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San Pietro Parenzo, dài uno sguardo alla città che ti ha ammazzato. Senza rancore

di Dante Freddi
Le decisionoi sul bilancio della destra orvietana "rispondono a necessità oggettive, almeno in parte, ma soddisfano anche rancori  radicati contro quelle cooperative ed associazioni che sono nate e vissute all'ombra protettiva della sinistra trionfante..."

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Sul bilancio del Comune di Orvieto sono stati prodotti articoli a centinaia, si sono esercitati  esperti di amministrazione pubblica e gente di buonsenso, politici e tecnici, sensibilità di destra e di sinistra.
E' problema che nasce lontano e che la città di Orvieto si trascina oggi ad andamento claudicante, con soluzioni e controsoluzioni determinate dalla contingenza, limitate dalla mancanza di strategia politica e  di visione sul futuro di Orvieto e dell'Orvietano. La destra tenta di sopravvivere in questa sua esperienza amministrativa e propone, oltre alla vendita dei beni, tagli a servizi e ad attività socio-culturali. Sono azioni drastiche che rispondono a necessità oggettive, almeno in parte, ma soddisfano anche rancori  radicati contro quelle cooperative ed associazioni che sono nate e vissute all'ombra protettiva della sinistra trionfante. In quanto a visione, sul territorio orvietano la destra non ha rapporti politici con altri amministrazioni e quindi non guarda oltre Ciconia, al massimo fino a Porano, seppure da due anni insegua tenacemente e senza risultati il Patto con Roma , che nessuno sa bene in che consista, e con la Tuscia, quella Alta.
Di Castel Giorgio e Mantegabbione e Parrano non frega niente a nessuno, troppo vicini, troppo veri, troppo comunisti.

In questi giorni delicati per la politica locale si nota una diffusione particolarmente intensa di comunicati stampa del PD, di PD e altri della minoranza, del PdL e della maggioranza, di questo contro quello, di puntualizzazioni e stigmatizzazioni.
Per la ricchezza del web, c'è in questi giorni una maggiore presenza del centrodestra, grazie anche all'arrivo sulla rete di Stefano Olimpieri, capo del PdL e coordinatore dei gruppi di maggioranza, con le sue espressioni assolutiste, colorite e decise, ad indicare anche linguisticamente il percorso politico che lo caratterizza. D'altra parte, vent'anni di opposizione ai comunisti orvietani, che avevano tre frogie nel naso e mangiavano i bambini anche dopo la caduta del muro di Berlino, fanno essere così.

A sinistra, c'è ancora il penoso tentativo di coprire le stupidaggini del passato e quindi la liberazione, che soltanto il pentimento vero può produrre, non si palesa, la gente non la còglie e non spera. Infatti, senza pentimento non c'è speranza di salvezza, di rinnovamento,  di nuova vita. La settimana santa aiuta questa similitudine azzardata, ma è proprio così: il vulnus della sinistra è l'incapacità di prendere coscienza degli errori, perché questo comporterebbe anche la penitenza per i peccatori, e i fragili equilibri presenti in quel partito non lo consentono.
La destra, dalla sua, si accontenta di indicare gli sbagli, ma non guarda oltre il suo dito e chi tenta di avviarsi oltre e segnalare scelte diverse e coraggiose è guardato con diffidenza o ignorato. Il tifo da curva sud a cui il berlusconismo ha abituato perfino gente della destra dura e pura non concede cedimenti razionali e a governare la città è la pancia revanscista più che la ragionevole ricerca di soluzioni. Cercare di capire i bisogni e di agire unisce, pochi sanno farlo. Ad Orvieto pochissimi.

San Pietro Parenzo, dà uno sguardo alla città che ti ha sacrificato, senza rancore.

Pubblicato il: 18/04/2011

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