così diversa e così affascinante, non sembra far vibrare nei cuori e nelle menti dei cittadini di questi due paesi le stesse corde emotive che si è soliti riservare al culto dei morti. Perché? Ovviamente, com'è noto, sul mausoleo come su tutte le ex proprietà dei Cahen a Torre Alfina pesano le sorti del fallimento dell'ultimo proprietario, l'ex patron del Perugia Calcio, Luciano Gaucci, concretizzatesi in un sigillo della guardia di finanza che impone di fatto l'immobilismo più assoluto. Ciò detto, appare sconcertante - anche a voler dimenticare la figura storica di Edoardo Cahen non solo per le sorti di Allerona e Torre Alfina ma dell'Italia tutta - che le spoglia mortali di un uomo non godano del minimo rispetto nemmeno da parte degli amministratori (dove per amministratori intendo chiunque possa operare od esprimersi in maniera determinante sull'argomento, dai curatori fallimentari all'amministrazione comunale di Acquapendente) se non in virtù di una pietas cristiana almeno in virtù di una pietà civile ed umanisticamente intesa, ovvero come sentimento che induce l'uomo ad amare e rispettare il prossimo.

 

Dal dí che nozze e tribunali ed are

diero alle umane belve esser pietose

di se stesse e d' altrui, toglieano i vivi

all' etere maligno ed alle fere

i miserandi avanzi che Natura

con veci eterne a sensi altri destina.

[Foscolo, I Seplocri, vv. 91-96]

Se, come sosteneva Foscolo, intorno alle tombe si raccolgono i valori fondamentali di un popolo, ed esse sono dunque un metro per misurare il grado di civiltà di una società - perché solo la capacità di richiamare il senso del passato fa nascere le tradizioni civili dei popoli - amaro spettacolo offriamo oggi sul palcoscenico del bosco del Sasseto.

Pubblicato il: 21/10/2011

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