Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Tutto esaurito, dai cenoni agli alberghi. La città è soddisfatta. Ma il prossimo anno che accadrà?

Approfondimento

di Giorgio Santelli
La decima edizione se ne è andata via bene. Di nuovo un grande successo. Successo per il festival e successo anche per chi, dal festival, ne trae benefici. Gli albergatori, i ristoratori ed i locali coinvolti. Quasi un miliardo e mezzo delle vecchie lire spese bene. Tanto serve per fare Umbria Jazz. E sono soldi che pesano, difficili da trovare ogni anno.

Orvieto è una piccola città. I suoi abitanti non riuscirebbero nemmeno a riempire una di quelle piccole cittadine dormitorio della cintura milanese. Orvieto, 22mila abitanti: un quartiere - nemmeno il più grande - di Cinisello Balsamo o Sesto San Giovanni. Luoghi diversi, è ovvio, ma realtà che non se la possono proprio permettere di sviluppare un'attività culturale così intensa.

Non è solo Umbria Jazz, ma sono i giorni dedicati al gusto, gli avvenimenti pasquali e del Corpus Domini, le presentazioni di libri, la stagione teatrale, i concerti musicali estivi, i laboratori teatrali. Gli incontri nazionali al Palazzo dei Congressi. Orvieto è una città viva. Tra i tanti turisti non per caso presenti ad Umbria Jazz, l'incredulità stava di casa. Ti fermi e parli con loro non solo di questa grande iniziativa, arrivata ormai alla decima edizione (tantissime per un festival jazz invernale); parli anche di tutto il resto. Loro, che magari stanno a Milano, o a Napoli o perchè no - c'erano - in una piccola località vicina a Francoforte (con 120mila abitanti) ti dicono: "Ma come fate? Dove trovate i soldi?".

E' questione di cultura. E' questione di scelte e di progetti pensati e realizzati da chi amministra e pensa (e non mi riferisco esclusivamente alla classe politica) questa città. Se vogliamo è una politica complessiva di promozione che dà frutti innegabili.

Qualcuno mette in dubbio la possibilità di arrivare all'undicesima edizione di Umbria Jazz. Vale la pena sperare di no. Sarebbe un peccato. E vale la pena pensare, fin da subito, a come fare per evitare questo rischio. Tutti insieme.

Pubblicato il: 02/01/2003

Torna alle notizie...