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PD. I territori protagonisti dello sviluppo regionale

No al taglio indiscriminato degli Enti, ma ragionare ad una riforma che riduca realmente gli sprechi e migliori il rapporto tra amministrazioni e cittadini

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Riceviamo dal Coordinamento intercomunale del PD dell'Orvietano e pubblichiamo.

Manovra bis: atto primo di una destrutturazione dei livelli amministrativi a spese dei cittadini. Non è un caso che il dibattito sul Decreto governativo sia ormai diventato un argomento che il centrodestra vuole utilizzare per lanciare spot inverosimili e nascondere il fallimento di tre anni di Governo Berlusconi. Le divergenze all'interno dello schieramento di maggioranza evidenziano il corto circuito che vive il Centrodestra sulla Manovra bis, rischiando di produrre un effetto devastante sull'economia nazionale se non vengono apportati i giusti correttivi al testo del decreto. Basta consultare la stampa nazionale per farsi un'idea di quanto sta accadendo. Tra Pdl e Lega; le schermaglie sono quotidiane e allo stesso modo all'interno degli schieramenti la battaglia su emendamenti e modifiche è aspra. La Manovra bis presentata dal Ministro Tremonti arriva in Senato, mentre lui è in vacanza e dal Pdl dicono "Meglio che ci resti". La Lega non è altrettanto tenera quando parla di Pdl: "Sono matti: stanno fabbricando gli spigoli dove batteranno la testa".

Il clima appare alquanto nevrotico: si parte dall'annunciare la riduzione delle Province e l'accorpamento dei piccoli Comuni, passando per un contributo di solidarietà non destinato ai veri ricchi, all'aumento dell'Iva, con il "condimento" di un taglio agli enti locali di ben 6 miliardi, fino a toccare le feste religiose e civili. Per salvare il salvabile il Centrodestra spara sul mucchio, senza sapere dove e cosa colpire. Soprattutto senza far comprendere ai cittadini che quanto proposto nella Manovra bis è nella maggior parte impraticabile per loro stessa ammissione e per disposizione dello stesso decreto. Solo per fare un esempio: l'accorpamento dei piccoli Comuni che non superano i 1000 abitanti non è praticabile se questi non confinano con altre municipalità sotto i 1000 abitanti e se comunque uniti insieme non superano la soglia minima dei 5000 abitanti.

Più che lanciare slogan e difendere l'indifendibile, in questa fase, c'è un'unica e necessaria emergenza: quella di tutelare le comunità locali, i cittadini, le famiglie e tutti i lavoratori. Il Coordinamento intercomunale dei segretari comunali del Partito democratico, insieme a tutti gli amministratori del territorio, dai parlamentari, consigliere regionale, assessore e consiglieri provinciali, e sindaci, pone all'attenzione delle istituzioni, ma soprattutto della gente, la necessità di riportare in primo piano il livello decisionale dei territori. Garantire alle territorialità di essere determinanti per il proprio destino amministrativo ed economico. Per questo in Umbria non può reggere l'ipotesi di una sola Provincia, ma nemmeno può mantenersi l'attuale stato di gestione intermedia, con le competenze delle Province che in molti casi si sovrappongono ai Comuni e innumerevoli altri enti sovra comunali: dalle Comunità montane, agli Ati, ai vari consorzi, agenzie e società pubbliche esistenti.

Non è questo il momento di nascondersi e tantomeno quello di scaricare addosso ad altri le proprie responsabilità. Il Pd deve assumersi le giuste responsabilità territoriali, ma allo stesso tempo deve essere capace di promuovere una vera riforma costituzionale di tutte le strutture amministrative: dalle Camere, alle Regioni, alle Province, fino ai Comuni. Una riforma che guardi al reale risparmio e miglioramento del numero degli Enti pubblici e del rapporto tra amministrazioni e cittadini. Questa dovrebbe essere l'adeguata base di partenza per un Paese capace di tagliare gli sprechi. Come allo stesso modo la Regione Umbria deve vincere la sfida dell'innovazione guardando ad un'applicazione della riforma endoregionale rispettosa dei territori, rispettosa delle aree provinciali e rispettosa delle esigenze dei cittadini. Mettendo fin da subito in chiaro quale sarà il futuro della gestione dei servizi a rete (acqua), dei rifiuti e della sanità, in una nuova strutturazione del regionalismo umbro basato su 5/6 aree territoriali omogenee, su cui reimpostare anche nuove politiche di sviluppo e di crescita della Regione.

Il Partito democratico deve mettere in campo un nuovo impianto di sviluppo sostenendo proposte concrete come quella nazionale di dimezzare il numero dei parlamentari. Altre dobbiamo avere il coraggio di porle in ambito regionale e locale, indipendentemente da cosa accadrà sulle Province con l'approvazione della manovra. La prospettiva del Pd è quella di evitare la sovrapposizione delle funzioni amministrative, ma anche soprattutto quella di snellire e semplificare la macchina amministrativa, con il superamento e lo scioglimento di tutti gli Enti secondari riattribuendone le funzioni ai Comuni e alle Associazioni comunali, oltre alla Regione e, qualora sopravvivano, alle Province.

Non ci interessa un dibattito fuorviante e demagogico su nuove alchimie istituzionali che prefigurano un futuro di Orvieto fuori dall'Umbria: cosa sarebbe Orvieto isolato dal resto del Comprensorio? Che senso ha parlare di Tuscia o di andare con Rieti nel Lazio quando sempre maggiori comunità laziali, compresa la stessa Provincia di Rieti, guardano all'Umbria come opportunità di crescita? O qualcuno spera ancora nel Patto con Roma? Si richiama spesso lo scioglimento della Asl orvietana come dato negativo nel rapporto tra questo territorio e la Regione ma se fossimo nel Lazio oltre a non avere il nuovo Ospedale, oggi avremmo anche assistito alla sua chiusura comè e avvenuto per i presidi di Acquapendente e Montefiascone.

Se si vuole giocare al "piccolo legislatore" buttando nella mischia nuovi confini e sensazionali mescolanze territoriali lasciamo farlo ad altri, che magari si dilettano in questo evitando di affrontare un problema creato dallo stesso Governo che politicamente sostengono. Il Partito democratico e gli amministratori dell'Orvietano concordano, invece, con chi, in una situazione contingente particolarmente difficile, intravede l'opportunità di nuovi processi in cui anche Orvieto e l'Orvietano possono e debbono giocare le proprie carte quale area strategica dell'Umbria tra l'Alto Lazio e la Bassa Toscana, partendo da un punto per noi irrinunciabile: l'unità e la dignità del nostro Comprensorio.

Pubblicato il: 26/08/2011

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