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Rimettiamo al mondo l'Italia. Se non ora quando? Adesso

Documento delle donne del coordinamento comunale del PD Orvieto in occasione dell'8 marzo

Le donne del coordinamento comunale del PD Orvieto

Rimettiamo al mondo l'Italia. Se non ora quando? Adesso

E' questo il nuovo slogan del movimento che il 13 febbraio ha mobilitato su tutte le piazze italiane un milione di donne (e uomini). E dice una cosa semplice semplice: far ri-nascere l'Italia, e questa volta con la determinazione e le azioni  delle donne.

Determinazione
, perché l'8 marzo 2011 non si esaurisce più con l'offerta cavalleresca di mimose a fidanzate, mogli, madri, nonne. Più forte di prima, l'onda delle donne si alzerà ogni giorno dell'anno.

Azioni, perché una volta colta la grande volontà di cambiamento, è ora di passare al concreto. Si potrebbe chiedere: perché ora, perché non prima?

E' questo il senso delle azioni del movimento "Se non ora quando?" che il Partito Democratico di Orvieto sposa in pieno. Come concretizzare la volontà di cambiamento, come "rimettere al mondo l'Italia"?

Sappiamo da molto tempo, ormai, che nell'Italia contemporanea le donne sono mediamente più istruite, più colte, con più lauree dei loro compagni maschi. Ma sappiamo anche che la cultura e le lauree delle nostre donne non vengono messe "a frutto": poche arrivano ai posti di comando, ben poche a decidere sulle politiche della società.

Le valutazioni cosiddette di "genere", cioè di incidenza delle potenzialità delle donne nel mondo, vedono l'Italia piazzata al 74° posto su 132 nazioni esaminate. In Europa, dietro l'Italia ci sono soltanto la Grecia e il Malta.

Perché le donne italiane che hanno capacità e competenze non arrivano ad esprimerle, come succede, invece, in tutti gli altri Paesi europei?

E' uno spreco enorme, nell'economia di una nazione, lasciare fuori gioco l'immensa ricchezza, produttiva e intellettuale, che potrebbe essere fornita dalle donne.

Molto si è parlato, negli ultimi mesi, della rappresentazione non dignitosa della donna nei media italiani. Anche a Orvieto sono state promosse iniziative per denunciare l'uso improprio del "corpo delle donne". L'offesa fatta alle donne ha anche un risvolto sociale. Se la metà della forza produttiva, cioè le donne, viene ridotta, nella pubblica rappresentazione, a "pupazza dell'harem", è ovvio che viene scientemente disincentivato l'apporto creativo, quindi anche economico, delle donne. Che spreco! A livello di tutta la società, ma prima ancora, a livello di ogni donna che non si riconosce nella figura della "pupazza dell'harem"!

Nella sua prossima "conferenza programmatica" il Partito Democratico di Orvieto disegnerà, con determinazione, un nuovo approccio per le politiche "al femminile". Non siamo - noi donne - dei "panda" da proteggere in separati tavoli di lavoro, ma donne che con testa alta pretendono che ogni tavolo di lavoro istituito su tematiche di interesse della collettività porti avanti, come un filo rosso, la speciale incidenza delle donne. Sia che si tratti di sviluppo economico, di lavoro, di politiche sociali o di cultura. Solo così usciremo dallo "specifico femminile", per diventare protagoniste, appunto, della "rimessa al mondo".

 

Pubblicato il: 07/03/2011

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