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La Badia condannata all'oblio

Nota dell'Amministrazione comunale di Ficulle sullo stato di degrado dell'abbazia e preoccupazione per il suo futuro. Per evitarne la definitiva scomparsa, quali soluzioni si possono adottare?

foto di copertina

Riceviamo dall'Amministrazione comunale di Ficulle la nota che segue.

Intanto la Badia è questa e non quella di cui si vede la foto sui giornali.
Le foto si riferiscono:

La prima agli anni 60, la seconda al 2005 prima e dopo la ripulitura dai rovi che la ricoprivano.

Quello che evidente è a distanza di pochi anni il degrado dell'immobile.

Che cos'è la Badia?

"S.Romualdo partitosi verso il 1007 dal monastero di Villa di Castro si portò nel territorio orvietano per fondarvi o restaurarvi l'Habbazia di S.Nicolò in Monte in diocesi di Orvieto"

Questo è il testo originale tratto dal Tomo 3°, Libro 29° degli Annali Camaldolesi, l'unico documento di cui abbiamo notizia e a cui far risalire la data di fondazione della Badia.

Quindi un importante Abbazia Benedettina poi successivamente diventata Camaldolese, dove è certa la presenza di Monaco Graziano, figura importante nella storia del diritto canonico, "che ricordo insigne giurista figlio cotesta Terra" come recita il telegramma inviato all'Arciprete Borri da Papa Pio XII per le celebrazioni dell'VIII Centenario del Decretum e che proprio alla Badia prese i voti.

Quindi un monumento importante non solo per la Comunità di Ficulle.

È giusto lasciare che questo patrimonio storico-culturale, architettonico e religioso vada distrutto? Per evitarne la definitiva scomparsa, quali soluzioni si possono adottare?

Per questa Amministrazione e per quella che l'ha preceduta la sistemazione della Badia di San Nicola al Monte Orvietano è considerata una vera e propria emergenza. La Soprintendenza e quindi il Ministero, che ha posto un vincolo ambientale tra l'altro già presente da decenni sull'Abbazia, non sembrava e non sembra tutt'ora avere la possibilità di tirare fuori un euro per far fronte al degrado dell'esistente, procedendo al recupero ed al retauro conservativo in grado di garantirne anche la rifunzionalizzazione. Pertanto, l'unica via percorribile era quella di consentire l'intervento a soggetti privati, sensibili alle problematiche connesse con la salvaguardia dei beni antichi ma anche del territorio, che avessero la possibilità di impegnare le proprie risorse nel recupero dei ruderi, a fronte di un accettabile naturale ritorno economico.

Dagli anni '60 in poi questo insediamento, collocato ai confini del territorio comunale, si è spopolato in maniera irreversibile e negli ultimi trent'anni è stato completamente abbandonato a se stesso. Nel 2003, dopo alcuni tentativi infruttuosi da parte di privati di rilevarne le proprietà, una Srl si mostrava interessata all'acquisizione dei beni che componevano la Badia di San Nicola, nonostante le loro dimensioni, il loro frazionamento e la crescente richiesta economica dei proprietari. La Società, denominata dopo l'acquisizione del complesso Agricola Badia Srl, si proponeva di restaurare i ruderi e, per rientrare della spese sostenute particolarmente significative, realizzare un contenuto e discreto insediamento nel rispetto di evidenze storiche pregresse. L'Amministrazione Comunale, previe ricerche d'archivio e l'acquisizione di testimonianze tramandate nel tempo, si rese disponibile a considerare il richiesto ampliamento dell'iniziativa di restauro, concedendo la possibilità, solo all'investitore che avesse restaurato il complesso della Badia, di realizzare alcuni manufatti in linea con quelli esistenti purché a debita distanza da essi. L'intervento previsto nel nuovo PRG, basato sul  riscontro documentale della pianta catastale dell'Abbazia risalente al 1638, avrebbe un impatto ambientale limitato: oltre al recupero dell'esistente, su un terreno di quasi 7 ettari, situato tra i 200 e i 400 metri di distanza dalla Badia e diviso da essa dal "fosso della Badia" è prevista la realizzazione di 9 "casali" in pietra.

Nella fase partecipativa prevista dall'iter di approvazione del PRG, la Soprintendenza, regolarmente invitata, non aveva opposto alcuna osservazione sull'intervento. Tra l'altro, va ricordato che il Comune di Ficulle aveva chiesto l'estensione del vincolo della Badia a tutta la valle e non soltanto ad una parte di essa, perché è opportuno che sia la Soprintendenza, oltre che l'Ente Locale,  a vigilare sul rispetto del paesaggio e dell'impianto architettonico dell'Abbazia.

La verità dei fatti ci impone di reagire al tentativo di far passare il Comune di Ficulle come il Comune della cementificazione selvaggia, perché così non è e perché in ogni fase della programmazione, come è giusto e doveroso che avvenga e come è costume dell' Amministrazione di questo paese, ci si confronta con tutti gli Enti competenti.

Nel suo PRG il Comune di Ficulle ha ridotto di oltre 60.000 m3 i volumi delle aree edificabili in zona turistica, proprio perché c'è la consapevolezza che la previsione urbanistica del programma di fabbricazione del 1975 è ormai insostenibile. C'è forse qualcuno in grado di documentare che, nella stesura di un PRG di qualche altro Comune, si sia verificata, fatte le debite proporzioni, una situazione analoga di riduzione delle cubature?

Questa Amministrazione è fermamente convinta che chi ha veramente a cuore il territorio e la sua cultura, sente fortemente la preoccupazione per il futuro della Badia e, pertanto, l'obiettivo rimane, nella logica dello sviluppo sostenibile, il recupero e la rifunzionalizzazione dell'Abbazia, la cui scomparsa sarebbe quella si un vero e proprio scempio per la nostra cultura e civiltà, oltre che un segno di disprezzo nei confronti di chi ci ha preceduto e una perdita incommensurabile per il patrimonio storico, architettonico e spirituale di queste terre, perché alla Badia l'emergenza non è unicamente ambientale, è anche e soprattutto culturale.

 

Pubblicato il: 30/01/2011

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