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PD. Il bilancio è ad un punto di non ritorno

Dura accusa dei Democratici, che sembrano tirarsi fuori dalle dinamiche che hanno generato l'attuale situazione, e descrivono il fallimento avvenuto negli ultimi due anni

ORVIETO - Tra fallimenti, ritardi e rinvii, il Bilancio di Orvieto stavolta è arrivato ad "un punto di non ritorno". Ad esercitarsi attorno ai conti comunali in maniera decisamente pessimista è il Pd. Alla vigilia del vertice di maggioranza convocato per domani, si accavallano infatti le prese di posizione sul disastro delle casse comunali. E il Pd non si sottrae: "il Bilancio previsionale 2011, da approvare entro fine marzo, porta fatalmente sulle sue spalle, non solo il deficit (rimasto tale quale) del 2009, ma anche tutto ciò che è stato rimandato, non fatto, non previsto, non preso in considerazione. Soprattutto, non valutato in un'ottica di riforme strutturali, di costruzione di un nuovo progetto per la città". Ecco la dura accusa dei Democratici che sembrano tirarsi fuori dalle dinamiche che hanno generato l'attuale situazione e descrivono unicamente quanto avvenuto negli ultimi due anni. "L'anno - illustrano i Democratici - inizia con il segno negativo dei 2.800.000 euro, derivanti dalla non chiusura della concessione dei parcheggi di superficie ed insilati, con i minori trasferimenti dal governo centrale per un totale di circa 850.000 euro, con il pagamento della rata del mutuo all'associazione Tema: quella del 2010 è stata traslata al 2017 allungando di un anno il mutuo, quest'anno - aggiungono - dovranno essere versati 120.000 euro e con le rate dei derivati. Avendo spostato la rata del 2010 al 2011, quest'anno di rate da pagare ce ne sono tre anziché due, per un importo totale di circa 1.500.000 euro". C'è poi l'analisi dell'economia della città, dalla quale per il Pd emerge che "l'immobilismo dell'amministrazione votata al "rinnovamento e metodo", anziché risanare ha finito con l'aggravare il deficit ereditato. Dopo due anni, è ancora colpa dei "comunisti"?", si chiedono in via Pianzola. Da un punto di vista di strategia politica poi il Pd recrimina sulla proposta di governo tecnico che il sindaco ha respinto a suo tempo al mittente. "Si è preferito ricorrere al gruppo dei "responsabili" - afferma il partito non senza una buona dose di sarcasmo - per irrobustire la maggioranza e andare avanti comunque. Oggi sono stati chiamati alle armi tutti i consiglieri della maggioranza, con deleghe che in ogni amministrazione normale toccano agli assessori. Il "metodo", a questo punto, diventa surreale. Tutti si occupano di tutto, la linea di separazione delle responsabilità tra il consiglio e la giunta sparisce, non si capisce più chi è l'ombra di chi. Resta il "rinnovamento": gli assessori che non percepiscono alcun indennizzo, e i consiglieri "delegati" a cui datori di lavoro il Comune paga il corrispettivo delle ore lavorative spese per il "bene della città". Quanto ci costa il "rinnovamento"? - concludono i Democratici - E quanto il "metodo" che ha portato la città sul lastrico?"

Pubblicato il: 10/02/2011

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