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Non è ver che sia il dissesto il peggior di tutti i mali

di Pier Luigi Leoni "Ovviamente la dichiarazione di dissesto non è ben vista dagli amministratori che ebbero responsabilità negli anni della finanza allegra e nemmeno dai dirigenti comunali e dai revisori dei conti..."

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("Non è ver che sia la morte / il peggior di tutti i mali: / è un sollievo pei mortali / che son stanchi di soffrir". Questa celebre quartina di Pietro Metastasio mi ha dato l'ispirazione per il titolo e per quel che segue).

 

La cosa più saggia (almeno in teoria) che avrebbe dovuto fare Antonio Concina, appena insediatosi come nuovo sindaco di Orvieto, sarebbe stata la richiesta di una visita ispettiva da parte della Ragioneria Generale dello Stato. I funzionari dei servizi ispettivi di finanza pubblica avrebbero rivoltato la contabilità comunale come un calzino e avrebbero consentito alla nuova amministrazione di partire con piena consapevolezza della situazione e senza compromissioni col retaggio del passato.

Concina non lo fece. Non tanto per il famoso patto con Mocio (di cui tutti, tranne me, sanno tutto) ma perché non era nelle condizioni di poterlo fare.  Non aveva la maggioranza in consiglio e la visita ispettiva avrebbe chiuso ogni possibilità di dialogo, o almeno di modus vivendi, con la maggioranza di centrosinistra. Non solo, ma avrebbe ostacolato rapporti costruttivi con la dirigenza comunale. Infatti la visita ispettiva avrebbe portato alla luce, e sciorinato davanti al popolo, molti fatti imbarazzanti e pericolosi, conosciuti e sconosciuti.

Concina ha dovuto navigare a vista in cerca di una rotta diversa dalla presa d'atto dello stato fallimentare del comune e dal conseguente avvio della procedura, prevista della legge, per il risanamento del bilancio comunale. La rotta non è stata trovata perché la nave aveva imbarcato troppa acqua e le pompe non bastavano. E adesso Concina rischia di naufragare, sebbene la sua unica colpa sia quella di aver dovuto cercare una transizione morbida dall'anatra bollita all'anatra zoppa.

Ma da qualche mese Concina ha la maggioranza in consiglio ed è arrivato il momento che questa maggioranza dimostri di essere seria, cioè coesa, coerente, realistica e coraggiosa. Sembra giunto il momento opportuno per dire alla popolazione che il comune è in dissesto e per mettere in moto la conseguente procedura di risanamento, che è meno tragica di quel che comunemente si pensi. La preventiva ispezione della Ragioneria Generale dello Stato sarebbe ancora molto utile, anche se non strettamente indispensabile, per certificare in modo autorevole lo stato di dissesto. In ogni modo, una volta che il consiglio avesse deliberato lo stato di dissesto, il sindaco, la giunta e il consiglio rimarrebbero al loro posto, col solo obbligo del bilancio in pareggio, che comunque nessuno gli può togliere, con qualche aiuto da parte dello Stato e senza l'assillo della copertura del deficit pregresso. Un organo di liquidazione nominato dal governo si occuperebbe delle trattative coi creditori, le cui azioni giudiziarie rimarrebbero bloccate per legge, e di alienare in un quinquennio, con l'oculatezza e la calma indispensabili per vendere bene, l'ingente patrimonio del comune. La messa in mobilità del personale eccedente, le cui retribuzioni andrebbero a carico dello Stato, è una ipotesi sempre meno drammatica grazie ai crescenti collocamenti a riposo. Lo Stato, per di più, ricalcolerebbe in senso favorevole al comune il suo contributo annuale ordinario.

Ovviamente la dichiarazione di dissesto non è ben vista dagli amministratori che ebbero responsabilità negli anni della finanza allegra e nemmeno dai dirigenti comunali e dai revisori dei conti. Infatti la dichiarazione di dissesto comporterebbe l'obbligo per la Corte dei Conti di ripassare le bucce delle gestioni degli ultimi cinque anni, per i quali non si è prescritta la responsabilità contabile, e nel corso dei quali solo l'amministrazione Concina può dimostrare di essersi adoperata per ridurre le spese, aumentare le entrate e rientrare nei parametri del patto di stabilità.

Quindi, dal punto di vista della maggioranza che sostiene il sindaco, la dichiarazione del dissesto dovrebbe rappresentare la soluzione giusta sotto il profilo della legalità e della razionalità. Per l'aspetto politico, si tratterebbe di informare bene l'opinione pubblica; e proprio per questo mi sembra opportuna l'ispezione della Ragioneria Generale dello Stato, del resto proficuamente utilizzata  anche da importanti comuni e regioni.

Ma esistono alternative?

Ne son ipotizzabili due: lo scioglimento del consiglio comunale per dimissioni del sindaco o della maggioranza dei consiglieri o per mancata approvazione del bilancio (ma il dissesto lo dichiarerebbe il commissario prefettizio) e l'approvazione di un bilancio "vero" (ma ogni giorno che passa diminuiscono quelli che ci credono).

Pubblicato il: 25/02/2011

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