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La crisi moderna in un'opera del Settecento


Sabato scorso al Mancinelli "IL BURBERO BENEFICO" per la regia di Matteo Tarasco. Di nuovo insieme sul palco del teatro orvietano Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini


 
 
"Voglio mandare all'inferno tutto l'universo mondo", esclama il protagonista della vicenda con un minaccioso "tuono di voce": sembra che esso, ormai, sia dominato soltanto da vili lusinghe, furberie, interessi e ingiustizie. Potrà mai sopravvivere a tutto questo un irreprensibile "bisbetico di buon cuore"? Oggi come allora? Chi si è recato al Teatro Mancinelli di Orvieto, sabato 5 febbraio alle ore 21, ha sicuramente ottenuto una risposta: racchiusa nel finale di una versione fortemente attualizzata de "IL BURBERO BENEFICO" di Carlo Goldoni, portata in scena dal regista Matteo Tarasco. Un intenso Mariano Rigillo ha indossato i panni di Geronte, uomo apparentemente scorbutico ma che nasconde in realtà un'indole benevola, mentre un'adorabile Anna Teresa Rossini ha rivestito il ruolo della devota governante Martuccia.

Scritta originariamente in francese (con il titolo "Le Bourru bienfaisant") e rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1771, l'opera è una straordinaria commedia di caratteri che descrive un mondo vacuo e corrotto, dove soltanto un uomo - il retto e puro Geronte che tutti definiscono "burbero" - si staglia moralmente sugli altri per la sua generosa "benevolenza". Sarà proprio lui, infatti, a trovare la soluzione ai due problemi che tormentano la sua famiglia: il crollo finanziario dello scapestrato nipote Leandro, che si è ridotto in rovina per assecondare le vanità della moglie, e il matrimonio della sorella di quest'ultimo, Angelica. La ragazza è segretamente innamorata di Valerio, ma lo zio ha già deciso di darla in sposa all'attempato amico Dorval. Dopo una serie di inevitabili equivoci, grazie ai quali ogni personaggio svelerà le proprie peculiarità, la storia sembrerebbe tendere al lieto fine. La regia di Matteo Tarasco reinterpreta in un modo del tutto nuovo il Settecento goldoniano, quasi fino a stravolgerlo. A partire dalla scenografia, dove casse di legno e bancali, tristi retaggi di una passata età dell'oro, disegnano gli ambienti in cui si muovono gli attori, alcuni dei quali appaiono addirittura vestiti come i ballerini di un musical (numerosi sono i riferimenti al celebre "Mamma mia!" degli ABBA). "Il mondo descritto da Goldoni, che Geronte definisce 'abisso orribile', è colorato ed eccessivo, pieno di sfarzo e vuoto di valori, dove la sordida fluorescenza del marcio prende il sopravvento trasformando le persone in figure grottesche", ricorda in una nota lo stesso regista. Nulla è come appare: il vero conflitto che  muove la commedia è quello tra essenza ed apparenza. "Il burbero benefico", continua il regista, "vive in quel territorio di confine che va dall'"essere e non essere" di Amleto fino al Vitangelo Moscarda del pirandelliano "Uno, nessuno e centomila". Con sublime ironia e frizzante comicità, Goldoni ci regala un personaggio grandioso, che con un sorriso e una smorfia, cerca di rispondere alla più arcaica domanda dell'essere umano: chi sono io?". Al termine della vicenda, in seguito ad un malore, il burbero ma benefico Geronte muore improvvisamente: il suo cuore era forse troppo stanco per sopportare il gioco perverso di una società senza più regole. O per assistere, inerte, al tramonto di un'epoca migliore.

Con questa applaudita performance, Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini segnano il loro ritorno al Mancinelli, dopo aver interpretato nel 2002 "I giganti della montagna" di Pirandello e nel 2005 "Il Misantropo" di Molière. Anche stavolta, affiancati da un cast di bravissimi attori.


Le foto di scena in allegato sono di Massimo Achilli


Pubblicato il: 08/02/2011

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