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Scanavino. 'La Chiesa di Orvieto Todi ha bisogno di essere curata. Se il Santo Padre ritiene che non debba essere io a fare questo. Va bene'

Quanto al suo destino, Scanavino ha parlato di una "soluzione bellissima. Perche - ha detto - torno in convento". Tra gli agostiniani

foto di copertina

ORVIETO - "La Chiesa di Orvieto Todi ha bisogno di essere curata. Se il Santo Padre ritiene che non debba essere io a fare questo. Va bene". È così che padre Giovanni Scanavino, nel dare lettura delle disposizioni del Vaticano maturate in risposta alla lettera con cui il presule il 10 dicembre scorso si è rimesso alle decisioni del Santo Padre alle luce delle pressioni ricevute per le sue dimissioni, ha spiegato ieri mattina nella Casa diocesana di Spagliagrano i motivi per cui è stato disposto il suo trasferimento. Una decisione già presa dal 14 febbraio (così è datato il documento del Vaticano), comunicata dal Nunzio Apostolico lo scorso 23 febbraio e da ieri nota ufficialmente a tutti. Nella tempistica che la Santa Sede stessa aveva dettato.

È stato così che ieri mattina, a Spagliagrano, Scanavino ha voluto riunire prima il Clero e i diaconi (assenti molti parroci delle parrocchie più grandi, sia di Orvieto che di Todi) e poi i giornali. Porte aperte anche ai fedeli, a tanta gente comune che ha testimoniato vicinanza e affetto con canti, preghiere e striscioni a tratti anche polemici "Anche noi siamo Chiesa. Eppure non sappiamo la verità" recitava un cartello. La "verità" è sottolineata nel passaggio cruciale del documento che sostanzialmente dispone l'allontanamento dalla diocesi di Scanavino: "Sua Santità - è detto nel documento - nell'accettare la disponibilità a rinunciare alla guida pastorale della diocesi ha apprezzato le motivazioni che hanno suggerito tale gesto ispirato al bene maggiore dell'unita della chiesa di Orvieto Todi". Un richiamo questo all'unità al quale, ha detto Scanavino, "come cristiano e come agostiniano non posso essere insensibile".

"Sapere di mettermi da parte perché le divisioni vengano curate mi rende sereno. Ho cercato sempre di mettermi ad un livello umano - ha detto il presule - ma non sono state capace di curare questa ferita, questa spaccatura". Sollecitato su quale sia il male della diocesi Scanavino ha parlato di un  "cancro che bisogna curare, anche col bisturi perché l'unità va recuperata in ogni sua dimensione". D'altro canto era stato lo stesso Scanavino a rimettersi alle decisioni del Papa "visto che - ha spiegato l'alto prelato - da diverse parti (dalla conferenza episcopale umbra in primis, ndr) si diceva che era giusto che io mi dimettessi. Parola che non c'è nel mio vocabolario - ha sottilineato Scanavino tra gli applausi - per questo mi sono rivolto lui". Lo stesso Scanavino ha dato conto della nomina da parte della congregazione dei vescovi di un amministratore apostolico, individuato nel vescovo emerito dell'Arcidiocesi di Messina, Giovanni Marra. Sarà lui il traghettatore, il "medico incaricato dell'operazione chirurgica per guarire la diocesi", in attesa del nuovo vescovo. "Spero di incontralo finora non mi è stato possibile, visto che anche la chiesa ufficiale ha bisogno di guarire" ha osservato Scanavino riferendosi alle comunicazioni "per lettere e fax". Ed effettivamente gli accenti polemici non sono mancati, anche sulle pressioni esercitate su di lui e non solo in questi ultimi giorni.

"Qualcuno - ha detto - ha avuto paura che ci scappasse il morto, senza capire che è bello che la gente possa esprimersi. La maturazione della Chiesa deve essere la maturazione di tutta la Chiesa". Quanto al suo destino, Scanavino ha parlato di una "soluzione bellissima. Perche - ha detto - torno in convento". Tra gli agostiniani. Forse in Umbria. Gli resta la "consolazione più grande". Quale? "Il fatto che le gente ha capito. Adesso spero che rendano efficace tutto l'amore che mi hanno dimostrato estendendolo a tutti sacerdoti e a tutta la comunità. Quanto a me continuerò a predicare lo spirito santo che è in ogni cuore, questo nessuno me lo può impedire. Abbiate fiducia - ha concluso - perche ci incontreremo nella stessa umanità in cui ci siamo conosciuti".

Pubblicato il: 06/03/2011

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