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Non è detto che non grideremo Viva Brugiotti

Ping pong #5 La palla salta sul tavolo di Barbabella e Leoni e dice di traffico e sosta: "Troppo traffico nelle zone pedonali, si va verso lo scalo merci. La rivoluzione in materia di carico e scarico, tema al centro di polemiche e petizioni, è annunciata dall'assessore al Suolo pubblico e arredo urbano, Leonardo Brugiotti"

foto di copertina

"Troppo traffico nelle zone pedonali, si va verso lo scalo merci. La rivoluzione in materia di carico e scarico, tema al centro di polemiche e petizioni, è annunciata dall'assessore al Suolo pubblico e arredo urbano, Leonardo Brugiotti".

L'attenzione dei giocatori in queste partite di ping-pong dialettico non è concentrata sui massimi sistemi, ma sul sistema Orvieto. E il centro storico, coi suoi problemi di traffico, è un elemento di questo sistema. Una razionale disciplina del traffico nel centro storico è necessaria non solo per chi vive e lavora in questa porzione del territorio comunale, ma per tutto il sistema. La razionalità della disciplina del traffico migliora la qualità della vita sull'acrocoro orvietano, incide positivamente sul valore degli immobili, incoraggia i proprietari a investire su di essi e crea così un circolo virtuoso nel quale i risparmi escono dalle fauci delle banche, le imprese edili lavorano, le case si riempiono di gente che ha disponibilità economiche, i visitatori aumentano e si trattengono più volentieri, le attività dei servizi rifioriscono, il centro più bello, più vitale e più ricco riverbera la sua luce e la sua forza economica su tutto il territorio.

Tutte queste belle cose sarebbero la conseguenza di scelte razionali, studiate a tavolino elaborando algoritmi sulla base dei dati statistici e con l'assistenza di esperti, scelti tra i migliori docenti dei costosissimi master nei quali i genitori confidano per un futuro professionale dei loro figli.

Ma c'è un ma. Nelle scelte politiche (e la disciplina del traffico è solo l'aspetto giuridico della politica del traffico) il criterio base non è la razionalità, ma la ragionevolezza. La politica del traffico necessariamente impatta su opinioni, ansie, timori, abitudini, pregiudizi, egoismi, contrasti di interessi, qualità degli operatori commerciali e dei professionisti, prontezza e lucidità dei dirigenti bancari, preparazione e capacità lavorativa degli addetti al controllo e risolutezza degli amministratori comunali.

Faccio un esempio, la razionalità vorrebbe che gli automobilisti che lasciano le auto in divieto di sosta, o prive di tagliando nelle aree riservate ai residenti o senza ticket nei parcheggi a pagamento fossero multati da vigili urbani circolanti con continuità. La ragionevolezza vuole che ciò sia fatto con gradualità e rigore, non senza prima aver verificato dove i divieti di sosta sono inutili.

Altro esempio. La razionalità vuole che una città dotata di 1.200 posti auto al coperto non consenta che essi siano quasi sempre semivuoti perché i possessori di automobili usano spazi pubblici del centro storico come se fossero privati. Ma la ragionevolezza vuole che si provveda con gradualità e incentivando con soluzioni articolate di abbonamento l'uso dei posti al coperto.

Tanti altri esempi si potrebbero fare.

Per quanto riguarda la individuazione di luoghi per lo scalo merci nel centro storico, il provvedimento annunciato dall'assessore Brugiotti sembra sia razionale che ragionevole. Piuttosto non è facile capire perché non sia stato già adottato da qualche decennio.

La razionalità e la ragionevolezza richiederebbero che tutto il sistema della mobilità nel territorio comunale, e tra esso e gli altri territori, fosse costantemente all'ordine del giorno. Sarebbe bene che gli assessori fossero costantemente aggiornati sui dati del traffico e si aggiornassero pure da soli, alzandosi presto la mattina e accompagnandosi alla gente incavolata che si muove coi mezzi pubblici o che cerca il parcheggio coi mezzi privati. Sarebbe pure utile che si mettessero una fascia al braccio con scritto information service  per rendersi conto di quanto la nostra città sia enigmatica per gli sventurati visitatori.

"Conoscere per governare", raccomandava Luigi Einaudi.

Pier luigi Leoni

Se Einaudi raccomandava di "conoscere per governare", Auguste Comte diceva "conoscere per prevedere, prevedere per agire". Insomma, che la questione la si guardi con l'occhio dell'economista (Einaudi) o con quello del filosofo (Comte) la cosa davvero importante è che ci sia un rapporto non occasionale tra pensiero e azione, conoscenza del problema e soluzione meditata e realizzata. E poche questioni come il traffico, la mobilità e la sosta, non solo richiamano visioni generali e politiche concrete, ma mettono alla prova le amministrazioni e le persone che ne sono espressione. Sulle implicazioni generali Pier Luigi ha detto bene e io non potrei dire meglio. Ma il caso di Orvieto ha delle specificità su cui credo valga la pena riflettere un po'.

Dico subito che l'assessore Brugiotti ha ragione da vendere quando pone con piglio il problema della disciplina del carico e scarico merci nel centro storico e annuncia soluzioni radicali. Se poi queste saranno insieme razionali e ragionevoli, come dice Pier Luigi, ne daremo anche noi volentieri atto all'assessore. Tuttavia, se è concesso (non per sfiducia, ma per prudenza), solo dopo averle viste e sperimentate. Perché sta appunto qui la specificità di Orvieto, e per renderne precisamente ragione non posso evitare un'altra citazione filosofica. Si tratta del passaggio dalla potenza all'atto di cui parla Aristotele per spiegare il movimento: tutto ciò che è in atto (ogni cosa esistente) lo è in quanto poteva esserlo (appunto lo era in potenza), ma è passato dalla potenza all'atto in quanto quel qualcosa esiste già in atto. Si potrebbe dire, banalizzando ma non troppo, che ciò che deve esistere qui, potrebbe esserci perché da qualche parte già c'è. Ma, ammesso che il principio aristotelico sia in grado di spiegare il movimento in generale, di sicuro non lo può fare per ciò che accade ad Orvieto.

Mi spiego. Orvieto ha potenzialità straordinarie, che però stentano sempre a passare dalla potenza all'atto. Le questioni della mobilità e della sosta ne sono un'esemplificazione per così dire esemplare: tutto il centro storico può essere una meravigliosa isola pedonale, meglio, un vero e proprio salotto da vivere con caratteristiche di tale bellezza e originalità che ti si apre l'animo solo a pensarci. Eppure sembra che non basti mai quello che si fa per raggiungere tale obiettivo, cioè la potenza non diventa mai atto. Già negli anni sessanta del secolo scorso ci fu chi volle la prima isola pedonale come risposta di salvaguardia del centro storico dal montante traffico automobilistico e premessa di scelte progressive ben più impegnative e radicali, che però per lungo tempo non sono arrivate in quanto mancavano le strutture alternative. Negli anni ottanta tali strutture sono state progettate e realizzate appunto con il sistema di mobilità alternativa (parcheggi dello scalo e del foro boario, scale mobili e ascensori), ma la pedonalizzazione non è arrivata. Negli anni duemila è stato anche realizzato il parcheggio di via Roma, ma la pedonalizzazione ancora non è arrivata. Cioè niente passaggio dalla potenza all'atto.

Anzi, sembra che più ci si sforzi di creare le migliori condizioni strutturali per fare scelte organizzative efficaci e più ci si trova lì dove si era con in più solo l'amarezza dell'impotenza. E tutto degrada.

La ragione? Tento di spiegarlo con un esempio. Negli anni duemila l'amministrazione decise a più riprese di mettere ordine nel caos del centro storico dove ognuno faceva quello che gli pareva: arredo urbano ad interpretazione libera, carico e scarico quando ti pare, sosta dovunque. Addirittura fu fatta la megagalattica operazione delle barriere elettroniche, un omaggio alla modernità tecnologica e, si disse, al bisogno di sicurezza. Cambiò qualcosa? No. Anzi, anche nell'isola pedonale fu più caos di prima. Ecco dunque la risposta, che è assolutamente banale: è del tutto inutile stabilire regole se poi le regole non si rispettano e non le si fanno rispettare.

Per questo dirò bravo all'assessore Brugiotti solo dopo che avrò visto che cosa concretamente avrà fatto e se quel che ha fatto funziona. Mi piacerebbe però anche conoscere quale è il progetto di città che si vuole realizzare, e i modi e i tempi con cui si intende procedere. Sto parlando anche di arredo urbano, organizzazione della mobilità e della sosta, prezzi, disciplina degli esercizi commerciali, ecc. ecc. In mancanza di ciò temo che molto di quel che della città è in potenza rischia di restare tale. Però se Leonardo Brugiotti allora

Franco Raimondo Barbabella

 


Ping Pong è la nuova rubrica di Orvietosì curata da Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni. Un appuntamento del lunedì in cui i due nostri "amici" raccontano la loro su una frase apparsa sul nostro giornale durante la settimana, una palla che io lancio ad uno dei due e che loro si rimpallano. Ci auguriamo che questo gioco vi piaccia e si ripeta il successo di "A Destra e a Manca". Naturalmente tutti i lettori sono invitati la tavolo di Ping Pong. Basta inviare una e-mail a dantefreddi@orvietosi.it 
Questa è la puntata 05.
L'archivio di Pin pong è nella rubrica sotto la testata

Pubblicato il: 17/10/2011

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