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Il Duomo santuario

di Dante Freddi . L'unica idea degli ultimi anni. E'quella di monsignor Scanavino, vescovo di Orvieto e Todi, che ama la città e crede nella virtù salvifica dell'Eucaristia. Non andrà tutto liscio come potrebbe sembrare. Una iniziativa come quella immaginata dal vescovo costringerà  Chiesa ed operatori turistici ad una robusta riorganizzazione e ad un cambiamento profondo

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L'idea di offrire al duomo di Orvieto la dignità di santuario, lanciata dal vescovo di Orvieto monsignor Giovanni Scanavino, è destinata ad alimentare vivacemente il dibattito in città e nel territorio, perché è un macigno poderoso nello stagno limaccioso e basso in cui naviga la barchetta orvietana. Già alcuni interventi preziosi di Silvio Manglaviti e Pier Luigi Leoni hanno innalzato il piano della discussione oltre quello prettamente amministrativo ed hanno offerto spunti apprezzabili per argomentare positivamente il progetto della Curia. Anche Confindustria ha portato al vescovo " la propria disponibilità- si legge nella nota diffusa dal sindacato degli industriali- ad avviare una collaborazione al fine di contribuire concretamente alla realizzazione dell'ambizioso progetto di far diventare il Duomo di Orvieto il Santuario Eucaristico più importante del mondo. Oltre alla valenza religiosa e spirituale, il Santuario Eucaristico contribuirà a far conoscere Orvieto ad una vastissima platea di fedeli e ciò porterà indiscussi ritorni per l'economia del territorio che sarà chiamato ad accogliere molti pellegrini".
Ma non andrà tutto liscio come potrebbe sembrare. Una iniziativa come quella immaginata dal vescovo, se perseguita con convinzione e costanza, costringerà  Chiesa ed operatori turistici ad una robusta riorganizzazione e ad un cambiamento profondo. E la resistenza al cambiamento è radicata intimamente in ciascuno di noi e nei gruppi sociali ed economici, perché è una forma di conservatorismo genetico, che serve a salvare dal fervore rivoluzionario pubblico e privato.
Ci sarà quindi chi invocherà l'impossibilità della Curia di garantire l'assistenza spirituale a milioni di pellegrini e della struttura ricettiva di offrire un'accoglienza adeguata. Qualcuno riterrà inconciliabile un turismo "povero" come quello religioso con quello "di qualità" a cui aspira la Rupe da cinquant'anni, senza successo.
Certo è che dei milioni di turisti che verranno ad Orvieto, in gruppo o no, molti entreranno in Duomo, visiteranno la cappella di san Brizio, pregheranno di fronte al Corporale, si confesseranno, visiteranno qualche museo ed il pozzo di san Patrizio, gireranno in cerca di souvenirs banali, conosceranno il vino di Orvieto ed i prodotti tipici della zona, sapranno di Umbria Jazz Winter e delle iniziative culturali della città e del territorio.
Comunque vada a finire, l'unica proposta di sviluppo economico seria, in questi ultimi anni, è quella di monsignor Scanavino, vescovo di Orvieto e Todi, che ama la città e crede nella virtù salvifica dell'Eucaristia.
Grazie san Pietro Parenzo.

Pubblicato il: 08/02/2011

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