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Leonardo non si suicidò, cadde dalla Rupe

Al termine delle indagini prende corpo l'ipotesi della caduta accidentale. Ne parla il padre del 19enne scomparso l'estate scorsa

ORVIETO - Era la notte del 24 agosto 2010. Sulla Rupe c'era l'acclamato, quanto poi contestato (per via della famosa bestemmia),concerto dei Gogol Bordel. Una festa che però è stata presto offuscata, subito dopo, da una tragedia che ha scosso un'intera città e che ancora oggi tormenta i giorni di una famiglia orvietana. Leonardo Cotigni, 19 anni, alle prime luci dell'alba venne ritrovato senza vita ai piedi delle Colonnacce. Suicidio fu la prima parola degli inquirenti. Una parola che ha spalancato una ridda di ipotesi, di voci - forse troppe - a giustificarne i motivi.

 

Oggi però a distanza di sette mesi da quella terribile notte, con le indagini che sono state archiviate, la morte di quel ragazzo, descritto da tutti come un giovane modello, appare sotto una nuova luce.  Potrebbe essere stata una caduta accidentale, come spiega il padre stesso del giovane, Paolo Cotigni. Non un suicidio. E questo, almeno per due ordini di motivi. Il primo è che Leonardo non avrebbe avuto alcun motivo per farlo. Studioso (si era appena diplomato con 85/100 al liceo Scientifico e cercava casa a Perugia dove si era iscritto all'Università), pieno di amici: "da lui - dice il padre - non ho avuto mai un problema solo soddisfazioni". Insomma, nessun disagio esistenziale. Ma questa ipotesi è suffragata anche da altre ragioni. Ovvero dalla dinamica dell'accaduto, così come ricostruita dai carabinieri, che avrebbe evidenziato una caduta non frontale (tipica di chi si getta nel vuoto) ma una caduta laterale.

 

Ecco allora come potrebbero essere andate le cose: Leonardo dopo aver bevuto un paio di birre, avrebbe lasciato gli amici per starsene un pò per conto suo, nel posto dove in genere andava con la ex fidanzata (che tra l'altro aveva lasciato lui). Si sarebbe seduto sul ciglio del burrone con la testa su un merlo e i piedi appoggiati su quello di fronte, avrebbe acceso una sigaretta e poi sarebbe scivolato, forse dopo un po', magari nel sonno o forse per aver perso improvvisamente l'equilibrio.

 

"Basta un attimo. Questo voglio dire a tanti ragazzi come mio figlio" afferma il padre di Leonardo che ringrazia carabinieri, autorità giudiziarie e tutta la comunità orvietana per come sono stati vicini alla famiglia nella disgrazia che li ha colpiti. "Leonardo non ci voleva lasciare - ripete il signor Cotigni - Vado ogni pomeriggio sulla sua tomba, gli leggo i libri che amava, con l'unica speranza di riabbracciarlo un giorno".

Pubblicato il: 23/03/2011

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