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Nuovo corso alla casa di reclusione di Orvieto. Intervista al neo direttore Luca Sardella

Più sicurezza e confronto costante con il personale. Ma anche una nuova palestra e uno spazio esterno per le visite dei familiari

di Stefania Tomba

ORVIETO - Originario di Orte, quarantaquattro anni, sportivo, con una grande passione per il nuoto (è atleta tesserato della Federazione italiana nuoto e gareggia nella sezione master), Luca Sardella, da un paio di mesi, è il nuovo direttore del carcere di via Roma.  Prende il posto del direttore Giuseppe Donato che ha guidato la struttura per oltre vent'anni, ed è stato ora trasferito alla direzione del carcere di Terni.

Buongiorno direttore, partiamo dalla sua idea di carcere. E naturalmente dalle sue esperienze precedenti. Quali sono state?
"Beh, il carcere serve a chiudere a chiave i delinquenti". Il direttore sorride.
"Poi ha anche una funzione rieducativa, certamente, che è prevista dalla Costituzione. Passo per essere un "duro" dell'amministrazione carceraria. Dal 1997 ad oggi ho ricoperto diversi incarichi. Sono stato capo divisione del Servizio Centrale Traduzioni e Piantonamenti al comando del generale Alfonso Mattiello. Ho partecipato - con grandi soddisfazioni devo dire - a traduzioni per maxi processi a Genova e a Brescia. Ero funzionario in sala regia al G8 di Genova, nel 2001. Inoltre, ho ricoperto l'incarico di responsabile della sezione Rapporti con l'autorità giudiziaria dell'Ufficio per lo sviluppo del sistema informativo automatizzato, poi ho trascorso anche un periodo in missione all'Ugap (l'Ufficio garanzia penitenziaria comandato dal generale Enrico Ragosa) con funzioni di intelligence. Infine il mio ultimo incarico è stato quello direttore aggiunto a Viterbo".

 Da Viterbo ad Orvieto, due realtà molto diverse
"Certamente. Viterbo è un carcere di massima sicurezza. Si tratta di due carceri molto diversi: per numero e tipologia di detenuti". (Orvieto è classificata come una casa di reclusione di media sicurezza. Accoglie, infatti, detenuti già condannati che, per i reati commessi, non sono particolarmente pericolosi sotto il profilo associativo, ndr).

Che situazione ha trovato? Ha già in mente qualche cambiamento da un punto di vista organizzativo?
"Ad Orvieto, sinceramente, ho trovato una situazione piuttosto confusa, essendosi succeduti in poco tempo diversi direttori in missione dal provveditorato di Perugia. Intendo avere un confronto diretto e costante con il personale, con il quale mi piace applicare tecniche di problem solving. Per questo, come prima cosa, ho instituito un briefing settimanale da tenere con i capi area. Per i detenuti, invece, voglio rinnovare completamente la palestra. Quella attuale è dotata di pochi strumenti e molti sono rotti. Ho in mente una palestra moderna, in piena regola. Anche perché l'ozio in carcere va evitato in ogni modo. I detenuti bisogna tenerli sempre occupati. Ad Orvieto, poi, stanno fuori dalle celle fino alle 19, quindi a maggior ragione".

In passato, c'è stata qualche evasione: detenuti in permesso premio che non sono rientrati. E un paio di anni fa un detenuto si è calato dal muro dei semiliberi con le lenzuola.
"Sì, effettivamente, ho trovato alcuni aspetti di debolezza dal punto di vista della sicurezza. Li stiamo studiando per eliminarli".

Di tanto in tanto si sente parlare di un trasferimento del carcere al di fuori del centro storico. Che ne pensa?
"Benché si tratti di una delle pochissime strutture all'interno di un centro storico, non mi risultano piani di trasferimento. D'altro canto, in questi ultimi anni, sono stati portati a termine importanti lavori di ristrutturazione, a partire dal tetto. Quindi non prevedo novità, in tal senso. Anzi, tra l'altro, vogliamo presentare un progetto per sistemare un terrazzo interno da destinare ai colloqui con i famigliari, così che i detenuti possano incontrali anche all'aperto".

Scusi, ma non si definiva un "duro" dell'amministrazione carceraria?
"Diciamo che, in realtà, mi piace semplicemente applicare le regole. Cercando di tenere presenti, sempre, tanto le esigenze del personale quanto quelle dei carcerati".

Pubblicato il: 27/04/2011

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