Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

C'è una notizia straordinaria e vera. Cristo è risorto. Per noi

Gli auguri a padre Giovanni Scanavino e l'omelia dell'amministratore padre Giovanni Marra. Buona Pasqua a tutti i lettori


Vi do una notizia che già sapevate, ma che mi riempie di gioia e mi preme il desiderio di ricordarlo a tutti.
Cristo è risorto. Per noi.
Una buona Pasqua di Resurrezione a tutti i lettori ed un abbraccio filiale a padre Giovanni Scanavino, vescovo emerito di Orvieto-Todi. 

A questo augurio allego l'omelia di padre Giovanni Marra. E' un regalo che il nostro amministratore apostolico dona ai sacerdoti ed alla Chiesa orvietana.

Come immagine per festeggiare la Pasqua abbiamo recuperato dalla rubrica Visto così la foto di Roberto Gonnellini all'affresco
La rupe di Orvieto e il duomo, i diaconi e Padre Giovanni Scanavino vescovo emerito.

Dante Freddi e la redazione di orvietosi.it

Omelia dell'Arcivescovo Giovanni Marra, Amministratore Apostolico di Orvieto - Todi in occasione della Messa Crismale

Orvieto, Basilica Cattedrale, 20 aprile 2011

Siamo lieti di trasmettere il testo integrale della Omelia tenuta dall'arcivescovo Mons. Giovanni Marra in occasione della Messa Crismale celebratasi nella Cattedrale di Orvieto. La Messa del Crisma è la celebrazione Eucaristica del Vescovo con tutti i presbiteri diocesani e religiosi e sta a significare l'unità visibile della Chiesa locale, e tutti insieme, dopo l'omelia, rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale. Seguono le benedizioni del Crisma, da cui la S. Messa prende il nome, e degli altri Oli che segnano momenti qualificati della vita dei cristiani.

Ecco il testo della omelia.

Cari Confratelli nel Sacerdozio, cari Fedeli tutti!

1. Ogni anno, nel cuore della Settimana Santa, all'inizio del Triduo pasquale che ci fa rivivere il Mistero della nostra salvezza, si rinnova nella Messa Crismale il gioioso incontro del Vescovo con tutti i Presbiteri diocesani e religiosi intorno all'unica mensa, per celebrare l'Eucarestia ed offrire l'unico sacrificio.

La gioia di questa singolare celebrazione si dilata per la presenza di tutte le altre componenti del Popolo di Dio: Diaconi, ai quali ci unisce il comune sacramento dell'Ordine sacro, Religiosi e Religiose, altri Consacrati, Seminaristi in cammino verso il sacerdozio, Fedeli Laici, e voi, cari ragazze e ragazzi che vi preparate per la Cresima, tutti partecipi del sacerdozio comune dei battezzati.

E' questo un momento liturgico in cui anche visibilmente appare e si testimonia quella fondamentale natura della Chiesa - Comunione, ossia del "Popolo di Dio radunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (S. Cipriano), o, secondo gli insegnamenti del Vaticano II, "In Cristo, segno e strumento della intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG, 1).

Oggi è festa del sacerdozio, ma nello stesso tempo è festa di tutto il Popolo di Dio, perché l'istituzione dell'Eucarestia e , insieme, l'istituzione del sacerdozio sono preziosi doni dell'amore di Cristo per tutta la Chiesa.

E tuttavia, appartiene soltanto al sacerdozio ministeriale, rivestito della sacra ordinazione conferita dal Vescovo, successore degli Apostoli, rinnovare sull'altare il Sacrificio Eucaristico e rendere presente realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, sotto i segni del pane e del vino: mistero della fede per la misteriosità e grandezza di questo evento, ma anche perché questo accade attraverso le nostre povere e deboli mani sacerdotali che, misteriosamente, diventano le mani di Cristo stesso.

2. Abbiamo ascoltato nel Vangelo or ora proclamato "Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato"  (Lc 4,18)

Queste parole del profeta Isaia, proclamate da Gesù stesso nella sinagoga di Nazaret, hanno trovato pieno compimento in Cristo, come egli stesso ha voluto affermare: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi".

Queste stesse parole, cari Presbiteri diocesani e religiosi, possiamo applicarle a ciascuno di noi, perché nel giorno della nostra ordinazione esse si sono compiute pienamente e sacramentalmente nella nostra vita per il servizio del popolo di Dio.

Si concentrano, in questo giorno, per noi sacerdoti, tre eventi memorabili: l'istituzione dell'Eucarestia, l'istituzione del sacerdozio e il ricordo della nostra Ordinazione sacerdotale: da qui le ragioni spirituali e profonde della nostra festa.

In questa celebrazione, così specificamente sacerdotale, sentiamo il bisogno di rendere grazie al Signore perché siamo stati da Lui chiamati, consacrati con l'unzione e mandati, come preannuncia il Profeta Isaia per il Cristo. Tre parole di grande significato.

Siamo stati "chiamati" con quella vocazione che Dio Padre ha infuso nel nostro cuore e, così, tutto abbiamo lasciato per metterci a servizio del suo Regno. Chiamati per essere partecipi dell'unico sacerdozio di Cristo, per essere suo prolungamento e presenza nel mondo.

"Chiamati" per essere suoi amici, come gli Apostoli ai quali Gesù ha detto: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15,16). "Voi siete miei amici se farete ciò che vi comando" (Gv 15,14).

"Chiamati" non per nostro merito, ma per quegli imperscrutabili disegni secondo i quali: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti ciò che nel mondo è debole per confondere i forti ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio" (1 Cor 1,27-29).

Siamo stati "consacrati" con l'unzione da quella sacramentale effusione dello Spirito Santo che ha permeato la nostra vita, ha reso sacre le nostre mani, unte dal Crisma, e ci ha abilitati a compiere quelle azioni che - mediante noi - rendono operante Cristo stesso nell'assemblea liturgica, in mezzo al popolo di Dio.

"Consacrati" con l'unzione, per ottenere dallo Spirito Santo quei doni di sapienza, intelletto, consiglio e fortezza di cui, ogni giorno, abbiamo bisogno nell'esercizio del nostro ministero.

Siamo stati "mandati" come continuatori della sua missione, per corrispondere, nell'oggi della storia, alla stessa missione affidata agli Apostoli:

"Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

3. Il sacerdote, per sua natura, è chiamato, consacrato e mandato per essere segno vivente di comunione e di missione.

Ecco altre due parole importanti.

Anzitutto, il sacerdote è segno di comunione con Cristo, perché in lui trova la fonte della sua identità; le sue azioni sono azioni di Cristo, unico, sommo ed eterno sacerdote: sacerdos alter Christus.

Nello stesso tempo, egli esprime profonda comunione con il Vescovo, il quale, attraverso la  sacra ordinazione, lo costituisce presbitero e gli affida la missione da svolgere nella comunità degli uomini.

Il sacerdote, ancora, è segno di comunione con il popolo di Dio, "stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa" da cui proviene, "ex hominibus assumptus", e al quale è destinato, "pro hominibus constitutus".

Infine, come afferma la Lumen Gentium: "In virtù della comune sacra ordinazione tutti i presbiteri sono fra loro legati da una intima fraternità, che deve spontaneamente e volentieri manifestarsi nel mutuo aiuto, spirituale e materiale, pastorale e personale, nei convegni e nella comunione di vita, di lavoro e di carità" (LG 28).

Alla luce di questa visione del sacerdozio, la Messa Crismale si riveste di un significato straordinario, in quanto diventa vera epifania della comunione presbiteriale, ossia manifestazione dell'unità dei sacerdoti con il loro Vescovo; nello stesso tempo, esprime la pienezza della comunione ecclesiale dell'intero Presbiterio con il popolo di Dio, rappresentato dall'asseblea qui presente insieme al Vescovo, il quale è "principio e fondamento visibile di unità" (LG 23)

Nella preghiera sacerdotale, prima della Passione, Gesù avvertiva, anzi vedeva, quanto necessaria fosse, per l'edificazione del Regno di Dio, l'unità dei suoi discepoli: "Padre Santo, custodisci nel tuo nome colore che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi" (Gv 17,11). E aggiungeva ancora: "Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato".

"Essere una cosa sola" intorno al Vescovo - Presbiteri e Diaconi, comunità religiose e comunità parrocchiali, associazioni laicali, gruppi e movimenti - significa essere Chiesa, mistero di comunione e di missione.

Di questa comunione ha bisogno, in particolare in questo momento, il Vescovo Amministratore Apostolico per portare a compimento la missione che il Sommo Pontefice gli ha affidato per il bene della chiesa che è in Orvieto - Todi. Quando qualcuno, singolo o in gruppo, si apparta e nega la sua partecipazione alla vita liturgica e pastorale della propria comunità parrocchiale, vicariale o diocesana, ritenendo di avere motivi per farlo, in effetti si separa dall'unica Chiesa, che è quella che si costruisce intorno al Vescovo "principio e fondamento visibile di unità".

Per questo chiedo vivamente che nessuno si chiuda nell'orgoglioso fortilizio delle proprie umane ragioni, alimentando inutili e dannosi rancori e divisioni, ma si apra, con autentico spirito cristiano, alla fraternità e alla scambievole collaborazione, per essere, anche in momenti di comprensibile sofferenza, autentici costruttori di Chiesa.

Segni molto positivi e confortanti vado ogni giorno riscontrando tra i fedeli laici e soprattutto tra i sacerdoti delle Vicarie negli incontri programmati nei rispettivi territori. Ho già incontrato due terzi delle nove Vicarie, e quindi due terzi delle 22 unità Pastorali e due terzi di tutti i sacerdoti diocesani e religiosi che operano nelle parrocchie. Già posso trarre alcune valutazioni positive circa il lavoro che voi, cari sacerdoti, svolgete in mezzo a non poche difficoltà, dimostrando impegno e spirito di sacrificio, ciascuno assicurando la propria presenza in più parrocchie e promuovendo insieme ai fedeli laici iniziative sociali di rilievo a favore di anziani, portatori di handicap, emarginati, uomini e donne in difficoltà, profughi, ecc., sempre attenti alle antiche e nuove povertà. Me ne compiaccio vivamente.

 

4. S. Agostino definisce il sacerdote uomo della Parola e dei Sacramenti.

Come uomini della parola dobbiamo conoscere e amare sempre più il libro sacro, l'Antico e il Nuovo Testamento. La Parola di Dio per noi deve essere nutrimento quotidiano del nostro meditare, contemplare, pregare, testimoniare.

Egualmente, i sacramenti, di cui noi siamo ministri, devono essere mezzi di santificazione non solo per i fedeli, ma anche per noi, soprattutto l'Eucarestia, che celebriamo ogni giorno, deve essere culmine e fonte della nostra vita cristiana e sacerdotale.

In quell'ultima cena, nel momento in cui Gesù istituiva il sacerdozio pronunciando le parole "fate questo in memoria di me", in quel momento Egli aveva in mente quanti, da quel giorno in poi e sino alla fine dei tempi, avrebbero reso presente sull'altare quel suo Corpo e quel suo Sangue. Insomma, cari sacerdoti, Gesù in quell'Ultima Cena aveva presente ciascuno di noi personalmente, col nostro volto e col nostro nome, e quanti eserciteranno il sacerdozio dopo di noi. Attraverso l'istituzione del sacerdozio Gesù ha voluto che quell'ultima cena non finisse mai e continuasse fino alla fine dei tempi: continua attraverso di noi, attraverso le nostre povere persone e le nostre deboli mani.

Quale grande mistero! Di questo mistero noi siamo parte.

Quale grave responsabilità Gesù ha affidato a ciascuno di noi! Quale grandezza e ricchezza in questo mistero, quanta piccolezza e povertà nelle nostre persone!

Queste considerazioni vi accompagnino mentre, fra poco, rinnoverete le promesse sacerdotali. E anch'io, con voi, rinnoverò le mie promesse perché, Vescovi e presbiteri, siamo partecipi - anche se con gradi diversi di responsabilità - dell'unico Sommo ed Eterno Sacerdote che è Cristo.

Io pregherò per voi e voi pregate per me perché insieme possiamo essere fedeli agli impegni che abbiamo assunto davanti a Dio e alla Chiesa.

Carichi di tanta responsabilità, la nostra stessa vita deve splendere della dignità di cui l'ordine sacro ci ha rivestiti e che ci impegna, come ci esorta l'apostolo Pietro, a farci "modello del gregge che ci è stato affidato.

5. La Messa Crismale che stiamo celebrando è così chiamata perché in essa vengono benedetti il Crisma e gli altri Oli che segnano i momenti qualificati della vita dei credenti:

-il Crisma, olio misto a profumo, viene usato per il Battesimo e la Confermazione, per l'Ordine Sacro del Presbiterato e dell'Episcopato;

-l'Olio dei Catecumeni, per coloro che riceveranno il sacramento del Battesimo;

-l'Olio degli Infermi, per coloro che nella grave malattia invocano guarigione, forza e consolazione.

La base di questi Oli è l'olio di oliva che quest'anno viene offerto dalle parrocchie di S. Nicolò in Montecastrilli e S. Andrea in Orvieto.

Per il profumo dell'Olio del Crisma adopereremo l'essenza di bergamotto che la diocesi di Locri - Gerace, in Calabria, ha inviato, con gesto di comunione, a tutte le diocesi d'Italia.

La benedizione di questi santi oli va vista come un segno forte di comunione ecclesiale: esprime il significativo vincolo tra la Cattedrale, madre di tutte le chiese, e le singole comunità parrocchiali dove gli oli verranno portati e conservati per le necessità dei fedeli; richiama il legame tra il Vescovo che li benedice e i credenti che con essi vengono unti per edificare il Popolo dei Redenti, consacrati al Signore.

In questa Messa Crismale, l'olio profumato del Crisma, che fra poco consacreremo, riporta la nostra mente al giorno, lontano o vicino, della nostra Ordinazione presbiteriale, quando il Vescovo ha unto le nostre mani per prepararle a rendere presente sull'altare il Corpo e il Sangue di Cristo: unzione avvenuta per la maggior parte di voi o in questa Cattedrale di Orvieto o nella Concattedrale di Todi.

Tornano alla nostra mente quei gesti liturgici che ci hanno costituito presbiteri: la ricchezza della preghiera di ordinazione e la solenne imposizione delle mani del Vescovo sul nostro capo, carica di significato ecclesiale. Il Vescovo, con quel gesto, in una ininterrotta successione apostolica, ci ha trasmesso quel potere spirituale che ci ha costituiti ministri del Signore, continuatori della sua presenza in mezzo al popolo di Dio e capaci di operare in persona Christi quali dispensatori dei sacri misteri.

Molto significativo è pure il gesto dell'imposizione delle mani da parte dei Presbiteri presenti, segno della fraterna accoglienza dei novelli sacerdoti nella comunione dell'unico Presbiterio. Né dimentichiamo quei momenti di intensa preghiera personale quando, distesi sul pavimento, il coro invocava per noi, per le nostre persone e per il nostro ministero, l'intercessione dei Santi.

Con animo grato a Colui che, senza alcun nostro merito, ha voluto chiamarci alla sua sequela, rinnoveremo fra poco quelle promesse che ci hanno uniti in modo nuovo e speciale a Cristo, alla Chiesa, al Vescovo e alle comunità che il Vescovo ci manda a servire (anche quando dare la nostra disponibilità richiede un supplemento di sacrificio e generosità, ma che rende più autentico il nostro sacerdozio).

Ogni giorno dobbiamo pregare per le vocazioni, ma in modo particolare oggi la nostra implorazione deve diventare più intensa, convinti come siamo che il Signore non farà mancare "Pastori alla sua Chiesa".

Con animo grato al Signore, desidero comunicare alla Comunità diocesana che domenica 29 maggio avrò la gioia di ordinare Diaconi, in vista del sacerdozio, i giovani seminaristi accoliti: Danilo Innocenzi, Riccardo Ceccobelli e Darek Kowalewski. L'ordinazione avrà luogo nella Concattedrale di Todi come era stato previsto.

Invochiamo la protezione della Beata Vergine Maria, Madre di Gesù, unico ed eterno Sacerdote. A lei chiediamo di accompagnare e sostenere ogni suo figlio nel cammino di fedeltà alla propria vocazione e in particolare ai sacerdoti.

Infine, a voi, carissimi Sacerdoti e Diaconi, Religiose, Religiosi e Consacrati, Seminaristi, a voi laici impegnati nelle parrocchie, nelle Associazioni, nei Movimenti, nelle Confraternite e in altri sodalizi, a voi cari giovani cresimandi e attraverso di voi alle vostre famiglie e a voi tutti che partecipate a questa Messa Crismale, esprimo l'augurio di una Buona e Santa Pasqua, implorando dal Signore Risorto il dono pasquale della pace e della concordia per ogni famiglia, per la nostra città, per la nostra Diocesi, per l'Italia nel 150.mo della sua unità e per il mondo intero.

 Amen                                              

+  Giovanni Marra

Arcivescovo Amministratore Apostolico di Orvieto - Todi

Orvieto, 20 aprile 2011

 

Pubblicato il: 24/04/2011

Torna alle notizie...