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Mentre aspettiamo che il bilancio di Orvieto veda la luce, spigoliamo nei campi altrui

Sembra una storia conosciuta, anche se è vita d'altri...

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Mentre aspettiamo che il bilancio di Orvieto veda la luce, spigoliamo nei campi altrui.

 

COMUNE DI FOGGIA

E adesso, che si fa, sindaco Mongelli? L'analisi della sezione regionale della Corte dei Conti inchioda l'amministrazione comunale alle sue responsabilità, e proprio alla vigilia dell'esame del bilancio di previsione. ..La relazione della Corte mette anche in evidenza il meccanismo con cui si è prodotta la voragine finanziaria: da un lato debiti ed impegni di spesa non pagati, dall'altro entrate "accertate" ma non effettivamente riscosse, che hanno fatto restare le entrate al di sotto di quanto era stato previsto nel bilancio di previsione, mentre la spesa restava quella iscritta in bilancio. Un meccanismo perverso, che ha progressivamente squinternato le casse comunali. Il Comune di Foggia pensava di poter spendere più di quanto non potesse, e di fatto ha speso più di quanto potesse permettersi. La situazione è grave, gravissima. L'amministrazione Mongelli si trova di fronte ad un drammatico bivio. Scartata la possibilità di approvare un bilancio "creativo" così com'è successo negli anni scorsi, inserendovi poste di entrata non veritiere, non restano che due strade: approvare un bilancio di previsione "vero", che cioè si faccia carico di colmare la voragine messa impietosamente in evidenza dalla Corte dei Conti, oppure dichiarare il dissesto finanziario Ovviamente, la prima possibilità - l'approvazione di un bilancio di previsione "vero" - potrebbe rivelarsi utopistica, nulla di più che una bella intenzione. Forse è ormai troppo tardi: potrebbe non esistere proprio più la possibilità di far quadrare i conti, assolvendo nello stesso tempo ai compiti ed ai servizi essenziali del Comune. Nella parte finale della relazione inviata dalla Corte dei Conti al Sindaco, è proprio questa la possibilità che viene adombrata: che il bilancio dell'amministrazione sia ormai strutturalmente dissestato.. ..Si ha stato di dissesto finanziario, se l'ente non può garantire l'assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili ovvero esistono nei confronti dell'ente locale crediti liquidi ed esigibili di terzi cui non si possa fare validamente fronte Il senso di responsabilità ed il realismo fino ad oggi dimostrati da Gianni Mongelli lasciano supporre che il Sindaco, che ha oltre tutto riservato a se stesso la delega al bilancio, sarà molto scrupoloso nell'analizzare la situazione, anche se c'è chi dice che pur essendosi l'amministrazione insediata da ormai un anno, ancora non è stata fatta del tutto chiarezza sulla reale esposizione debitoria comunale, che potrebbe essere ancora più consistente di quella evidenziata dalla Corte dei Conti regionale. Per la verità, esisterebbe una terza possibilità rispetto alle due che abbiamo descritto in precedenza, la peggiore dal punto di vista politico. È  la prospettiva che si aprirebbe qualora il consiglio comunale non approvasse il bilancio di previsione, né dichiarasse lo stato di dissesto (che sospende i termini per l'approvazione del bilancio). In questo caso (e giova ripeterlo, solo in questo caso) il consiglio comunale verrebbe sciolto, e sarebbe nominato un commissario prefettizio per l'amministrazione ordinaria. Va detto che la nomina del commissario non allontanerebbe lo spettro del dissesto finanziario: qualora il commissario dovesse infatti convincersi della impossibilità di approvare un bilancio veritiero, sarebbe egli stesso tenuto alla dichiarazione del dissesto. È  uno scenario che va tenuto presente nella sua globalità, in uno dei momenti più difficili della vicenda amministrativa della città di Foggia. La situazione è così grave da esigere uno sforzo congiunto dell'amministrazione, al di là dei ruoli di maggioranza e minoranza. Uno sforzo di responsabilità da parte della politica che deve rispondere ad un quesito elementare, e nello stesso tempo terribile. Deve dire che vuole - veramente e seriamente - tornare a farsi carico del futuro della città. Cosa che ormai da anni non fa più. (Arturo Desio)

 

COMUNE DI CASERTA 

Provare a tener testa a burocrati di professione, che nella complessità della normativa, riescono a trovare gli strumenti per alimentare, vivificare e rafforzare la cultura clientelare e sprecona dei nostri politici, è impresa pressoché impossibile. Si tratta, infatti, di persone che, dal primo minuto in cui aprono gli occhi al mattino, perseguono una  e una sola missione, alla quale apprestano estri, applicazione e massimo impegno: come consentire a sindaci, assessori, consiglieri, portaborse, trapezisti, nani e ballerine di continuare a contare e a campare alle spalle del popolo che al sud è sempre più bue, dispensando favori a destra e a manca, pardon, a destra, sinistra e a manca, assumendo personale sempre più inutile e in eccesso e distribuendo consulenze. Foraggiando con i soldi pubblici, tutta questa umanità vorace e pittoresca, che poi tornerà utile nelle campagne elettorali come truppa di assalto a un consenso informato da egoismi assortiti e da pigre necessità Mi piace partire dalla citazione testuale di un passaggio, apparentemente secondario, sicuramente non cruciale, di una delibera di giunta comunale  dello scorso dicembre, di cui, sono pronto a scommetterci, non hanno consapevolezza neppure gli assessori che l'hanno votata. Stiamo parlando delle somme che, per legge, non possono essere oggetto di procedure esecutive, cioè di pignoramento, da parte dell'esercito di creditori che bussa, da anni, alle porte del Comune di Caserta. Le somme, per farla breve, sono quelle che occorrono per pagare gli stipendi dei dipendenti del Comune, con annessi oneri previdenziali, le rate dei mutui assunti e per finanziare i costi dei cosiddetti servizi essenziali, giusto per fare qualche esempio, rifiuti, scuole, manutenzione stradale, uffici giudiziari.

La legge preserva questi soldi e li rende indisponibili all'esercizio di un diritto della persona, sia essa fisica o giuridica: quello di vedersi pagato il corrispettivo per un bene venduto o un servizio prestato.

Ed ecco che il burocrate furbacchione comincia a destreggiarsi nelle pieghe, spesso troppo larghe della norma. Queste somme - così è scritto nella delibera di fine dicembre - non sono coincidenti con gli importi da corrispondere a dipendenti, banche e fornitori di servizi essenziali, ma risponde alla necessità di preservare "da ogni attacco" tutte le risorse finanziarie di cui l'ente verrà a disporre nel semestre di riferimento. Insomma, il burocrate - prestigiatore complica, rende incerto quello che sulla carta è certo e rigido e cioè gli stipendi mensili dei dipendenti nell'arco di un semestre, le rate dei mutui e gli importi per i servizi essenziali, che se possono diventare una grandezza flessibile in una proiezione temporale di medio termine, non possono e non devono esserlo in una proiezione a sei mesi, che è il tempo che separa una delibera della giunta comunale su questa materia da quella immediatamente successiva.

Tutto questo marchingegno per ledere e mortificare ulteriormente il diritto individuale e per ingrossare, a mio avviso, impropriamente, il fondo indisponibile per le azioni di esecuzione forzata.

Ho deciso di citare questa delibera e di soffermarmi su questo aspetto, apparentemente secondario, dopo aver dragato, nel corso dell'intera domenica, documenti e atti amministrativi in cui ho ravvisato anche forme più gravi di cattiva amministrazione. L'ho fatto per sintetizzare in un esempio di scuola, quella che è il nocciolo della grande questione delle classi dirigenti meridionali, che non sono state educate e, dunque, non lavorano per gli interessi di tutti, ma per quelli contingenti del momento di chi può fornire loro un vantaggio e una gratificazione. E considerando le promozioni e gli stipendi da favola che vengono garantiti ai dirigenti del Comune di Caserta, ben si comprende da quale ceralacca è tenuto insieme questo sistema, che porta, come detto, in una sola direzione: verso il sottosviluppo, verso la disoccupazione, verso i cattivi servizi, verso il lavoro nero, verso la illegalità, verso la camorra. Sembra un sillogismo complesso, ma basta rifletterci trenta secondi e si comprende tutto Rientrando nel perimetro della trattazione, riteniamo che sia utile far chiarezza sui punti nodali dello sfascio finanziario del Comune: si parla di ente strutturalmente deficitario, si parla di dissesto, ma sono in pochi a sapere di cosa si parla veramente. E i primi a non saperlo sono, purtroppo, (lo so, sembra un'assurdità, ma è drammaticamente così), il sindaco di questa città, gli assessori, i consiglieri di maggioranza e la stragrande parte di quelli di opposizione. Questa grassa e non curata ignoranza peggiora le cose, rende ancora più fosche le prospettive per le future generazioni dei casertani. Che fa il Comune per non farsi pignorare? Dice in questa delibera che abbisogna per i primi sei mesi del 2010 per le funzioni ed  i servizi indispensabili (ricordatevi bene, servizi indispensabili) di oltre 38 milioni di euro. Se moltiplichiamo per 2 siamo oltre i 76 milioni di euro per il 2010. Siccome il Comune di Caserta incassa in un anno 65/66 milioni tra competenza e residui,significa che non riesce a far fronte a quelli che sono i servizi indispensabili e quindi ai sensi dell'articolo 244 del testo unico, il Comune deve dichiarare il dissesto. Questi "amabili furbetti" che fanno? All'esterno, cioè ai creditori, dicono questo, cioè che occorrono 76 milioni di euro in un anno per pagare stipendi, rate dei muti e servizi indispensabili,  e poi in fase di consuntivo dicono che per i servizi indispensabili bastano meno di 60 milioni? Mo', come la vogliamo sintetizzare questa cosa? Che faccio, mi prendo una querela? Vabbé, manco per perdere tempo con gli avvocati. E allora, perché non sia il sottoscritto a emettere il giudizio e a segnalare il grave pregiudizio a cui questi irresponsabili espongono i casertani, mi lascio soccorrere da una recentissima relazione del ministero dell'Econmia - settore Fiinanza locale - datata aprile 2010. Scrivono da via XX settembre: "L'esperienza del dissesto degli enti locali ha coinvolto un limitato numero di enti (442 di cui 4 hanno dichiarato il dissesto due volte) ed è stata l'espressione di un malessere socio-economico e strutturale più diffuso nelle regioni del sud Italia dove sicuramente negli anni passati gli enti locali sono stati gestiti con minore attenzione agli aspetti di regolarità contabile ma hanno anche avuto minori possibilità di godere di un benessere socio-economico territoriale. Sotto l'aspetto dimensionale, emerge che il dissesto è stato dichiarato maggiormente dai piccoli enti ove gli equilibri di bilancio vengono subito sconvolti dall'insorgere di debiti fuori bilancio che spesso vanno ad appesantire le già elevate spese per il personale che, nella maggior parte dei casi, è di gran lunga superiore alle reali necessità. Si sono comunque verificati casi di dissesto anche in enti grandi come Napoli, Potenza, Benevento, Chieti, la provincia di Napoli, nel 2006 Enna e Taranto nel 2007. Attualmente le difficoltà finanziarie in cui versano diversi enti, anche capoluogo, fanno ritenere plausibile l'esistenza di altre situazioni di dissesto per le quali, evidentemente, non è ancora maturato il pieno convincimento da parte degli Amministratori. Nei casi in cui, ricorrendone pienamente i presupposti, il dissesto sarà dichiarato, il ritardo renderà ancora più difficile e pesante la futura azione di riequilibrio dei conti. Al riguardo assume particolare interesse il documento redatto dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato a maggio 2009: Le risultanze delle indagini svolte dai servizi ispettivi di finanza pubblica in materia di bilanci degli enti locali - prospettive e proposte operative dal quale emerge che la situazione finanziaria dei comuni appare molto critica e i fenomeni degenerativi sono oramai espressione di una linea di tendenza che si va consolidando. I bilanci comunali verificati durante le ispezioni sono risultati appesantiti dal cattivo andamento della spesa corrente, dallo squilibrio di parte corrente, da una gestione non reale dei residui attivi, da una critica situazione di cassa e spesso dall'utilizzo dei debiti fuori bilancio come fattore ordinario e non straordinario della gestione della spesa.

Dalle risultanze ispettive si è evidenziata la presenza di dissesti non dichiarati che alla fine producono conseguenze ancora più gravi in quanto se la crisi finanziaria viene dichiarata in tempi fisiologici, c'è la possibilità, con uno sforzo congiunto, di ottenere un vero risanamento. Se questo non accade, l'uscita della crisi diventa un'operazione impossibile da raggiungere soltanto con azioni a livello locale e, di conseguenza, diventa necessario un intervento a livello centrale. Questa situazione non sfugge al legislatore e proprio sull'argomento è stata preannunciata una proposta legislativa da parte del Governo, nell'ambito del disegno di legge, sulla responsabilità politica, che andando a colmare una lacuna dell'attuale TUEL (testo unico), prevede che in alcune specifiche fattispecie, sia possibile un controllo sostitutivo da parte del Prefetto, riguardo la deliberazione dello stato di dissesto. Nelle more dell'auspicato intervento legislativo è necessario che gli O.S.L. possano comunque operare elevando al massimo la propria autonomia e capacità gestionale interpretando le norme, attualmente in vigore, in modo il più possibile efficace al fine di raggiungere il risanamento finanziario che, per un ente in dissesto, significa necessariamente comprimere la propria autonomia gestionale e rinunciare momentaneamente ai propri poteri di autogoverno al fine di ritrovare un equilibrio di bilancio duraturo.

Fin qui la nota del ministero, che sembra scritta apposta per il Comune di Caserta, sembra un monito verso una città che non dichiarando responsabilmente il dissesto rischia di diventare, nel  futuro, una città a sovranità limitatissima, se non, addirittura, nulla,con un governo solo formale, ma, in realtà, imperituramente commissariata da asfissianti vincoli di Bilancio, che Stato e Regione pretenderanno in cambio dei quattrini necessari per sanare questo Everest di debiti accumulati prima da Falco e aggravati pesantemente da Petteruti  (Gianluigi Guarino)

 

Pubblicato il: 24/02/2011

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