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Orvieto città termale

Un progetto del Comitato per il Distretto Culturale della Tuscia individua nell'ex ospedale il luogo per le terme. C'è anche uno studio già avviato

Riceviamo dal Comitato per il Distretto Culturale della Tuscia e pubblichiamo. E' firmato da Carlo Perali

Giusta la richiesta d'acquisto dell'ex ospedale, giusto  averla  scorporata dalla Piave e ancora più apprezzabile proporre agli Orvietani di entrare nell'acquisto  del loro bene più prezioso purché si riesca a fare qualcosa di concreto e dare finalmente una prospettiva  alla città.

Del resto, Orvieto , in sessant'anni di  sinistra, non si è mai curato di sapere a quale modello di sviluppo appartenesse  o volesse riferirsi ne se il nostro sistema produttivo soffrisse di una qualche arretratezza o  se scelte diverse potessero in qualche modo cambiare la città.

Sta di fatto che a tutt'oggi ancora non abbiamo  un modello definito di sviluppo né una offerta da trasmettere ai mercati.

Se invece si volesse predisporre una azione di rilancio del turismo,  perché questo è il solo schema di sviluppo a cui possiamo riferirci, allora sarà bene  domandarci quale futuro riservare alla città, quale orientamento dare alla nostra economia e come rivalorizzare certe strutture.

Inoltre la crisi del turismo ci impone di trovare sempre nuove soluzioni e la conferma viene dalla propensione dei turisti a diminuire i giorni di vacanze, le classiche ferie d'agosto  sono tramontate riducendosi a periodi sempre più brevi per cui necessitano nuove soluzioni con nuove attrattive ed interessi che giustifichino un breve soggiorno al di fuori delle solite proposte.

In pratica necessita un drastico recupero delle quote di mercato con un aumento della media permanenza e una struttura termale sopra la rupe, localizzata  nel cuore dell'Italia potrebbe ricreare quell'incremento dell'indice di utilizzazione delle strutture ricettive capace di ristabilire e migliorare le attuali condizioni del turismo.

Tempo fa la nostra associazione propose di incanalare le acque solfuree della zona facendole risalire sopra la rupe per mezzo di un sistema di pompaggio, oggi le cose sono diverse e si arriva allo stesso risultato preparando le acque in laboratorio.  Il comparto del benessere non è più vincolato alla localizzazione della propria attività e la riprova è data proprio dai centri di benessere nati ovunque, anche all'interno delle città. Nel nostro caso poi si potrebbero integrare con le acque termali della zona sfruttando al meglio le loro proprietà, come s'è detto, con un sistema di pompaggio  o creando un circuito virtuoso al di fuori dalla rupe.  

Oggi la realtà termale interessa  milioni di persone e una soluzione capace di riportare il turismo a soggiornare sulla rupe risolleverebbe la città dallo squallore facendo peraltro  la felicità di molti appassionati delle terme che troverebbero in questo centro storico di pregio un ambiente sicuramente molto piacevole e rimarrebbero soddisfatti anche altrettanti albergatori, ristoratori,  proprietari di Bed & Breakfast e commercianti della zona .

Infatti i clienti delle terme praticano lo sport, la cura del corpo, si dedicano allo  shopping, degustano i prodotti tipici del territorio, occupano una alta percentuale di stanze superando in alcuni periodi dell'anno anche le città di interesse storico artistico.

Inoltre incrementano la congressistica e le manifestazioni culturali come ad esempio Umbria Jazz Winter, il teatro e le varie manifestazioni o mostre d'art . Insomma Orvieto sembra fatto a posta per le terme.

Una società di capitali potrebbe essere la soluzione finanziaria adatta a rilevare la struttura e ad occuparsi della gestione, dove il 20 % delle azioni  lo potrebbe trattenere l'amministrazione, il 51% il socio di maggioranza che potrebbe essere anche un impresario del settore e la somma residua a coloro che hanno in qualche modo interessi diretti nel turismo (ristoratori, commercianti e singoli cittadini).

Agevolazioni finanziarie potrebbero venire dagli incentivi per il rilancio dei distretti turistici messi a disposizione del ministro Brambilla o dai fondi per i programmi di iniziative comunitarie.

Anche la Fondazione potrebbe dare il proprio contributo concentrando meglio le sue risorse su più concreti e necessari obiettivi di sviluppo. Inoltre, non va perso di vista quel famoso lascito de Solis, un patrimonio sparito nelle chiacchiere e nelle beghe testamentari sebbene  valutato, 15 milioni, per cui, al momento dell'acquisto dell'immobile  andrebbe ridefinita la questione.

Un parco termale nella città del Duomo potrebbe infatti diventare un'occasione di lavoro per molti nostri concittadini e permettere alla città di vivere tutto l'anno.

Sarebbe un primo passo verso i cosiddetti interventi di struttura, un intervento di cui tutto sommato c'è bisogno e in grado di cambiare la città. 

Del resto anche i nostri nonni quando si trovarono a risolvere analoghi problemi, avendo già capito che solo con il Duomo non si sarebbe potuto tenere in piedi Orvieto, si inventarono la Piave: ora sta a noi inventarci qualcosa di diverso.

Fa invece parte della buona politica creare le condizioni eque e convenienti per l'acquirente privato: se questa operazione riuscisse, potrebbe cambiare la situazione di stallo che ormai da tempo affligge  la città.

In conclusione, anziché pensare solo ai tagli, ogni  tanto si potrebbe incrementare lo sviluppo creando più ricchezza, più posti di lavoro e più consenso.

C'è già un progetto iniziale che può essere verificato da chi ne avesse interesse.

Pubblicato il: 17/09/2011

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