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Il duomo sarà un santuario, le ragioni del sì

di Marco Marino "Ritengo che questo percorso culturale e religioso sia veramente valido ed utile per la nostra città e non condivido prudenze e timori...". La lettera inviata da Marco Marino apre un dibattito finora sommerso che è utile invece che emerga con decisione affinché le azioni tese allo sviluppo del teritorio siano coerenti

foto di copertina

La lettera inviata da Marco Marino apre un dibattito finora sommerso che è utile invece che emerga con decisione. La decisione del vescovo di offrire al duomo la dignità di santuario si innesta nel più generale dibattito sullo sviluppo economico della città e sull'utilizzazione delle risorse di cui dispone, strutturali e culturali.

"Prima che potessi leggere opinioni anche autorevoli sulla proposta del vescovo Scanavino di perseguire l'obbiettivo di fare del duomo di Orvieto un santuario, gli ho scritto direttamente il mio pensiero in proposito. Ora poiché ritengo che questo percorso culturale e religioso sia veramente valido ed utile per la nostra città e non condividendo prudenze e timori, gradirei che la mia opinione possa diventare pubblica attraverso la stampa.
Non ho alcuna intenzione di polemizzare con nessuno e nemmeno entrare nel merito del destino delle parrocchie perché non ne ho motivo né competenza, ma poiché non riesco a vedere i pellegrini come un'orda famelica armata di panini che invade la città e la stravolge e neppure penso che per entrare ad Orvieto sia necessario un reddito adeguato e la laurea in architettura, credo che l'eventuale problema sarebbe solo quello di sapersi organizzare.
Mi auguro altresì che non si commetta l'errore di valutazione della prima edizione di Umbria Jazz Winter, quando troppi orvietani si aspettavano orde di capelloni alcolizzati e drogati ed invece giunsero distinti signori di mezz'età che trovarono una città semideserta e spaventata.
I pellegrini sono persone animate e motivate dalla loro religiosità ed appartengono a tutte le classi sociali e per questi dobbiamo trovare le risposte alle loro esigenze: basse, medie o alte che siano.
Di seguito allego la mia lettera al vescovo pregando di pubblicarla integralmente.
Marco Marino
 


                                                                                             A Sua Eccellenza Giovanni Scanavino
                                                                                            Vescovo della diocesi di Orvieto e Todi
Eccellenza,
Ho appreso dalla stampa la Sua volontà di fare del duomo un santuario. Raramente mi accade di esaltarmi subito ed entusiasmarmi per un' idea o una proposta, ma quando questa affonda le sue radici nella cultura più propria e tradizionale di un territorio come quello orvietano, non si può che condividerla immediatamente.
Troppe volte ho dovuto ascoltare proposte culturali o di sviluppo che poco o nulla avevano a che fare con la nostra storia cittadina e qualche volta l'averle perseguite da parte dei proponenti ha portato a clamorosi fallimenti. Ancora oggi, anche da alte posizioni sociali o politiche, si perseguono obbiettivi o iniziative che nella migliore delle ipotesi vivono per un solo giorno. Da qui il progressivo inarrestabile declino del nostro territorio.
Eppure basta guardare indietro e non c'è nulla da scoprire che non sia evidente. Orvieto era la città del Fanum, il santuario degli etruschi e chi prova ancora a dubitarlo difende solo i propri pregiudizi. Allora questa città santuario era ricca e potente, ricca di valori religiosi e potente economicamente e politicamente. Per ritrovare la stessa ricchezza e potenza è necessario fare un salto di molti secoli, per approdare al medioevo. I valori religiosi vengono esaltati da un miracolo e la potenza da un edificio di insuperabile bellezza: la nostra cattedrale, il duomo. Ma il miracolo va oltre il territorio dove si configura per diventare patrimonio religioso dell'intera umanità e la bolla che lo promulga ne è la testimonianza. Orvieto in quel momento è il centro dell'universo cattolico ed il messaggio inviato è quello della solidarietà. Eucaristia e solidarietà: due termini in simbiosi.
Fare del duomo un santuario eucaristico significa anche eleggere Orvieto a città della solidarietà universale e le conseguenze di ciò, oltre alle naturali mistiche, possono avere risvolti anche economici e sociali che non possiamo trascurare. Troppo spesso sento proporre edifici, come l'ex ospedale o la caserma, da trasformare in toto o in parte in mega alberghi destinati ad una domanda inesistente, come se non fosse abbastanza deprimente apprendere che quelli esistenti lavorano a poco meno del trenta per cento della loro capienza. Non parliamo poi dei fantomatici utilizzi del casermone che nella fantasia intellettuale, distaccata dai parametri econometrici reali, spaziano dalle università agli stabilimenti cinematografici passando per gli ospedali, gli ospizi, i teatri o i musei o, peggio ancora, la vendita risanante dei delitti amministrativi dei vecchi regimi.
La Sua proposta, Eccellenza, è finalmente quella proposta programmatica che questa città attende da molti anni e che riporta i termini dello sviluppo nella loro naturale sequenza temporale: prima sapere dove si vuole andare e poi attrezzarsi per raggiungere la meta. Se il duomo sarà santuario allora si che serviranno alberghi di grande dimensione e si potrà sensatamente proporre la caserma come sede di tutte le organizzazioni che operano per la solidarietà mondiale o come punto di partenza per le missioni di pace. Ometto di accennare ai benefici alla convegnistica perché conseguente.
Infine voglio concludere ricordando che se esiste un patto con Roma che ha prodotto solo buone intenzioni o proposte illusorie è bene conservarlo nel cassetto, dove comunque giace, e pensare di fare un patto con l'altra Roma, quella  al di là del Tevere.
Il Vaticano può e deve diventare il punto di riferimento per una città come la nostra che storicamente è stata parte integrante del Patrimonio di San Pietro.
Concludo veramente ringraziandola, caro Vescovo, di averci dato, attraverso la fede, una speranza per un futuro migliore almeno per i nostri figli.
                                                                                                  Marco Marino" 

Pubblicato il: 02/02/2011

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