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La poesia di fronte ad Auschwitz: B. Fondane, P. Celan, P. Levi

Sabato 29 Gennaio alle ore 10 presso la sala consiliare del Comune di Orvieto. Riflessione con il professor Giancarlo Baffo

Per iniziativa della presidenza del Consiglio comunale, d'intesa con il sindaco e gli assessorati alla Cultura e alla Pubblica istruzione, in occasione del ricorrenza del "27 gennaio - Giorno della Memoria", l'Amministrazione comunale propone una interessante riflessione su "La poesia di fronte ad Auschwitz: Benjamin Fondane, Paul Celan, Primo Levi" a cura del Prof. Giancarlo Baffo docente di Storia della filosofia morale all'Università di Siena e specialista di storia della cultura e delle tradizioni filosofiche dell'Europa orientale.

L'appuntamento è per sabato 29 gennaio alle ore 10 nell'aula consiliare del Comune.

"Che cosa ha a che fare la poesia con l'abisso della Shoah? Aveva davvero ragione il grande filosofo tedesco Theodor Wiesengrund Adorno a dire che, dopo Auschwitz sarebbe stato impossibile fare ancora poesia?" dice il Prof. Giancarlo Baffo. "Le personalità poetiche di cui parleremo nell'incontro  - tutte accomunate da un tragico destino segnato per sempre dall'esperienza, diretta o indiretta, dell'Olocausto - hanno testimoniato che la memoria e la poesia, pur sull'orlo del nulla, conservano ancora una immensa potenza salvifica, che la loro opera consegna decisivamente alle generazioni future. Se - come ha scritto un grande poeta polacco, Julian Tuwim - dopo la Shoah siamo tutti ebrei 'doloris causa', la loro voce continua, in un impetuoso crescendo, a ricordarci che 'questo è stato' e che - se anche, col passar del tempo, si corre sempre più il rischio che 'nessuno testimoni[a] per il testimone' (P. Celan) - il dovere della memoria era ben presente alla loro poesia, come scrive un grande sconosciuto del XX secolo, l'ebreo romeno-francese Benjamin Fondane, già nei versi composti sulla soglia della camera a gas:

Verrà un giorno, senza dubbio, in cui il poema letto

si troverà davanti ai vostri occhi. Non chiede

nulla! Dimenticatelo, dimenticatelo! Non è

che un grido, che non si può inserire in un poema

perfetto, avevo il tempo di finirlo?

Ma quando voi calpesterete questo mazzo di ortiche

che sono stato io, in un altro secolo,

in una storia che per voi sarà superata,

ricordate solo che ero innocente

e che, come voi, mortali di quel giorno

ho avuto, anch'io, un volto segnato

dalla collera, dalla pietà e dalla gioia,

 

un volto d'uomo, semplicemente!

 

(B. Fondane, L'esodo)"

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Paul Celan (Czernowitz 1920 - Parigi 1970) è considerato ormai il più grande poeta di lingua tedesca del XX secolo, nonché la voce assoluta dei "salvati" nella letteratura novecentesca. Scampò per caso alla deportazione, mentre la sua famiglia fu rastrellata dai tedeschi nel 1942 e inviata a morire nel campo della Michailovka, in Ucraina. Stabilitosi dopo la guerra in Francia, si uccise nel 1970 gettandosi nella Senna, dopo una vita segnata da terribili problemi psichiatrici.

Benjamin Fondane (Benjamin Wechsler, [Iasi, Romania, 1898 - Auschwitz 1944]) è uno dei maggiori poeti e filosofi di lingua francese del Novecento, anche se la sua opera è in larga parte ancora sconosciuta e frequentata, per ora, solo dagli specialisti. Catturato a Parigi dai collaborazionisti di Vichy assieme alla sorella, avrebbe potuto essere rilasciato, in quanto marito di una donna "ariana". Scelse, invece, di restare accanto alla sorella, morendo in una camera a gas, tre giorni dopo il suo arrivo ad Auschwitz nel 1944. I suoi versi, oggi, campeggiano all'ingresso del memoriale di Yad Vashem. Benché la sua opera poetica non sia ancora praticamente accessibile al pubblico italiano. Quindi i testi che verranno letti ed analizzati durante l'incontro di Orvieto costituiscono una primizia culturale vera e propria.

Primo Levi (Torino 1919 - Torino 1987) è la voce italiana più alta della tragedia della Shoah. Come Celan, morì probabilmente suicida, gettandosi nella tromba delle scale di casa sua nel 1987.

 

 

 

Pubblicato il: 26/01/2011

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