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Brancaccio muto davanti al gip

Il quarantenne di origini casertane arrestato mercoledì ad Orvieto con l'accusa di tentato omicidio aggravato nei confronti della moglie, Rosa Sequino nel corso dell'udienza di convalida si è avvalso della facoltà di non rispondere

ORVIETO - Ha preferito fare scena muta davanti al gip, Leonardo Brancaccio il quarantenne di origini casertane arrestato mercoledì ad Orvieto con l'accusa di tentato omicidio aggravato nei confronti della moglie, Rosa Sequino, casalinga quarantaquattrenne, che lotta tuttora tra la vita e la morte al reparto grandi ustionati del Sant'Eugenio di Roma con ustioni di terzo grado per il 90% del corpo. Nel corso dell'udienza di convalida che si è celebrata ieri pomeriggio in carcere davanti al giudice per le indagini preliminari Claudio Baglioni che lo interrogava Brancaccio, assistito dal suo avvocato di fiducia, il legale Maurizio Simoni del foro di Todi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una scelta scontata, vista la posizione del casertano e visto soprattutto che il legale di parte non ha avuto ancora modo di consultare gli atti. La linea difensiva sembra restare comunque quella dell'incidente, dopo un gesto eclatante di intimidazione. A quanto pare, stando a quello che riferisce l'avvocato Simoni, Brancaccio avrebbe gettato la benzina - una tanica con cinque euro di carburante - addosso alla moglie, che non voleva concedergli la separazione, per costringerla a confessare una presunta relazione. Il fuoco, insomma, sarebbe partito accidentalmente, innescato dall'accendino utilizzato come ulteriore minaccia. Difficile crederlo, dal punto di vista degli investigatori coordinati dal pm Flaminio Monteleone che stanno mettendo insieme i pezzi di quello che a tutti effetti sembra un piano preconfezionato, nel dettaglio. Dove forse l'unica variabile non prevista sarebbe stato proprio l'intervento del finanziere - soccorritore. Di qui l'aggravante che viene imputata a Brancaccio, ovvero la premeditazione. Di fondo comunque, resta il movente legato a ragioni sentimentali, a quella separazione che la donna nonostante tutto non voleva concedere al marito. Nonostante il coniuge avesse una nuova storia per cui viveva da qualche tempo nell'Eugubino e forse pure lei si stesse rifacendo una vita. In ogni caso, i motivi di contrasto tra i due non mancavano di certo. Non ultimo per la gestione dei tre figli, da mercoledì in affido ai servizi sociali. Quei tre ragazzi che la donna ha raccomandato al finanziere che l'ha soccorsa perché il marito non facesse loro del male. Proprio due giorni prima della tragedia a Perugia era fissata un'udienza presso il tribunale dei minori, a cui però la madre non si sarebbe presentata. Brancaccio, riferisce il suo avvocato, è "scioccato" per quanto accaduto. Non una parola però per le sorti della poveretta che è fin di vita per le conseguenze di quello che, secondo il marito, sarebbe stato solo un incidente. Le condizioni della donna restano stabili, ma gravissime. La donna ha riportato ustioni del terzo grado sul 90% del corpo. Con questa prognosi, dicono gli esperti, è ben difficile sopravvivere. Intanto vanno avanti le indagini perché, come sottolineato più volte dagli investigatori e dal pm, c'è da verificare quanto siano credibili le dichiarazioni dell'uomo. Del caso si stanno occupando i carabinieri della compagnia di Orvieto, guidati dal capitano, Giambattista Fumarola.

Pubblicato il: 30/07/2011

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