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L'Umbria si inventa la 'famiglia unipersonale'

di  Marco Conticelli, assessore Politiche sociali  Comune di Porano "Parlando in "soldoni", le consistenti risorse di 3 milioni di euro a disposizione per interventi alle reali famiglie con figli, ivi comprese quelle monoparentali, sarebbero spalmati ad una vasta platea di beneficiari "single" che nella nostra Regione costituiscono, a detta della Giunta Regionale, "famiglie unipersonali" con un rapporto di 1 a 4 per un totale di circa 45000 persone"

Non credo che le famiglie umbre, in particolare quelle con figli minori, che fanno letteralmente i "salti mortali" per garantirsi una vita dignitosa affrontando quotidianamente difficoltà di ogni genere, prime fra tutte quelle economiche, possano ritenersi soddisfatte da quanto deciso recentemente dalla Giunta della Regione Umbria che si è inventata la "famiglia unipersonale" come beneficiaria di sostegni economici.

Capita infatti che ad una Legge Regionale sulla famiglia, che ne disciplina i servizi e gli interventi di sostegno, faccia seguito un regolamento di attuazione che, introducendo la "famiglia unipersonale" sconvolge di fatto il concetto di famiglia.

Riconoscere, come è stato fatto recentemente dalla III Commissione consiliare, tra i destinatari degli interventi a sostegno e, quindi, di risorse finanziare, la "famiglia unipersonale" significa stravolgere gli art. 29, 30 e 31 ed altri della Costituzione  e la stessa Legge Regionale 13/2010 che all'art.1 afferma "la Regione Umbria valorizza il nucleo familiare formato da persone unite da vincoli di coniugio, parentela e affinità, promuove e sostiene la funzione genitoriale nei compiti di cura, educazione e tutela del benessere dei figli".

Parlando in "soldoni", le consistenti risorse di 3 milioni di euro a disposizione per interventi alle reali famiglie con figli, ivi comprese quelle monoparentali, sarebbero spalmati ad una vasta platea di beneficiari "single" che nella nostra Regione costituiscono, a detta della Giunta Regionale, "famiglie unipersonali" con un rapporto di 1 a 4 per un totale di circa 45000 persone.

Ciò costituirebbe una notevole limitatezza di risorse per le famiglie, quelle "vere" in quanto costituzionalmente definite,  che pregiudicherebbe il raggiungimento dell'obiettivo che la Legge stessa si prefigge nei casi di vulnerabilità previsti dall'art.7, intesi come sostegno alle famiglie in difficoltà.

In sostanza, se si fa una Legge per la famiglia, tale deve essere e rimanere, rimandando ad altre normative, e quindi pescando in altri budget, gli interventi di sostegno a persone che non costituiscono "famiglia".

Una vera e propria modifica costituzionale che si tenta di far passare sotto silenzio perpetuando quella modalità di ricerca di consenso elettorale che ha spinto spesso la sinistra ad affrontare le politiche sociali nella logica esclusiva dell'assistenzialismo.

Tutto ciò dovrà necessariamente aprire una seria riflessione tra le Amministrazioni Comunali che, attraverso le zone sociali, sono chiamate ad erogare sul territorio le risorse regionali individuandone i beneficiari, tra le Associazioni che si occupano delle famiglie e tra tutti gli organismi di settore, che porti ad avviare un confronto con la Regione Umbria su questo tema di estrema rilevanza in tempi di "vacche magrissime", superando gli ostacoli dettati dalle diverse ideologie politiche.

Un primo passo dovremmo farlo, e lo proporrò, all'interno della nostra Conferenza dei Sindaci dell'Ambito Territoriale n.12 .

 

 

                                                                         

Pubblicato il: 26/04/2011

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