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PALAZZONE: L'ORVIETO, VINO DI NICCHIA NEL BRAND UMBRIA

Il titolare della cantina orvietana analizza le crisi della Doc. E indica una via d'uscita all'insegna del territorio e nell'ambito di percorsi ampi e condivisi. Un progetto per il Superiore: "Idea ancora valida

Il rilancio dell'Orvieto? Passa attraverso una "forte azione di brand a livello regionale, con programmi specifici, di nicchia, per l'Orvieto". Parola di Giovanni Dubini, da quasi trent'anni insieme al fratello Lodovico, titolare del Palazzone, una delle aziende oggi più rappresentative della produzione locale ed umbra per la qualità e la territorialità dei suoi vini. Nata negli anni Sessanta, e in maniera più strutturata alla fine degli anni Ottanta, Palazzone, nota soprattutto per la splendida longevità dei suoi vini, si estende su 24 ettari di vigneti, di cui 4 di nuovi impianti, con 2 soli ettari dedicati ai rossi. Per una produzione complessiva di 130 - 140mila bottiglie all'anno, commercializzata per il 60% sul mercato estero, Usa in particolare. Il resto delle bottiglie è destinato al mercato italiano e regionale.

Palazzone è anche la prima cantina orvietana ad essersi resa autosufficiente dal punto di vista energetico, con la recente installazione di un impianto fotovoltaico da 80 kw. Crede in maniera convinta nella forza trainante del turismo e dell'accoglienza, legati al mondo del vino. Nascono da qui, in primis, la Locanda Palazzone, ma anche gli eventi in azienda, le visite guidate in cantina e, da ultimo, il progetto "Lowine": un blog tramite il quale seguire tutte le fasi della coltivazione e della produzione, interagire direttamente con l'enologo, fare domande o chiedere spiegazioni sulle tecniche produttive, vedere video e foto e alle fine portarsi a casa le bottiglie - anche personalizzate - frutto di tanto "lavoro".

"Ho sempre creduto che un'azienda che opera ad Orvieto debba per forza di cose lavorare nell'ambito della Doc, cercando di porsi come punto di riferimento per l'Orvieto - esordisce Giovanni Dubini -. La Denominazione, nella situazione attuale, soffre una crisi che è riconducibile ai motivi di sempre, ai quali oggi se ne sono aggiunti altri - spiega il titolate del Palazzone, nell'esaminare lo stato di salute della Doc -. Oltre alle difficoltà di mercato che hanno colpito tutte le zone e tutti i vini, l'Orvieto sconta da sempre il fatto di non essere un vitigno ma un blend (e per questo meno riconoscibile), oltre al fatto di essere commercializzato anche da aziende che non stanno in zona e che lo utilizzano spesso più come commodity che non come un prodotto su cui puntare. Questo, nel tempo, ha svilito l'immagine del nostro vino".

"In più - prosegue Dubini - il consumo del vino, negli ultimi anni, è totalmente cambiato per aspetti generali, fatti economici, stili di vita, approccio all'enogastronomia. È emblematico in questo senso il cambiamento della ristorazione che ha portato tendenzialmente fuori mercato tanto i ristoranti tradizionali quanto le trattorie, con il convergere conseguente degli uni e delle altre verso il modello bistrot. Un modello in cui il prezzo evidentemente è un aspetto fondamentale della proposta. In questo panorama di grandi trasformazioni, spesso molto veloci, l'Orvieto in controtendenza si è sempre portato dietro una sua storicità, una classicità che non incontra, in questo momento, un trend positivo di mercato". Come uscire allora dalla crisi che da anni appanna l'immagine della Doc?"Esiste solo una possibilità - afferma Dubini - per non scomparire nel marasma del vino mondiale. Puntare sulla caratterizzazione, sul valore aggiunto che solo un determinato vino può esprimere, per qualità, tipologia di prodotto, territorio. Ma per far questo bisognerebbe avere la capacità, la forza e anche la modestia non solo di percorrere questa direzione tutti insieme, ma anche di ammettere che l'Orvieto, da solo, non ha i numeri per un'azione di brand. L'Umbria sì, e allora nell'ambito di un progetto regionale, l'Orvieto potrà ritagliarsi dei programmi specifici di nicchia, ovviamente con i protagonisti interessati al mercato di nicchia. In questo senso, il tentativo di creare un gruppo ristretto per la valorizzazione del Superiore è ancora valido e può essere riproposto".

"Per troppo tempo Orvieto è stata una zona blindata, dove si è lavorato molto per comparti stagni. Il nuovo corso della Cardeto - conclude Dubini - è un segnale importante, spero diventi un motivo positivo di rilancio per una parte dell'Orvieto e che questo avvenga all'interno di un percorso condiviso".

Per info: PALAZZONE località Rocca Ripesena, 68 - telefono 0763 344921 www.palazzone.com - info@palazzone.com

 

Pubblicato il: 09/06/2011

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