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Un jazz molto italiano

L' undicesima edizione del festival si caratterizza infatti per una spiccata autarchia e sono i musicisti del jazz tricolore a farla da padroni. Quasi tutti sono poi "resident artist", e si incrociano in diverse formule che permettono di apprezzarne sfumature e versatilità

Società

Si parla molto italiano nei teatri e nei locali di Orvieto dove si sta svolgendo Umbria Jazz Winter. L' undicesima edizione del festival si caratterizza infatti per una spiccata autarchia e sono i musicisti del jazz tricolore a farla da padroni. Quasi tutti sono poi "resident artist", e si incrociano in diverse formule che permettono di apprezzarne sfumature e versatilità. La sveglia al festival la dà, ogni mattina, una street band toscana, Funk Off, che sembra una evoluzione postmoderna dell' idea di marchin' band di New Orleans. Esordienti nella scorsa edizione di Umbria Jazz estate, sono stati scritturati, a grande richiesta, anche per quella invernale dove hanno fra l' altro presentato il loro disco, "Little Beat". Sul versante del jazz più canonico, si segnalano due pianisti, Danilo Rea e Stefano Bollani, che riescono a fare cose egregie con la melodia: più lirico e intimista il primo, autore di un bellissimo duo con il sassofonista Stefano Di Battista; più estroverso e giocoso, sempre sul filo dell' ironia, il secondo. Il suo "piano solo" ha esplorato territori non convenzionali, da Frank Zappa a Hermeto Pascoal e perfino Chopin e Beethoven (una "Fur Elise" suonata come da un vecchio 33 giri saltellante). Presentato ieri anche il notevole quintetto di Roberto Gatto, il primo gruppo stabile del batterista romano dopo parecchi anni. La front line, Javier Girotto al sax e Gianluca Putrella al trombone, è di livello assoluto, ed i temi, quasi tutti tratti dal recente "Deep", si ascoltano volentieri, a partire da un orecchiabile "Scandalo all' ombra". Una delle cose più interessanti l' ha proposta il trio Jazzoline del batterista Giampaolo Ascolese. Si chiama "Couleur Musique" ed è una suggestiva passeggiata fra le stanze di un virtuale museo, con la musica a sottolineare le suggestioni dei quadri, proiettati alle spalle del trio. Fra una Gioconda leonardesca e un nudo di Modigliani si ascoltano Ornette Coleman e Duke Ellington. Idea a parte, la musica del trio è spesso molto interessante. Fra gli ospiti fissi del festival, ci sono anche i quartetti dell' anziano crooner Nicola Arigliano, miracolo di ironia e longevità (prendere la vita con distaccato humour evidentemente fa bene) e del giovane trascinante Rosario Giuliani, autore di un fresco bebop. E stasera il jazz italiano vivrà il suo momento centrale con una serata in teatro: saranno di scena Enrico Rava in duo con Bollani e il ricostituito ottetto di Gianluigi Trovasi, forse la formazione che più di ogni altra rappresenta lo stato dell' arte del jazz nazionale.

Pubblicato il: 30/12/2003

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