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Amministrazione Còncina.
Parole non fatti

di Cristina Calcagni, coordinatore Alleanza per l'Italia/Orvieto "Trovammo una città sonnolenta e sfiduciata ieri, per vederla oggi  completamente catatonica, sprofondata in un provincialismo soffocante che anima solo pettegolezzi, rancori e disgregazione..."

foto di copertina

In questi giorni  ricorre il secondo anniversario del progetto politico che ha prodotto l'attuale Giunta comunale.

Di tutto il breve, e come al solito lucido, documentato, esaustivo appunto di Massimo Gnagnarini sul dissesto finanziario della nostra Amministrazione comunale, l'aspetto che più mi colpisce è la sua affermazione  "alla sostanziale incapacità dimostrata nell'impostare un bilancio che si sarebbe dovuto basare sulla messa a reddito della città e quindi su nuove entrate derivanti dalla riorganizzazione delle risorse disponibili:".

Se qualcuno avrà la pazienza di andare a cercare nelle interviste rilasciate dall'allora candidato a sindaco, scoprirà con quanta lucidità e quale chiarezza avesse a suo tempo analizzato il problema del risanamento economico:

"Il Comune di Orvieto ha accumulato una situazione finanziaria estremamente precaria. Oltre 60 milioni di debiti, un onere per i contratti derivati stimato 4 milioni per i prossimi cinque anni e 900 mila euro da rimborsare per gli swap solo per il 2009. Come ridurre l'indebitamento dal momento che lei è contrario alla vendita della ex caserma Piave?

Come ho detto più volte, la questione dell'indebitamento di Orvieto non è questione che si risolva con operazioni ordinarie di bilancio. La vendita degli asset non può essere la soluzione del problema poiché come noto l'indebitamento del comune è questione strutturale e non congiunturale.

Più semplicemente, se la mia famiglia spende più di quanto io non guadagni a poco serve vendere la casa dove si vive perché nel tempo anche i soldi della vendita finiscono e l'economia domestica continuerà a produrre debiti. Quindi si deve agire sui fondamentali dell'economia del comprensorio orvietano per produrre un aumento in termini di valore assoluto delle entrate comunali, consentendo al contempo una riduzione delle tariffe unitarie pagate dai cittadini per i diversi servizi. Va da sé che ritengo opportuna una attenta analisi della spesa corrente poiché è altamente probabile che anche lì si possa agire aumentandone l'efficienza.

Esclude che possano esserci altre alienazioni di immobili pubblici in linea con quanto fatto dalla giunta uscente?

Non è possibile escludere in modo categorico la vendita di immobili di proprietà del Comune. Sicuramente non venderemo, come le ho detto prima, per sanare provvisoriamente buchi di bilancio. È possibile pensare prima di tutto ad una messa a reddito del patrimonio a valori di marcato e non a valori  assistenziali, come avviene adesso, per attività le cui finalità sociali e per la collettività sono tutte da verificare. Se qualcosa sarà venduto procureremo di informare la cittadinanza per tempo da un lato della  decisione di vendere; dall'altro, con molta chiarezza, dove saranno impiegati integralmente gli attivi provenienti dalla cessione. Ancora una volta il metodo con il quale si fanno le cose è parte integrante dell'azione di governo: la vicenda della scuola comunale di Corbara, ultima cessione in zona Cesarini della passata amministrazione, è emblematica di un metodo che disapprovo. Non è stata informata la collettività  locale di quanto si stava facendo; non si è collegato in alcun modo il valore emergente dalla vendita ad una azione dell'amministrazione che privilegiasse in primo luogo quei cittadini di Corbara che usufruivano della scuola come ambulatorio settimanale medico; non si è data sufficiente informativa alle diverse fasi della gara pubblica con la quale si è proceduto alla vendita. Trasparenza e chiarezza di intenti possono giustificare, in alcuni casi, anche la vendita di alcuni cespiti non reddituali."

Queste alcune delle dichiarazioni rilasciate ai giornali dal candidato sindaco.

Perché l'azione della Giunta è andata assolutamente all'opposto di quanto il sindaco dichiarava prima di essere eletto? E perché oggi Gnagnarini dice al sindaco che si dovevano fare delle cose che il sindaco aveva chiarissime prima della sua  elezione e che poi non ha fatto? Chi gli ha impedito di dare concretezza al suo programma? Quali interessi e quali gruppi di potere fortemente radicati e coesi hanno bloccato la sua azione?

Rispondere a queste domande non è complesso. Basta osservare il sistema di accordi personali e politicamente trasversali che appoggiano oggi questa Giunta per spiegare quanto sta accadendo, il tutto sempre e comunque caratterizzato da uno 'straordinario amore per Orvieto'.

Ora è certamente troppo tardi per porre rimedio a quanto ormai è in atto, ma quello che è sicuro è che le cose da fare per la nostra città sono e rimangono prevalentemente quelle che con estrema lucidità e lungimiranza furono individuate dal sindaco, nella campagna elettorale, e che portarono alla sua elezione; questa volta, però, stando bene attenti a non farsi incatenare, dai compagni di viaggio, in un sistema di veti incrociati mirato al mantenimento di posizioni di potere e di interesse di piccoli gruppi 'consociativi' che da sempre hanno bloccato lo sviluppo e la rinascita della nostra città.

Non è accettabile la risposta "non ci sono i soldi" quando si parla di messa in sicurezza della nostra scuola media dell'obbligo. Così come esiste l'obbligo della frequenza, esiste anche l'obbligatorietà a far in modo che tale frequenza sia garantita all'interno di strutture scolastiche adeguate. E quando si parla di scuola dell'obbligo, le competenze sono di pertinenza del Comune.  Per chiarire la natura di tale responsabilità basti pensare che se un minore è assente per un lungo periodo senza giusta causa, il dirigente scolastico scrive contestualmente ai servizi sociali ed al sindaco del Comune in cui ha sede la scuola.

Forse qualcuno ignora che attraverso i finanziamenti, e quindi attraverso gli investimenti, si concretizzano le attività di straordinaria amministrazione. Se dovessimo attendere le competenze finanziarie e/o di cassa potremmo avere lo scenario di tante casette, figlie di innumerevoli varianti al piano regolatore, e nessun servizio offerto alle famiglie.

E ancora: la Regione aveva messo a disposizione risorse finanziarie per l'acquisto dei forni, pari ad un importo di 24.000,00 Euro, per l'arredo dell'ormai noto Museo della Ceramica. Questo avveniva a settembre, data in cui riuscimmo a recuperare quei fondi stanziati molti anni prima, il cui mancato utilizzo li avrebbe visti perduti. Siamo alla metà di febbraio: che fine hanno fatto? E i 500.000,00 Euro già stanziati dalla Provincia, per completare l'intero Museo, dove sono? Era stato deliberato in Giunta di procedere con le richieste per andare avanti. Questo avveniva sempre ai primi di settembre, siamo alla metà di febbraio: abbiamo notizie? Per chi non lo sapesse il Museo della Ceramica, sito in Piazza del Popolo  è quasi ultimato, mancano pochissime cose per renderlo fruibile. Abbiamo i nostri artigiani ceramisti che potrebbero trasmettere questo antico mestiere, che fa parte della nostra tradizione culturale, alle giovani generazioni attraverso una calendarizzazione di corsi di formazione; abbiamo delle collezioni di ceramica di notevole valore sparse in giro per il mondo, solo per citarne una la collezione Curti accantonata all'interno del Palazzo dei Sette. Nessuno l'ha mai vista.

Ed infine per riprendere proprio l'esempio che faceva  l'allora candidato  sindaco su Corbara: ci sono voluti mesi per rimettere insieme tutte le carte partendo dal 2003. Dal battello legittimamente di proprietà del Comune di Orvieto, buttato in mezzo al lago, ignorando totalmente la convenzione che stabiliva i fondi per quello scopo, nonché altri fondi, sempre di pertinenza del nostro Comune,  mai richiesti. Mesi per riscattare la exsScuola di Corbara e restituirla alla collettività sotto la nuova veste di Centro documentazione dati a disposizione non solo della frazione, ma anche di coloro che volevano saperne di più.

Il materiale che sarebbe stato conservato nel Centro è notevole, dalle copie dei progetti dell'infrastruttura meglio conosciuta come Diga/Invaso di Corbara, alle foto che documentano scientificamente l'intera fase realizzativa dell'opera di ingegneria per finire  alla 'Barca' utilizzata dalla frazione per accedere oltre Tevere (non esisteva la strada comunale di Camorena/Corbara) ad Orvieto trainata da funi.  Il Centro avrebbe anche ospitato, in una sede dignitosa, il seggio elettorale, visto che la frazione di Corbara funge anche da capofila sulle altre: Fossatello, Colonnetta, Prodo, Osa. Infine, ma non meno importante, sarebbe stato ripristinato lo spazio per il piccolo ambulatorio medico; è noto che la popolazione è anziana e gli spostamenti sono difficili, e per chi non lo sapesse qualcuno è ancora senza macchina e senza patente. Dove sono i 277.000,00 Euro vincolati a tale progetto?

La ex scuola di Sugano: riunioni e riunioni. Restituire l'immobile per i bisogni della collettività suganese. Questa era l'idea, trovando ovviamente la concertazione tra tutte le associazioni presenti nel territorio. Ho lasciato una riunione a luglio dove veniva richiesto, dal Consiglio di Zona e senza gravare sulle casse comunali, la rimozione di un tramezzo affinché si recuperasse lo spazio per un'ampia sala.  E' rimasto tutto così?

Chi coordina cosa?

C'è una squadra che lavora all'interno del Palazzo comunale?

Una  squadra, o il team se si preferisce,  non è un gruppo di persone costrette a lavorare insieme; quanto una squadra è un team vero e proprio è capace di fare gruppo, di sacrificarsi a turno per il bene di un obiettivo comune. In altre parole devono essere presenti  la voglia, il desiderio e l' assoluta determinazione di giocare insieme e non semplicemente di giocare e basta. Servono anche allegria e spirito costruttivo, con il riconoscimento equo delle competenze e delle mancanze proprie ed altrui. Sono  quindi  imprescindibili il rispetto, la fiducia, la condivisione e, soprattutto, il  controllo reciproco degli impegni presi e del lavoro svolto.

Se manca tutto questo, non possiamo parlare di squadra.  Né tantomeno ha senso allargare qualcosa che non esiste.

L'analisi che conducemmo allora fu precisa e puntuale, il progetto era davvero un progetto, e la collettività rispose.

Trovammo una città sonnolenta e sfiduciata ieri, per vederla oggi  completamente catatonica, sprofondata in un provincialismo soffocante che anima solo pettegolezzi, rancori e disgregazione, strangolata da un debito pubblico che cresce esponenzialmente giorno dopo giorno senza che nessuna delle lucide intuizioni, a suo tempo prospettate per porvi riparo, trovi concretezza attuativa. Questa è Orvieto? Le donne e gli uomini orvietani, i commercianti, gli artigiani, gli imprenditori, i giovani, che con i loro sacrifici hanno fatto grande questa città hanno il diritto di riprende la guida del loro futuro. Ora, come all'ora, saremo al loro fianco.

 

Pubblicato il: 08/02/2011

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