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Cimicchi è tornato

di Stefania Tomba Anzi è "In movimento per Orvieto" come recita lo slogan - Impo - del suo progetto che avrebbe già il sostegno di "giovani tecnici e imprenditori". In movimento, per dove? Ma per la poltrona di sindaco, è ovvio

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di Stefania Tomba

ORVIETO - Cimicchi è tornato. Anzi è "In movimento per Orvieto" come recita lo slogan - Impo - del suo progetto che avrebbe già il sostegno di "giovani tecnici e imprenditori". In movimento, per dove? Ma per la poltrona di sindaco, è ovvio. Lo dice chiaramente, aprendo la conferenza stampa che ha tenuto ieri pomeriggio con un disinvolto quanto provocatorio: "Dove eravamo rimasti?". Vuole tornarsi ad occupare in prima persona di Orvieto - "sarò anche un trombato di lusso, ma non sono un ferro vecchio da buttare" ha spiegato in barba alla damnatio memoriae "non tollerabile" che lo perseguita da sette anni - e senza "delegare", cosa che ammette di aver provato a fare ma con grandi delusioni ("chi mi viene a trovare in campagna, non mangia con me in piazza della Repubblica").

Insomma, Cimicchi si libera sfacciatamente l'etichetta di reprobo che gli è stata affibbiata e, rinunciando a fare il "ventriloquo", si espone. "E' salita in me una sincera e serena indignazione" ha annunciato. E allora: "Se non ora quando?". "Se non sono io per me, chi sarà per me? Se non cosi, come? E se non ora, quando?" ha scandito nel suo stile, regalando a tutti cronisti intervenuti il volume di Primo Levi. L'ex sindaco ha poi sbarrato subito la strada ai sospetti di quanti credono che stia fingendo una partita per ottenere qualche incarico o posizione di rendita. "Non sono ricattabile - assicura - né in cerca di esili dorati. In esilio ci vado, eventualmente, quando mi pare e con chi mi pare".

Dunque, Cimicchi scende in campo, come si dice. Premette che ha repulsa per i partiti e per le segreterie: il suo è dunque un movimento. Un movimento trasversale che sembra voler convogliare le forze della sinistra e quelle, scontente, della destra. Alle orecchie di molti risuona già una parola che è una minaccia: ballottaggio. Chi c'è con lui? "Tecnici giovani e meno giovani, imprenditori: sono stato sollecitato da tanti - dice - E comunque non soffro di solitudine". In primo luogo, Stefano Cimicchi si mette a disposizione "per individuare una leadership adeguata" in vista delle prossime amministrative, diversamente, se ciò non sarà possibile, si offre come candidato, lui personalmente, per le primarie. Obiettivi. "Bloccare alcune decisioni pericolose per la città. Tornare ad una progettualità di alto profilo. E riportare Orvieto in quota, a livello sia regionale che nazionale".

Nelle finalità individuate da Cimicchi c'è tutto il giudizio negativo nei confronti del governo Concina. Tra le scelte sbagliate Cimicchi ha individuato non solo la vendita della Farmacia, ma il depotenziamento del Csco, il fermo imposto al museo della Ceramica e alla riconversione della caserma, il progetto di trasformare in albergo l'ex ospedale, la rivoluzione dei parcheggi. "Orvieto - osserva - è una città destrutturata. Assente dal panorama nazionale". Ma una cosa sopra a tutte Cimicchi non perdona a Concina: "È uno abituato ad ascoltare, ma che poi fa puntualmente come gli pare. Il sindaco invece deve essere leale e non prendere in giro i cittadini". Per questo lo invita a "riconsegnare le chiavi della città e ad ammettere il fallimento. Finché è in tempo". Ma se è per questo, l'ex sindaco non è tenero neanche con Mocio, liquidando quel quinquennio in un passaggio: "È chiaro a tutti quando sono cominciati i guai con la Corte dei Conti". E il Faraone, di errori ne ha commessi? "Può darsi - dice - ma sono disponibile ad un'analisi collettiva di questi errori. In ogni caso, se mi si rimpiange un motivo ci sarà".

Pubblicato il: 07/10/2011

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