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Parcheggio della stazione. Una questione di principio e di sostanza

di Dante Freddi "Non ha senso tentare di spiegare a Cocco che non abbiamo gli anelli al naso e che le motivazioni che porta per giustificare la mancata difesa dei pendolari poranesi sono residui di una dialettica politica scontata e prevedibile, oppure a Pizzo che c'è gente logisticamente meno fortunata (quella che non abita ad Orvieto) su cui non ci si può accanire per raccattare qualche migliaio di euro"

foto di copertina

La scelta della Giunta Còncina di far pagare il parcheggio alla stazione di Orvieto ha animato nei giorni scorsi polemiche di principio e di sostanza  e regge ancora la pagina. Dispute sul principio, perché il parcheggio etnico, che costa 2 euro al mese per gli Orvietani e 20 per forestieri, a gente di Porano o Castel Viscardo o Allerona, è davvero un ignominia del pensiero.  Ma c'è anche una questione di sostanza, perché  a molte delle centinaia di persone che devono pagare pesano quei 240 euro annui da sborsare, messi insieme ad altri abbonamenti necessari per arrivare al posto di lavoro, dal treno alla metropolitana o al bus.

Il sindaco di Porano ha strapazzato il nostro giornale perché in un inciso aveva  ritenuto che la sua scelta di di sottrarsi alla firma della lettera di protesta  sottoscritta dai sindaci dell'Orvietano è stata determinata dalla comune militanza con Còncina nel centrodestra.
Il nostro è preconcetto, pregiudizio, malafede.
La verità sarebbe che i sindaci hanno sbagliato, dovevano discutere prima con l'Amministrazione orvietana, non mettersi a scrivere letteracce. Sono i suoi colleghi di centrosinistra ed il nostro giornale a strumentalizzare politicamente lo sciagurato pedaggio.
Cocco non valuta neppure la possibilità che Còncina, prima di assumere una così odiosa decisione, avrebbe potuto discuterne con  lui e con gli altri colleghi dell'Orvietano, per trovare insieme delle eventuali soluzioni. Avrebbe potuto, come invoca il sindaco di Porano "unire le forze per affrontare i quotidiani problemi operativi".  

La ciliegina sulla torta indigesta ce l'ha messa poi Piergiorgio Pizzo, in odore di assessorato vero.

I sindaci protestari, sostiene il capogruppo dell'UDC in una grezza analisi politica, dovrebbero adoperarsi a risparmiare quattrini ed evitare le insulse  manifestazioni di intrattenimento con cui sperperano i soldi dei cittadini, così da poter aiutare i propri amministrati pendolari a pagare il balzello al Comune di Orvieto. Il viceassessore fa finta di non capire, oppure non fa finta, che lì alla stazione il parcheggio è obbligatorio per i pendolari, non ci sono alternative, è una violenza.

Pizzo ci comunica anche che ci saranno tariffe diversificate negli altri parcheggi di Orvieto e quindi la situazione del parcheggio etnico si riprodurrà. Ma la soluzione c'è:. "se altri comuni ci vorranno seguire saremo ben lieti di confrontarci con loro e indicare loro come si possono aiutare i propri cittadini".
Alla faccia della disponibilità e della modestia.

Non ha senso tentare di spiegare a Cocco che non abbiamo gli anelli al naso e che le motivazioni che porta per giustificare la mancata difesa dei pendolari poranesi sono residui di una dialettica politica scontata e prevedibile, oppure a Pizzo che c'è gente logisticamente meno fortunata (quella che non abita ad Orvieto) su cui non ci si può accanire per raccattare qualche migliaio di euro.  E' un po' come volere insistere nella pretesa che questi abbiano una sensibilità che non hanno. E' come il coraggio manzoniano, se non ce l'hai nessuno te può dare.

E neppure ci proviamo.

 

Pubblicato il: 03/08/2011

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