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Cimicchi. 'Lettera aperta alla mia città'

Un accorato appello dell'ex sindaco alla responsabilità. Quasi una promessa, per qualcuno una minaccia, di un suo prossimo ritorno nella politica orvietana. A far scattare questo bisogno di rivolgersi alla città la vendita della farmacia comunale, esausto "di assistere a questo indecoroso spettacolo"

foto di copertina

Stefano Cimicchi scrive una "Lettera aperta alla mia città" e inizia a liberarsi di un peso che ormai insostenibile e ricorda che "ho assistito a tante cose che non ho condiviso e ho taciuto per due motivi. Il primo perché ho dovuto subire una coda post-sindacale piuttosto pesante e costosa di carattere giudiziario e non ritenevo giusto parlare di cose che mi vedevano implicato in prima persona.
Il secondo risale al fatto che ho sempre ritenuto che il mio operato, essendo relativo a un periodo piuttosto lungo, dovesse essere giudicato dalla storia invece che dai contemporanei in quanto, essi, sono  più inclini alla cultura della vendetta,  che al ragionamento e all'analisi oggettiva.
Rompo il silenzio perché la questione della vendita della farmacia costituisce uno spartiacque, una grave cesura che cambia il dato fondamentale della questione. Vendere la farmacia comunale è sbagliato sia economicamente che politicamente. Economicamente, perché l'unica cosa che rende è una stupidaggine privarsene e poi perché il patrimonio si vende solamente per realizzare altro patrimonio e non per pagare i debiti.
"

Cimicchi incalza sull'argomento e lamenta la perdita per la comunità orvietana:"il Comune attappa solo un buchetto, si priva di una rendita, la comunità orvietana è più povera e il sistema della salute ne esce modificato a vantaggio di chi?"

La lettera agli orvietani non risparmia nessuno ed il suo giudizio è estremamente severo nei confronti degli amministratori di oggi e di ieri.
Troppe cose non si capiscono e non voglio qui trattarle tutte, lascio da parte, per ora, le lucide analisi di Massimo Gnagnarini sugli swap e il troppo ambiguo atteggiamento della amministrazione comunale su questo argomento. Una cosa è certa e mi dolgo di non averlo detto prima, la scusa che la mancanza di un progetto, il navigare a vista e la gestione dilettantistica e raffazzonata delle questioni orvietane sia dipesa dall'eredità del passato è falso e non giustifica i gravi errori commessi. Infatti è fin troppo chiaro che il debito pagato per l'aiuto ricevuto durante il ballottaggio pesa fin troppo sulla attuale legislatura e le corresponsabilità sono talmente pesanti da non permettere a nessuno la distinzione tra i naufraghi e i salvatori della patria.
Attenzione, io non sono un Masaniello e so bene di cosa sto parlando. Tra il 2004 e il 2009 sono stati compiuti atti che l'attuale amministrazione ha coperto e che costituiscono un vulnus gravissimo e una pesante eredità che doveva essere denunciata e avrebbe permesso ai cittadini orvietani di separare il grano dal loglio.

Cimicchi conclude con un accorato appello alla responsabilità e sembra quasi una promessa, per qualcuno una minaccia, di un suo prossimo ritorno nella politica orvietana
Non so quello che farò ora, ma sono sinceramente addolorato per lo spettacolo cui stiamo assistendo. Alcuni atti (il Carmine) hanno il sapore della pulizia etnica e le famiglie che stanno soffrendo una crisi gravissima devono sapere che i pasti presso le mense scolastiche e i parcheggi "stracostano" per la mancanza di una seria politica delle entrate e non per colpa del passato.
La gravissima crisi che attraversa il commercio e il turismo, in controtendenza con il resto dell'Umbria, non dipende dal caso ma ha specifiche ragioni e responsabilità locali.
Permettetemi di concludere questa mia con un ricordo che mi ha commosso. Quando ai primi anni settanta l'allora sindaco Torroni e l'assessore Materazzo riuscirono ad acquistare i locali di Vignoli e, spostando la sede dei vigili urbani, crearono le condizioni per la sede dell'attuale farmacia, gli orvietani fecero una festa.
A me, oggi, la vendita della stessa farmacia, celebrata da qualcuno come il primo successo della Giunta Concina, fa l'effetto di un funerale che Orvieto non si merita e che deve essere fermato con ogni mezzo.
Vendere una farmacia è facile come rubare il gelato a un bambino e gli orvietani sono stufi ed esausti di assistere a questo indecoroso spettacolo.
Non ho paura del confronto e nemmeno dello scontro, se non fossi esasperato non mi assumerei, oggi, la responsabilità di dire quello che ho detto. Ognuno deve assumersi la propria responsabilità e su questo non esiste né destra né sinistra, c'e' solo la storia di una città che non può essere gestita negandone la grandezza e le aspettative.

Pubblicato il: 04/10/2011

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