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Bigi scommette sull'Orvieto. Da oggi anche con una nuova azienda

Il Consorzio Vini di Orvieto dà il via ad una serie di interventi delle principali cantine aderenti sulla situazione della Doc: mercati, prospettive e filosofie a confronto. Si parte con la Cantina Bigi.

Grandi numeri per prodotti di alta qualità ad un giusto prezzo. È questa la sfida di Bigi (4,2 milioni di bottiglie all'anno, di cui 2,5 milioni di Doc) nel variegato mondo dell'Orvieto, la cui storia moderna è strettamente legata alla nascita della cantina - all'epoca Casa Vinicola D'Esportazione Luigi Bigi e figlio - nel 1880. Per merito delle intuizioni commerciali di Luigi Bigi, suo fondatore, l'Orvieto prese le vie del mondo, acquistando consensi e fama.

Una delle perle della collana Giv dal 1986, oggi la Bigi, con la sua sede di Ponte Giulio, è una moderna cantina dalla capacità di 30.000 hl, con attrezzature di vinificazione all'avanguardia e un grande parco di botti per l'affinamento dei vini. Una cantina in grado di coniugare le moderne tecniche di produzione con l'evoluzione dei gusti dei consumatori ed i valori storici delle nostre Denominazioni.

 

I vigneti di proprietà (196 ettari) sono collocati nella zona "Classica", la più antica, della Doc Orvieto, vitati per il 70% a bacca bianca e situati sui terreni collinari di altitudine variabile tra 150 - 450 metri, tendenzialmente argillosi. Ispirata dalla potenzialità del territorio, negli anni la Bigi ha ottenuto importanti risultati non solo con l'Orvieto Classico, diversificando la propria gamma, con altri Bianchi (Grechetto ed Est Est Est) e con Rossi di grande interesse. 

La produzione è destinata per il 60% al mercato estero e il 40% al mercato nazionale.

"Siamo un'azienda grande dal punto di vista dei numeri, dell'organizzazione, dell'approccio al mercato, anche il più lontano ma anche attenta e puntigliosa per come intendiamo la qualità - spiega il direttore di Cantina Massimo Panattoni - nel senso che puntiamo molto sulla cura dei vini, sulla loro personalità, sulla loro capacità di trasmettere emozioni al consumatore, dall'esperto al neofita. Il nostro obiettivo è offrire prodotti di forte spessore con un ottimo rapporto qualità prezzo. Non a caso nella commercializzazione ci rivolgiamo tanto alla grande distribuzione quanto alla ristorazione, in tutto il mondo".

Insomma per la Bigi, l'equazione quantità uguale prodotto ordinario è da sfatare. Ed è proprio dalla volontà di raccogliere la sfida dell'alta qualità e seguire direttamente tutta la filiera, scommettendo in maniera ancora più incisiva sull'Orvieto, che nel 2002 Bigi  ha acquistato  un'azienda, sulle colline più suggestive e vocate del territorio: 52 ettari di vigneti, che stanno entrando in produzione adesso, destinati a vini di grande pregio. Vi sono stati impiantati Procanico, Grechetto, Vermentino, Chardonnay, Sauvignon, ma anche Sangiovese, Merlot, Carbernet e Sagrantino.   

"Nonostante la crisi internazionale abbia penalizzato tutti i mercati, ma ancor più le Doc storiche, puntiamo molto sull'Orvieto - è il commento di Panattoni -. Il mercato della Doc si riprenderà - prosegue - sta già accadendo (totale Orvieto dati IRI Italia A.T. Marzo 2011 +12%). E non potrebbe essere diversamente, per molte ragioni: le cantine concorrono tutte ad alti livelli, sono modernamente attrezzate e possono contare su vigneti di recente impostazione. C'è anche un nuovo disciplinare che darà i suoi frutti. Non solo, nell'Orvietano circolano enologi e tecnici di grande calibro. L'Orvieto ha, dunque, tutte le carte in regola per un grande rilancio".

 

 

Pubblicato il: 05/05/2011

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