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Sanità pubblica. Un'Odissea

La storia che segue è narrata da Stefania Baccello, che racconta la sua esperienza di sanità superficiale e poco rispettosa e ci mette la firma ed apre una via di controllo dei servizi dalle nostre parti inusitata

La storia che segue è narrata da Stefania Baccello, che racconta la sua esperienza di sanità superficiale e poco rispettosa dell'utente e la firma. E' un prezioso contributo, perché finalmente qualcuno ci mette la faccia ed apre una via di controllo dei servizi dalle nostre parti inusistata.

SANITA' PUBBLICA: ODISSEA

Mio figlio ha dolori ad un ginocchio ed alla schiena, per cui gli è stata prescritta una radiografia alla colonna. Perché ve lo racconto? Perché questa è la premessa di una storia che avrebbe del comico se non fosse reale.

Come di prassi, mi reco dal mio dottore per la richiesta, vado al CUP per la prenotazione e, ovviamente, mi danno appuntamento dopo oltre un mese (04/03-11/04) alle 7.30 (così io non perdo il lavoro e mio figlio la scuola). Lunedì mattina, puntuali, ci rechiamo presso l' Ospedale S. Maria della Stella di Orvieto e qui inizia l' odissea.

L'operatore mi chiama e mi dice che quel tipo di lastra in questo ospedale sono più di due anni che non la fanno, che l'alternativa sarebbe farne sei, ma, in questo caso, mio figlio subirebbe sei radiazioni anziché una, col rischio che al dottore non sarebbero andate bene sei lastre separate anziché una unica. Non volendo prendersi tale responsabilità, mi invita a chiamare il mio medico per chiedere conferma ed eventualmente tornare più tardi. Quando gli faccio presente che "più tardi" io devo andare a lavorare e mio figlio a scuola, mi propone di tornare il pomeriggio del giorno dopo (quando lui sarebbe stato di turno) per fare queste fantomatiche sei lastre.

Così faccio: il mio dottore mi dice che vanno bene anche lastre separate e mando mio figlio coi nonni (IO LAVORO) intorno alle 15 di nuovo in ospedale; qui la cosa si fa definitivamente assurda: la persona con cui ho parlato non c'è (a differenza di quanto aveva detto) e l'operatore presente in quel momento si rifiuta di fare le lastre, dicendo a mia madre (in modo piuttosto brusco e maleducato) che la richiesta non è corretta, che al CUP non dovevano farmi la prenotazione perché sono almeno 10 anni (il tempo si dilata) che a Orvieto non si fa quel tipo di lastra e che dovevamo andare a Narni o ad Acquapendente, mettendo anche in discussione il fatto che quel tipo di esame fosse veramente utile a mio figlio (?).

Conclusione: devo tornare al CUP per farmi rimborsare il ticket già pagato, né Narni né Acquapendente, ma Montefiascone (dove mi hanno dato appuntamento per la prossima settimana e viene da chiedersi perché a Orvieto si aspettano mesi per lo stesso esame), ho dovuto ritornare dal mio medico per la richiesta, perché l'altra è scaduta in quanto è datata oltre un mese fa, ovviamente devo prendere mezza giornata di ferie e mio figlio deve perdere un giorno di scuola.

Ora, al di là dello scrupolo di non voler sottoporre un ragazzo a sei radiazioni, la domanda spontanea e fondamentale è: possibile che né il dottore (con una circolare, ad esempio) né il CUP siano stati informati del fatto che a Orvieto non si faccia più questo tipo di lastra (da 2 o 10 anni, dipende dai punti di vista)?

Ho atteso invano oltre un mese e ho dovuto rifare tutto dall'inizio perché al piano terra dell' Ospedale di Orvieto non sanno quello che accade al secondo?  E il tempo mio, di mio figlio e dei miei genitori perso tra dottore, ospedali, prenotazioni e attese dove lo mettiamo? E per fortuna che non è una cosa grave! Ah! Ovviamente, gli operatori del CUP, interpellati, hanno detto che a loro non risulta che "di sopra" non facciano più queste lastre..NO COMMENT



 

Pubblicato il: 14/04/2011

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