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'Corpo Celeste' incanta gli orvietani

Ha riscosso un notevole successo di pubblico la proiezione del film "Corpo Celeste". L'evento, inserito come appuntamento di punta nella VI edizione del Festival di Arte e Fede

Una sala che non è riuscita a contenere il pubblico. Una sala gremita fino all'inverosimile di estimatori che ieri, in occasione dell'appuntamento con la proiezione di "Corpo Celeste", nell'ambito della sesta edizione del Festival di Arte e Fede, hanno voluto essere presenti nella sala del Cinema Corso di Orvieto.

Un'occasione sia per vedere il film a firma della regista nostrana Alice Rohrwacher, presentato al Festival di Cannes 2011, sia per conoscere più da vicino una giovane artista che, nonostante i suoi ventinove anni, è riuscita ad affermarsi brillantemente nel panorama del cinema italiano.

"Sintonizzarsi con Dio", questo è quello a cui la tredicenne Marta, la protagonista della pellicola, va incontro una volta rientrata a Reggio Calabria, dopo dieci anni passati in Svizzera. Accolta nella comunità di Don Mario per il corso di preparazione alla cresima, scoprirà che per trovare la sua strada non occorre prendere la via al di là del mondo, ma la via attraverso il mondo. Questa è la storia di Corpo Celeste, che per circa un'ora e mezza di proiezione ha tenuto tutti incollati alle sedie.

Al film ha fatto seguito un apprezzatissimo dibattito condotto da Pino Strabioli presenziato dalla regista Alice Rohrwacher, ritornata nel suo paese d'origine e dal Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e Direttore della Rivista del Cinematografo, Dario Viganò.

 "Non avevo intenzione di partire dalla trama - ha affermato la Rohrwacher spiegando come sia nato il suo film - Abbiamo cercato di capire di chi si doveva parlare". Politica, religione e famiglia, sono questi i temi di Corpo Celeste: "E' un momento di migrazione forte: gente che venti anni fa è andata in Svizzera e che ora con la crisi ha avuto la necessità di ritornare.

Questo film non è un attacco, è una costatazione e una presa di posizione, serve a porsi delle domande. Mi sono chiesta cosa succede nel vivere all'interno di una comunità religiosa. Io abitavo a Reggio Calabria, l'ho scelta perché è un luogo che conoscevo bene. Ho fatto tanta ricerca sul territorio e frequentato una parrocchia da laica. Corpo Celeste contiene anche una certa tenerezza che vorrei regalare alla Chiesa: pur in condizioni disperate, c'è sempre il cuore pulsante di una comunità".

In una sequenza del film particolarmente intensa, la parrocchia si ritrova senza un crocifisso, proprio durante una celebrazione: "In quell'immagine c'è una tenerezza che vorrei regalare alla Chiesa - continua la Rohrwacher - tutto è disperato, il crocifisso è giù, però c'è una comunità". Interrogato sul significato del film Dario Viganò ne ha parlato come di un "prodotto caratterizzato da una grande cifra autoriale". "E' un film che chiede al suo pubblico di essere squarciato, un film dove c'è grande passione e gli spazi sono protagonisti".

Una pausa doverosa, poi, è stata fatta sul concetto di "Arte e Fede", i due ingredienti che connaturano, da sempre, il Festival. A darne una definizione, sollecitato sull'argomento, Viganò ha affermato: "questo rapporto oggi come oggi è problematico ed esprimere un luogo della chiesa è complesso. E' una cultura che continua ad evitare il proprio passato".

A chiusura del confronto-dibattito, ha preso la parola il direttore artistico del Festival Alessandro Lardani a cui si deve la tenacia e la forte devozione con cui, anche quest'anno, nonostante moltissime difficoltà, è riuscito a riproporre la rassegna. Dopo aver ringraziato gli sponsor del Festival e la regista di Corpo Celeste grazie alla cui opera "non possiamo non avere ancora più voglia, fame e sete di infinito" - ha detto Lardani riprendendo il tema della manifestazione, il direttore si è soffermato sulla grande profondità del Festival nel suo connubio tra arte e fede.

"Abbiamo bisogno di recuperare l'inquietudine provocata dall'arte, che spinge l'uomo a interrogarsi sulla vita. La grande bellezza di fede ed arte è la capacità di aprire feritoie, invitandoci a scoprire il mistero, l'eterno, l'assoluto, il divino". E' la frase pronunciata da Gianfranco Ravasi (presidente del Pontificio consiglio per la Cultura) con cui Lardani ha voluto quest'anno presentare il Festival.

"Come emblema di questa edizione, infatti, abbiamo scelto un particolare del portale del Duomo scolpito da Emilio Greco - ha spiegato - che raffigura come gli angeli diano nutrimento agli affamati e agli assetati. Da qui nasce infatti anche il tema del Festival: fame e sete d'infinito".

 

La critica

"Corpo Celeste", scritto e diretto da Alice Rohrwacher, Prodotto da Carlo Cresto-Dina è una produzione  tempesta, JBA Production, AMKA Films productions in collaborazione con Rai Cinema, in coproduzione con Arte France Cinéma, RSI Radiotelevisione Svizzera, SRG SSR idèe suisse. Ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica tanto che a parlarne sono state le più grandi ed accreditate riviste del settore e quotidiani come "Il Sole 24Ore" e l'Osservatore Romano. Giusto per citarne alcuni:

L'Osservatore Romano -  "Intenso ed interessante". Un film che riguarda le condizioni della Chiesa e dei fedeli dove "il tema è declinato attraverso lo sguardo di Marta, una ragazzina che sta seguendo un corso di preparazione alla cresima e la cui famiglia, di origine calabrese, è vissuta fino a poco tempo prima in Svizzera. Un distacco - scrive Lucetta Scaraffia - che permette di far cogliere, attraverso gli occhi della protagonista, gli aspetti più grotteschi e poveri di una realtà culturalmente e religiosamente arretrata, ma che esprime anche il genuino bisogno di un confronto vero con Gesù da parte di una giovane confusa e disorientata".

Il Sole 24Ore: Nel suo articolo sul domenicale di cultura de "Il Sole 24 Ore" il giornalista Goffredo Fofi addita "Corpo Celeste" come esempio di grande umiltà nelle intenzioni che raggiunge, negli esiti, risultati espressivi di livello ragguardevole e molto incoraggianti.

La Repubblica: "Se una regista nemmeno trentenne è capace di creare con pochi mezzi e tante idee un film come Corpo Celeste, si può essere ottimisti sul futuro del cinema italiano" ... (Curzio Maltese)

Il fatto Quotidiano: "(...) Un film dallo sguardo maturo, di bellezza cristallina, da ammirare e ricordare. (...)" (Anna Maria Pasetti)

Il Corriere della Sera: "il più bell'esordio cinematografico di una regista italiana. (...) la Rohrwacher filma con un pudore pari alla maturità dello stile, con una macchina da presa molto mobile ma mai gratuitamente ondivaga e che scegliendo con istinto sicuro quello che è veramente importante da inquadrare obbliga lo spettatore a prendere una posizione di fronte alle cose. Come fanno gli occhi di Marta e come dovrebbe fare sempre il cinema". (Paolo Mereghetti)

Il Riformista: "Corpo celeste è un film imperfetto ma interessante, da vedere. Lo stile è ruvido, scabro: fotografia sgranata, macchina a mano, neanche una nota di colonna sonora (solo musica diegetica), un po' alla fratelli Dardenne". (...) (Michele Anselmi)

L'Unità: ".. film coraggioso e sorprendente sia dal punto di vista narrativo che stilistico". (Gabriella Gallozzi)

Il Tempo:  "(...) opera carica di emotività e sospesa tra tradizione e modernità" (Dina D'Isa).

 

Il Festival è organizzato e promosso dall'Associazione Culturale Iubilarte di Orvieto in stretta collaborazione con il Comune di Orvieto, con la Diocesi di Orvieto-Todi,  con l'Università di Gordon College (Usa), con il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Orvieto, dell'Opera del Duomo, con il patrocinio della Provincia di Terni e della Regione dell'Umbria.

 

Per ulteriori informazioni visitare il sito: http://www.festivalartefede.it

 

 

 

Pubblicato il: 18/06/2011

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