Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

E' morta Rosa Sequino

La donna di Foligno data alle fiamme dal marito nei boschi di Acqualoreto. Ora sul corpo straziato della quarantaquattrenne è attesa in queste ore l'autopsia. Mentre per il marito Luciano Brancaccio, reo confesso e già rinchiuso dietro le sbarre del carcere di Orvieto per tentato omicidio aggravato, cambia il capo di imputazione in omicidio volontario aggravato

ORVIETO - Non ce l'ha fatta la donna di Foligno data alle fiamme dal marito nei boschi di Acqualoreto. Il cuore di Rosa Sequino, casalinga di quarantaquattro anni, madre di tre figli, ha cessato di battere sabato sera (ma la notizia si è appresa soltanto ieri), dopo quattro giorni di atroce agonia, a causa delle ustioni di terzo grado riportate sul 90% del corpo. Le condizioni della donna, cosparsa di benzina e poi data alle fiamme con un accendino, erano apparse disperate sin dalla prima ora ai medici del Sant'Eugenio di Roma che l'avevano in cura presso il Reparto Grandi Ustionati. Ora sul corpo straziato della quarantaquattrenne è attesa in queste ore l'autopsia. Mentre per il marito Luciano Brancaccio, reo confesso e già rinchiuso dietro le sbarre del carcere di Orvieto per tentato omicidio aggravato, cambia il capo di imputazione. Adesso l'accusa è omicidio volontario aggravato. I carabinieri della compagnia di Orvieto che conducono le indagini - guidati dal comandante Giambattista Fumarola - hanno presentato richiesta in procura anche per ulteriori accertamenti. L'uomo è infatti reo confesso, tuttavia si ostina a difendersi affermando che nelle intenzioni voleva solo spaventare la moglie, con la quale non conviveva più da tempo e che, nonostante questo, non voleva concedergli la separazione. Spaventarla, a quanto dice, per costringerla a confessare una presunta relazione extra coniugale. Ma quale sia stato realmente il movente di Brancaccio sarebbe ancora tutto da appurare. O meglio gli investigatori formulano delle ipotesi che però devono trovare ancora riscontro. Quel che è certo è che Brancaccio, gravato da precedenti penali non di poco conto (dall'appropriazione indebita ai soldi falsi, passando per lo sfruttamento della prostituzione e la detenzione di armi) una vita se l'era rifatta. Viveva ormai da qualche anno nell'Eugubino con una compagna straniera, dalla quale aveva avuto anche un figlio. C'entra qualcosa questo con l'omicidio? Le indagini vanno avanti per completare il quadro accusatorio, mentre Brancaccio resta dietro le sbarre della casa di reclusione di via Roma, dopo aver fatto scena muta davanti al gip in sede di interrogatorio di garanzia. La versione ufficiale del quarantenne di origini casertane resta al momento quella delle dichiarazioni spontanee che ha reso ai carabinieri quando ha confessato il suo orribile gesto. La premeditazione resta comunque un punto fermo dell'inchiesta. Per costringere la moglie a salire in macchina con lui, mercoledì mattina Brancaccio si era inventato un fantomatico appuntamento a Todi da un avvocato, aveva comprato di buon mattina la benzina necessaria a portare a termine il suo piano e aveva con sé un accendino a dispetto del fatto che non fumasse. Nel frattempo, con lo scattare del mese di agosto, il fascicolo è passato di mano. Ed è affidato adesso ad un nuovo sostituto Chiara Capezzuto che ha iniziato a studiare le carte.

Pubblicato il: 02/08/2011

Torna alle notizie...