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Lotta all'esclusione. La battaglia del Centro di salute mentale di Orvieto

Sulla Rupe di casi con disturbi mentali ce ne sono molti, forse troppi per la popolazione orvietana: in 1067 da tutto il comprensorio (circa 4.000 se si includono anche le famiglie), nel solo 2010, si sono rivolti al Csm con una crescita esponenziale

di SARA SIMONETTI

Fino a pochi anni fa erano quasi fantasmi, rappresentazioni di una vita da matti che aveva finito per usurparne l'identità perché non si percepivano persone ma solo malati di mente. Oggi, dopo un percorso di riabilitazione, finalizzato al recupero delle capacità residue, hanno avuto un'altra chance, e per alcuni di loro si è aperta la finestra di una seconda vita.

Ed è proprio lo stigma, il pregiudizio che troppo spesso li ghettizza condannandoli a restare pesi morti sentendosi macchiati di un delitto in realtà mai commesso, che il Centro di salute mentale di Orvieto vuole combattere. In che modo? Non solo attraverso un percorso clinico ma promuovendo forme di accoglienza, aggregazione e partecipazione. In pratica modelli assistenziali nuovi e condivisi . Sulla Rupe di casi con disturbi mentali ce ne sono molti, forse troppi per la popolazione orvietana: in 1067 da tutto il comprensorio (circa 4.000 se si includono anche le famiglie), nel solo 2010, si sono rivolti al Csm con una crescita esponenziale, anno dopo anno, pari al 10% tanto che, quando nacque il centro (nei primi anni Settanta) i pazienti non arrivavano nemmeno a 500.

Un aumento vertiginoso sintomo, da un lato, che i servizi esistono e funzionano e dall'altro testimonianza di come, da parte di chi è affetto da disturbi mentali, ci sia il disperato bisogno non solo di affrontare con dignità la propria malattia ma anche di debellare quel male ancora più oscuro che è il pregiudizio.

"Circa un terzo di questi pazienti - spiega il responsabile del Centro, Pino Cantarini - sono classificati come 'altri fruitori', quelli che una volta si chiamavano casi cronici. Per questi vengono studiati programmi terapeutici personalizzati perché ogni situazione è diversa dall'altra. Molti di loro sono giovani, addirittura tre casi sono di età inferiore ai 18 anni". "Nei servizi che porta avanti il Csm - continua Cantarini - il termine integrazione è fondamentale per riuscire ad ottenere risultati. Anche per questo abbiamo messo in piedi anche altri nuovi servizi che fanno sempre capo al centro di salute mentale: un centro di accoglienza diurna e un centro di riabilitazione".

Anche se la completa guarigione è un traguardo quasi impossibile da raggiungere, tanti di questi giovani ragazzi, hanno riacquistato la libertà del proprio essere "anormali" scoprendo la patologia come una risorsa, un arricchimento per se stessi, la famiglia e gli altri. E alcuni si sono ritrovati scrittori, altri poeti ed altri ancora hanno riscoperto il coraggio per gridare al mondo la propria esistenza.

Generalmente i progetti per aiutare il paziente a migliorare il proprio disturbo prevedono la terapia farmacologica, i colloqui psicologici, attività riabilitativa anche grazie ai gruppi di Mutuo aiuto. Ma, a volte, non basta. "Da oltre 4 anni - aggiunge il dirigente - sono state avviate esperienze di deistituzionalizzazione tramite strutture residenziali come i gruppi appartamento ad assistenzialità 'leggera' a Sferracavallo e ad Orvieto scalo ed un'originale esperienza di affido eterofamiliare: un soggetto schizofrenico ospitato da due soggetti con problemi psichici presso la loro casa di proprietà".  Si tratta di forme di nuova assistenzialità che confluiranno entro un anno all'interno di un'associazione di operatori, famiglie e volontari chiamata Iesa (inserimento eterofamiliare supportato di adulti in salute mentale). "Questa operazione di divulgare il principio del fare insieme - ha rimarcato Cantarini - con la partecipazioni di tutte le istituzioni del territorio, cooperative, cittadini, famiglie, i gruppi di mutuo aiuto che da soli raccolgono circa 140 persone significa creare una rete, e quindi conoscenza e quindi superamento del pregiudizio e dello stigma". 

Pubblicato il: 23/08/2011

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