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Bilancio, dissesto o elezioni ?

di Massimo Gnagnarini La sconsolante situazione finanziaria e le difficoltà finora incontrate per porvi rimedio delineano tre scenari possibili per la prossima sessione di bilancio del 31 marzo: approvazione di un bilancio "border line",  dichiarazione dello stato di dissesto finanziario del comune, scioglimento dell'Amministrazione in carica, commissario prefettizio per il bilancio 2011 e indizione di nuove elezioni. Discutiamone...

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La sconsolante situazione finanziaria e le difficoltà finora incontrate per porvi rimedio delineano tre scenari possibili per la prossima sessione di bilancio del 31 marzo. E' utile esaminarli alla luce delle funzioni tipiche del Comune che sono e restano quelli di:  

- assicurare ai cittadini i servizi e la loro continuità;

- favorire gli investimenti pubblici e privati capaci di rendere la città più funzionale e più attrattiva.

 1) Approvazione di un bilancio "border line":

Ciò che si sta nuovamente delineando, a meno di novità eclatanti dell'ultima ora, è un bilancio  privo di certezze per la parte delle entrate ed  emendato della spesa sociale.

Siccome ogni bilancio deve presentare un pareggio, esclusa ed escludendo ogni forma di cialtroneria contabile, il giudizio rimane condizionato al parere tecnico che dovranno esprimere sia gli organi di controllo interni sia  la Corte dei conti.

Inoltre, se l'impianto sarà proprio quello che apprendiamo dai rumors di palazzo, appare chiaro come non venga soddisfatto l'obbiettivo principale di assicurare la continuità dei servizi ai cittadini poiché il  presupposto  sarebbe proprio  la soppressione totale o parziale dei medesimi.

 

2) Dichiarazione dello stato di dissesto finanziario del comune.

Dal punto di vista tecnico e contabile e anche di legalità,  come ha spiegato Leoni in un suo corsivo, sarebbe la soluzione perfetta: un bel piano quinquennale di risanamento finanziario senza i vincoli e le scadenze proprie del bilancio ordinario.

Tuttavia si tratta di una soluzione che non assicura l'obbiettivo di mantenere un alto grado dei servizi ai cittadini e che mortifica le aspettative progettuali sulla città  in capo alla Politica.

Somigliante a una sorta di era glaciale dai tre ai cinque anni di durata,  dove Concina e il Consiglio comunale resterebbero in carica  per svolgere, sotto dettatura, i compiti loro derivanti dai  paletti della gestione commissariale, costituirebbe un  quadro assai debole per favorire l'incontro tra progettualità e investimenti per lo sviluppo, dove l'offerta politica rimarrebbe orfana del potere decisionale univoco sostituito  da una "due diligence" a doppia lettura e  non omogenea .

Non si può trascurare poi il fatto che la maggioranza consigliare che appoggia il sindaco si è formata con l'acquisizione alla stessa del voto dei consiglieri Frizza, Meffi e Tonelli che hanno suffragato tale scelta proprio per scongiurare  la dichiarazione dello stato di dissesto lo scorso mese di ottobre 2010. Appare così del tutto improbabile che gli stessi, oltre il PD per ragioni politiche diverse,  possano aderire ad una proposta di proclamazione dello stato di dissesto finanziario qualora fosse avanzata oggi  in Consiglio comunale e probabilmente minoritaria.

 3) Scioglimento dell'Amministrazione in carica, commissario prefettizio per il bilancio 2011 e indizione di nuove elezioni.

Se si esclude la mozione di sfiducia al sindaco che, quand'anche si rivelasse maggioritaria, non potrebbe essere rivolta a Toni Concina  come unico responsabile dell'empasse in cui il comune di Orvieto si trova, per sciogliere questa amministrazione comunale  resta  l'istituto delle dimissioni congiunte da parte di una maggioranza assoluta dei consiglieri oppure un provvedimento prefettizio in conseguenza della mancata approvazione del bilancio.

Le ragioni per percorrere questa strada sono molte e piuttosto ragionevoli.

Il fatto è che una serie di decisioni sbagliate, la cui cabina di regia resta sconosciuta,  non solo non hanno prodotto alcun risanamento del bilancio, ma ne hanno provocato l'incaglio o meglio l'inagibilità per altre manovre possibili che erano state già annunciate e scritte nel programma elettorale e che, da sole, avrebbero risolto il problema dello squilibrio strutturale che da anni ci portiamo dietro.

Solo una nuova amministrazione comunale può riprendere in mano le soluzioni giuste agendo in discontinuità con le scelte e gli errori compiuti nel corso di questi ultimi 18 mesi.

Scriveva Orvieto Libera nel suo programma:

"E' assolutamente indispensabile una radicale inversione di tendenza nella politica di gestione dei beni produttivi del Comune. Parcheggi, Palazzo dei Congressi, Palazzo dei Sette, spazi congressuali, impianti sportivi, Teatro, Pozzo di San Patrizio, Funicolare, Torre del Moro.
Tutti tali beni, e molti altri, costituiscono attività altamente produttive ed il Comune ha le risorse tecniche e umane per effettuarne la gestione diretta, acquisendo i rilevanti introiti derivanti dalla loro corretta amministrazione."
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Diceva l' UDC nella sua conferenza programmatica :"Cartolarizzazione del patrimonio immobiliare, Impugnazione  dei pagamenti del contratto Swap con la  R.B.S., Gestione diretta  Pozzo S . Patrizio, Museo Greco, Torre del Moro e Orvieto Und., Gestione diretta parcheggi a pagamento."

E ancora Cristina Calcagni a proposito delle sue dimissioni dalla Giunta :"I motivi che mi hanno indotto a rassegnare le dimissioni dalle deleghe assegnatemi, non sono da ricondurre unicamente ai tagli, come qualcuno più volte strumentalmente mi adduce, ma al metodo utilizzato per affrontare i problemi reali con cui quotidianamente cercavo di rapportarmi con efficacia ed efficienza. Più volte mi sono trovata di fronte decisioni prese in altre sedi e da altre persone che non avevano il governo della città"

Antonio Barberani nel comunicare le sue dimissioni dalla Giunta :"Con profondo rammarico mi sono visto costretto a questa scelta definitiva, non riconoscendomi nelle dinamiche politiche e organizzative in atto da tempo, in netta contraddizione con il progetto che aveva portato il Sindaco Concina alla vittoria elettorale."

Non meno puntuali sono state in tutti questi mesi  le numerose prese di posizione critiche e contrarie a molte delle scelte compiute dall'amministrazione comunale, a partire dal COVIP, che annovera esponenti di tutti i partiti dal PDL al PD, nonché dalle associazioni ambientalistiche o di categoria che si sono espresse.

 

Separare il sogno dei "moderati" orvietani dall'esito dell'attuale consigliatura:

Dunque la domanda che sorge legittima è : al di là dei numeri  conquistati in Consiglio comunale con quale maggioranza programmatica governa oggi il sindaco ?    io credo con nessuna  che si possa definire programmatica,  né tantomeno con quella che lo ha indicato e poi eletto sindaco.

L'altra domanda imperiosa che i "moderati" di Orvieto devono porsi è :  possiamo consentire che l'appoggio incondizionato a questa esperienza di governo, che ormai appare sempre più vicina al naufragio ,  finisca con il favorire la riproposizione di vecchi schematismi tra destra e sinistra assolutamente inutili alla soluzione dei problemi della città e altrettanto dannosi per la selezione di una classe dirigente in grado di affrontarli ?

 

Abbiamo il dovere di scongiurare questa deriva e agire per recuperare e affermare lo spirito iniziale del cambiamento coniugandolo alle certezze che finora non siamo stati capaci di assicurare. E lo dobbiamo fare senza  escludere di tornare, in anticipo, di fronte agli elettori.

Ciò vale anche per il PD e per tutta la sinistra orvietana che dovrebbe aver imparato la lezione per cui neanche con il 62% dei voti si può esser più sicuri di vincere.

C'è stata e forse è ancora in corso una difficoltà a comprendere che viviamo in un mondo complesso nel quale le scelte e le iniziative più efficaci per favorire il bene comune non scaturiscono da una appartenenza, ma dalla capacità di aggiornare continuamente la visione futura della città nella continua ricerca di opzioni e soluzioni anche diverse tra loro.

Pubblicato il: 28/02/2011

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