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Fine della "monnezza"? Come e quando? E poi?

Nota del Pd a proposito della chiusura della discarica Le Crete comunicata a tutte le istituzioni da SAO, in conseguenza della decisione della Soprintendenza ai Beni culturali di proteggere i calanchi, secondo la volontà del Consiglio comunale di Orvieto

foto di copertina

Riceviamo e pubblichiamo la nota seguente diffusa dal Partito Democratico di Orvieto e dal Partito Socialista.

 

 

Nell'arco di pochi giorni (da venerdì a domenica scorsa) tre dichiarazioni hanno, molto prosaicamente, riportato la questione rifiuti - e di "Le Crete" - nell'ambito giusto: quello politico.

1) La sovrintendenza dei Beni culturali dell'Umbria ha annunciato "l'apertura di un procedimento di tutela diretta sull'area "Le Crete", rivolta al terzo calanco e parte del secondo, ossia all'attuale discarica in esercizio". In parole povere: vincolo "culturale" sui calanchi.

2) A stretto giro di posta ha risposto il gestore dell'impianto di smaltimento "Le Crete", la Sao-Acea. In parole povere: informa che, prevedendo la prossima cessazione della propria attività, intende chiudere l'impianto orvietano entro il secondo semestre del 2011, e comunque, se anche fosse possibile arrivare al cosiddetto "nono"(e "decimo") gradone del secondo calanco, entro la seconda metà del 2012. Dopo di ché: chiusa la discarica di Orvieto.

3) E' di domenica scorsa la risposta dell'assessore regionale Rometti alla sovrintendenza. Giudica "inconcepibile mettere un vincolo su una discarica"; lo qualifica come un'iniziativa estemporanea che rischia di creare problemi enormi, alla quale la Regione cercherà di opporsi, e chiederemo conto anche al Ministero dei Beni culturali". In parole povere: la partita si gioca tra i piani provinciali e regionali sui rifiuti, tra un imprenditore privato (proprietario dell'impianto "Le Crete"), tra programmi ambientali dei comuni e tra il sentire delle comunità locali.

Ecco perché la questione della "monnezza" non è una questione locale, orvietana. L'eventuale chiusura di "Le Crete" riguarderebbe gli abitanti di tutta la Provincia di Terni, e il complessivo piano dei rifiuti di tutta la Regione.

Se la politica ha un senso, lo ha proprio in questa circostanza. Come mediatrice di interessi diversi: deve tener conto del sentire della comunità, dei livelli occupazionali da salvaguardare, dei necessari accordi con le realtà confinanti; e cercare di ottenere un giusto equilibrio tra gli appetiti privati e il bene comune.  Missione number one per un'amministrazione cittadina, si direbbe. La nostra lo ha capito? A giudicare dal silenzio del Palazzo, pare proprio di no. 

E' il momento di porre all'amministrazione di questa città alcune domande:

 

1) In che modo intende gestire la questione rifiuti ad Orvieto, diventata emergenziale con il recente conflitto tra la Sovrintendenza, la Regione e la dichiarazione ultimativa della Sao-Acea? E' ovvio che la repentina chiusura della discarica di "Le Crete" determinerebbe un'ennesima crisi occupazionale, nonché una situazione a dire poco caotica per tutti i cittadini.

2) Nel caso della chiusura della discarica orvietana, come intende risolvere il destino dei rifiuti? Dove andrebbero dirottati, e a quale - macroscopico - prezzo? Un ulteriore aumento della Tarsu non è proponibile. A questo proposito, vorremmo sapere, con certificazione, se l'aumento del 30%, già applicato alle tariffe Tarsu nel 2010, sia compatibile con le leggi dello Stato.

3) In che modo, e in quali tempi, con quale piano, intende governare il passaggio - da tutti auspicato - verso una sempre più spinta raccolta differenziata e, come corollario, alla creazione di impianti di riciclo e di riuso, nonché alla progressiva diminuzione dei rifiuti? E' ovvio che la appena iniziata raccolta differenziata nel solo centro storico di Orvieto non potrà risolvere nulla. Quali sono i futuri passi programmati, anche per adeguare i piani nostrani alle moderne normative regionali, nazionali, europee?

4) In che modo intende rapportarsi ai piani provinciali e regionali? Il piano provinciale di smaltimento rifiuti riguarda tutto l'ambito Ato4, ne fanno parte tutti i sindaci dei comuni. Il Sindaco di Orvieto ne è il vice-presidente. Quali iniziative ha preso o intende prendere per discutere il problema rifiuti al livello dell'ambito?

5) Quali accordi politici intende raggiungere affinché venga riconosciuto il ruolo proprio di Orvieto quale promotrice della "green economy" a livello provinciale e regionale?

Quest'ultimo punto è diventato urgente soprattutto dopo l'intervento dell'assessore Margottini, favorevolmente accolto sia dagli ambientalisti, ma soprattutto da coloro che sulla "green economy" avevano puntato, a livello istituzionale, ben prima della nomina del nuovo assessore all'Ambiente.

E' opportuno ripassare le fasi che hanno preceduto la recente presa di posizione della giunta comunale di Orvieto. Opportuno, perché ci permetterà di ragionare sul "poi".

- E' dell'ottobre 2010 il documento sottoscritto da tutti i sindaci dell'Orvietano in cui si prefissa l'obiettivo del 65% della raccolta differenziato per il 2012/2013. Lo stesso documento raccomanda un progetto unitario di tutto il comprensorio, e richiede che il trattamento di rifiuti a Orvieto "preveda la creazione di piattaforme e impianti per il riciclaggio"; il tutto dimensionato strettamente "all'ambito 4 cui è rivolto".

- E' del 13 dicembre 2010 la risoluzione elaborata dal centro sinistra che raccomanda la raccolta differenziata "spinta", in modo da arrivare all'80% della differenziata entro il 2013. Sottolinea l'importanza dell'incentivazione della filiera del riciclo e del riuso; propone il trattamento della frazione cosiddetta umida negli impianti e piattaforme da crearsi a Orvieto.

- E' del 27 dicembre 2010 la delibera assunta all'unanimità da tutto il Consiglio comunale di Orvieto. Opera di mediazione riuscita, nell'accogliere i principi di uno sviluppo sostenibile, di esigenze paesaggistiche, di qualità di vita, sottolinea anche la necessità di accogliere le più moderne acquisizioni scientifiche e tecnologiche in materia, unita all'attività di ricerca.

E POI? Come da tutte le dichiarazioni, risoluzioni e delibere, due sono i successivi passi fondamentali. Uno: attuare quanto prima la raccolta differenziata "spinta", cioè estesa, a livello di Orvieto, in tutte le frazioni; e in sinergia con i comuni del circondario. Solo così si arriverà ad un progetto organico, unitario, premessa necessaria per intraprendere con successo il passo numero due. E cioè, l'istallazione a Orvieto di piattaforme e impianti ad alta tecnologia per il riciclo e il riuso dei rifiuti.

Noi saremo in prima fila a promuovere questa politica. Per i vantaggi immediati sulla qualità di vita, e per gli evidenti futuri vantaggi economici per tutta la popolazione. Ma anche perché sarà l'occasione per incoraggiare in città gli studi e la ricerca sulla "green economy". Questi sì, la nuova frontiera dell'ingegneria ad alto valore aggiunto. Una città è "green", non soltanto quando toglie la "monnezza" di torno, ma quando sa cimentarsi con le nuove tecnologie d'avanguardia che di quel "green" sono il presupposto.

Perché non approfittare della decennale esperienza del Centro Studi? Perché non fare di Orvieto "promotrice della green economy"?

In parole povere: Orvieto del futuro, non solo "green", ma il luogo dove si crea la "green economy". Certo, servirebbe una volontà politica forte e convinta per far fare questo passo qualificante alla città. Gli attuali gestori del nostro futuro, questa forza ce l'hanno?

Dove sono i piani, i programmi, la visione per una città davvero "green"?

Dove gli accordi politici che ne sono la premessa?

 

 

Pubblicato il: 26/03/2011

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