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Orvieto. E' ora di decidere

di Giovanni Stella"Non riesco a comprendere che cosa debba succedere perché la città insorga in un moto di indignazione e di rabbia". "Le questioni di fondo della città, che sono una precondizione per riavviare lo sviluppo economico-sociale, non sono state affrontate ma, cosa ancora più grave, non sono state profondamente analizzate e non si è neppure intravista una "sembianza" di decisione". C'è chi è disponibile ad acquistare la Piave subito, ma non si muove nulla. E poi la sfida: dopo dieci anni di abbandono, l'Amministrazione abbia il coraggio di decidere entro il 6 giugno il destino dela Piave. Una data per fissare un impegno...

foto di copertina

 di Giovanni Stella

Devo confessare che non riesco a comprendere che cosa debba succedere perché la città (ovviamente non i monumenti, le abitazioni, le strade, etc., ma i cittadini) insorga in un moto di indignazione e di rabbia. Io ho aspettato e poi mi sono deciso ad effettuare alcune considerazioni al riguardo.

Dopo due anni dall'elezione della nuova amministrazione, ancorché per ca. 18 mesi si trattasse di un'anatra zoppa, ma ora da 6 mesi l'anatra è stata "risanata", le questioni di fondo della città, che sono una precondizione per riavviare lo sviluppo economico-sociale, non sono state affrontate ma, cosa ancora più grave, non sono state profondamente analizzate e non si è neppure intravista una "sembianza" di decisione.

La situazione è stagnante. Dopo aver perso pezzi significativi della Giunta per strada, l'Amministrazione è ricorsa ai "responsabili" di turno e tira a campare aspettando non si sa che cosa. Nel frattempo la situazione peggiora, nonostante alcuni innesti anche decisamente qualificanti, ed è sempre più difficile evitare che la situazione diventi irreversibile.

Come sapete ho collaborato con la Giunta Mocio per tentare di risolvere il "problema" della Caserma Piave. Dopo due anni di lavoro si era arrivati al deposito di due offerte che non sono state aperte dalla nuova Giunta per "incompletezze" formali ed il "problema" è stato dimenticato da due anni ed alcuni nuovi personaggi coinvolti stanno ritornando indietro di ca. 10 anni vagheggiando su "concorsi di idee", non capendo che un imprenditore non investirà i suoi soldi sulle idee degli altri.

Ho mantenuto con il Sindaco l'impegno di tenere il contatto con l'imprenditore della cordata a cui faceva riferimento una delle due offerte il quale mi ha più volte confermato, e di questo il Sindaco è informato, che quella soluzione diventava da subito operativa nel caso di decisione di vendita dell'immobile o di dichiarazione pubblica di tale volontà.

Ebbene questo non è stato fatto dalla Giunta in carica che, pur gravata di problemi, non cerca soluzioni per l'impossibilità di decidere.

Considerato che da sempre sono convinto che vendere sia la cosa da fare chiedo, alla maggioranza e alla minoranza (che non ha brillato per chiarezza di idee sull'argomento) di spiegare ai cittadini con un documento e/o con un incontro pubblico quali siano le ragioni economiche-culturali-psicologiche-normative che impediscono di vendere la Caserma. Inoltre, poiché sono abilissimi nel tergiversare e prendere tempo, chiedo che queste ragioni siano espresse entro e non oltre il 6 giugno 2011 h. 12.00 (dopo tutto questo tempo trascorso dalla chiusura dell'attività propria della Caserma non credo che serva più tempo).

Se con l'occasione sia la maggioranza che la minoranza ci spiegassero con completezza la loro posizione (non ideologica, ma concreta) sulla gestione dei rifiuti (utilizzo del terzo calanco, avvio di una azione concreta sul ciclo dei rifiuti, posizione da assumere con ACEA) noi cittadini esprimeremmo la nostra profonda gratitudine per aver avuto il rispetto che ci spetta di diritto.

Ovviamente qualcuno si chiederà:

a)      ma chi è questo signore che si arroga il diritto di chiedere?

b)      Perché lo fa? Che interesse economico va cercando?

c)      Perché i politici dovrebbero rispondere?

Le risposte sono semplici:

a)      perché è diritto dei cittadini conoscere le posizioni politiche e le decisioni prese dai politici che hanno ricevuto il loro voto ed io, banalità della sorte, avendo già confessato di essere uno degli artefici del voto disgiunto, ho il diritto di sapere da Concina e dalla sua maggioranza nonché dalla minoranza, in particolare dal PD, le proprie opinioni e le correlate decisioni;

b)      lo faccio perché ho a cuore le sorti di Orvieto dove sono nato e cresciuto e dove vivo, anche se per il solo week-end poiché lavoro fuori, e dichiaro di non avere alcun interesse economico diretto o indiretto, palese o nascosto, all'esito delle decisioni prese, a parte il dovere di dover fare qualcosa di utile per una città che tanto mi ha dato in termini di "qualità della vita", che mi ha permesso di avere una "serenità" di base che mi ha aiutato a fare il percorso professionale così prestigioso e gratificante;

c)      i politici devono rispondere perché hanno l'obbligo, morale prima, umano e politico poi, di analizzare, valutare, decidere e poi attuare le azioni più idonee per determinare il benessere sociale ed economico dell'elettorato che ha affidato loro questo mandato.

Per buon peso vorrei aggiungere un'altra questione che mi pare fondamentale per poter avviare i presupposti per lo sviluppo della città: il riordino della viabilità e l'allargamento significativo della zona riservata ai pedoni.

Credo che sia facilmente intuibile che il "presunto" malessere creato ai commercianti della Rupe e alle persone che ritengono inderogabile salire a Orvieto con i mezzi propri siano infinitamente inferiori al fiorire dello sviluppo turistico di una città che, senza questo approccio, da 30 anni vede il proprio turismo decadere e con lo stesso il proprio tenore di vita.

Siena e Perugia, per parlare di due città similari a Orvieto per storia e vivibilità, con una differenza fondamentale, che è l'università, che però è irrecuperabile per Orvieto, hanno da tempo fatto questa scelta e beneficiano appieno degli effetti positivi derivanti.

Se però l'interesse dei politici, di destra e sinistra, è solo la prossima tornata elettorale e una visione di brevissimo periodo, allora ho torto marcio e merito una risposta appropriata: "non pedonalizziamo la città perché chiunque prenda questa decisione verrà penalizzato dall'elettorato e il fatto che noi possiamo essere di nuovo eletti è più importante dello sviluppo futuro".

Sono proprio curioso di vedere se riceverò questa risposta sincera o se, come temo, sarò colpito da uno "tsunami" di parole che tenderanno a convincermi che una città caotica e piena di macchine attira i turisti e li "invita" a rimanere più giorni per godere una qualità della vita di gran lunga superiore a quella che già vivono nella loro città di provenienza.

Se, come immagino, questo mio "papello" rimarrà inevaso, temo che dovrò scocciare il sito e i suoi lettori di nuovo.

 

 

Pubblicato il: 11/05/2011

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